Lupi a rischio estinzione genetica per ibridazione con cani

Categoria: Ambiente

Progetto del Parco del Gran Sasso per combattere il fenomeno

di Stefano Secondino.Redazione ANSA 25.6.2017

ISOLA DEL GRAN SASSO (TERAMO) - In Italia ci

sono 2.000 lupi e 700.000 cani randagi. Bastano queste cifre a

far capire il rischio che corre il lupo nel nostro paese. Quello

di perdere la sua identita' genetica, di estinguersi come specie

autonoma, diluendosi nella massa dei cani vaganti. Ma il rischio

non e' solo la perdita della biodiversita'. Ibridandosi con il

cane, il lupo perde il suo carattere schivo, che lo rende

sostanzialmente innocuo per l'uomo. Acquista invece una

confidenza con gli umani che puo' portare ad aggressioni e, per

reazione, al bracconaggio.

L'ibridazione cane-lupo e' un fenomeno di cui si parla poco,

ma che costituisce un grave pericolo per la convivenza di questi

predatori con l'uomo. Specialmente oggi che i lupi si stanno

moltiplicando (dopo aver toccato il minimo di 100 esemplari

negli anni '70), grazie a 40 anni di politiche di tutela.

Il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, in

Abruzzo, con i fondi europei ha varato un progetto innovativo

per la lotta all'ibridazione. Un progetto chiamato Mircolupo,

che puo' servire di esempio per altri territori.

Il Parco conta dai 70 ai 100 lupi, a seconda delle annate. I

suoi zoologi per mesi hanno battuto 76 itinerari percorsi

abitualmente da questi predatori nei 150.000 ettari dell'area

protetta. Raccogliendo gli escrementi ed estraendo il Dna, hanno

stimato che almeno una ventina di lupi del parco sono ibridati

con i cani. Le telecamere-trappola nascoste sugli itinerari

hanno mostrato esemplari dal pelo nero (i lupi sono grigi),

oppure con lo sperone sulle zampe posteriori, tipico dei cani.

I ricercatori hanno quindi disposto una serie di trappole per

catturare gli ibridi. Si tratta di lacci di Aldrich, che non

fanno male all'animale e lanciano un segnale radio immediato.

Nel giro di venti minuti, a qualsiasi ora del giorno e della

notte, gli zoologi accorrono sul posto. Subito viene fatto un

prelievo di sangue, e il campione viene mandato all'Ispra di

Bologna per l'esame del Dna. Nei tre giorni che servono per il

responso, l'animale viene tenuto in un recinto.

Se risulta che e' un lupo, viene liberato subito. Se e' un

ibrido, viene sterilizzato, dotato di radiocollare per

monitorare gli spostamenti e rimesso in liberta'. In questo modo

non si abbattono o tengono in prigionia animali che sono

comunque lupi, e si preserva l'identita' genetica della specie.

Ma per gli zoologi del Parco, catture e sterilizzazioni non

bastano. Occorre anche informare ed educare gli abitanti dei

territori, perche' riducano le occasioni di incontro fra cani e

lupi. Nell'ambito del progetto Mircolupo, il Parco ha concordato

con enti locali ed allevatori una serie di misure di prevenzione

di randagismo e ibridazione. Spesso, i danni al bestiame

attributi ai lupi, sono opera invece di cani randagi.

"I pastori lasciano liberi i loro cani anche di notte, quando

le pecore sono nel recinto e non sarebbe necessario lasciarli

fuori - afferma il responsabile scientifico del parco, Federico

Striglioni -. Cosi' possono accoppiarsi con le lupe. Poi molti

allevatori smaltiscono irregolarmente animali morti e scarti di

macellazione, gettandoli nei pressi dell'azienda. Queste

discariche attirano lupi e cani randagi, favorendo gli incontri

e gli accoppiamenti".