Ecotoni. L’Italia è diventata un grande Paese forestale ma ancora non lo sa

Categoria: Ambiente

Il nuovo podcast Ecotoni è prodotto da Compagnia delle foreste e condotto da Ferdinando Cotugno e Luigi Torreggiani. Nella puntata zero si spiega perché la metà dei boschi dove oggi un adolescente può andare a camminare in Italia non c’erano quando suo nonno è stato adolescente

Ferdinando Cotugno 18 Maggio 2021 linkiesta.it

Non è stato sempre così, «non è per sempre» canterebbe Manuel Agnelli. Quando Luigi Torreggiani e io abbiamo scritto la puntata zero di Ecotoni, il nostro podcast sui boschi italiani prodotto da Compagnia delle Foreste, ci siamo posti il problema di cosa mettere nello zaino per il nostro viaggio. Una delle idee fondamentali ci è sembrata parlare del cambiamento del paesaggio nel corso del tempo, perché i boschi che vediamo oggi in Italia non sono sempre stati così, non erano così già nell’Italia dei nostri nonni.

Se esistesse un giornale pubblicato una sola volta ogni secolo, nella sezione territorio la prima notizia sarebbe probabilmente questa: i boschi sono raddoppiati, c’è una marea di alberi che prima, in Italia, non c’erano. Ed è questo il concetto chiave della puntata zero di Ecotoni: il territorio italiano coperto per più di un terzo di boschi è un fatto nuovo su una dimensione temporale molto ampia, perché questo è il tempo delle piante.

Una risorsa, un patrimonio e una responsabilità con i quali dobbiamo imparare a confrontarci, quasi da zero. L’Italia è diventata un grande paese forestale, ma forse ancora non lo sa.

La seconda idea chiave è abbandono. Come siamo diventati un grande forestale? Perché la metà dei boschi dove oggi un adolescente può andare a camminare in Italia non c’erano quando suo nonno è stato adolescente? I boschi non sono solo un fatto ecologico, rispondono a eventi sociali, demografici, culturali, economici, sono specchio e termometro di una nazione. E quando un adolescente italiano si specchia nei boschi scopre che probabilmente i suoi nonni o i suoi bisnonni erano contadini, a un certo punto si sono messi in viaggio verso la città più vicina, sono diventati lavoratori di città (i miei nonni furono portinai, a Napoli), hanno potuto mandare i figli alla scuola dell’obbligo, questi nell’Italia degli anni ‘70, ‘80 e ‘90 si sono laureati, hanno mosso la società e contribuito all’urbanizzazione e al consumo di suolo italiano, la grande dinamica speculare all’abbandono.

In quei decenni il bosco si prendeva lo spazio lasciato libero, con un meccanismo che Luigi Torreggiani, co-conduttore di Ecotoni, giornalista e anche dottore forestale, spiega nella puntata zero: la rigerenazione naturale. È una dinamica botanica, ma risponde a fatti umani: abbandono del territorio e fine della civiltà agricola.

Nel corso del viaggio di Ecotoni ci troveremo spesso a rispondere a una domanda: che cos’è, alla fine, un bosco? Per fortuna c’è innanzitutto una definizione ufficiale, viene dal TUF, il Testo Unico Forestale del 2018: «Sono definite bosco le superfici coperte da vegetazione forestale arborea, associata o meno a quella arbustiva, di origine naturale o artificiale in qualsiasi stadio di sviluppo ed evoluzione, con estensione non inferiore ai 2.000 metri quadri, larghezza media non inferiore a 20 metri e con copertura arborea forestale maggiore del 20 per cento».

Fredda, rigorosa, precisa. Eppure non basta, non basterà mai solo questo, perché i boschi sono una risorsa economica per le aziende forestali, un carbon sink nei progetti di mitigazione della crisi climatica, una destinazione turistica per i viaggiatori, un ecosistema per piante e fauna, luogo di memoria per gli storici della Resistenza. «Il bosco per me è una cattedrale» ci dice il climatologo Luca Mercalli, ospite d’onore della puntata per raccontarci il suo personale rapporto con le foreste.

«Sono multifunzionali», ci ricorda Giorgio Vacchiano, docente di gestione e pianificazione forestale presso l’università statale di Milano, contributor fisso di Ecotoni con la rubrica Radura. Sono i servizi ecosistemici da cui dipende il benessere degli italiani e dell’umanità. «Un benessere che deve essere comune, diffuso, equo, duraturo per le prossime generazioni», spiega Vacchiano. «I boschi non hanno bisogno di noi per sopravvivere, siamo noi a dipendere da loro, perché senza le foreste saremmo veramente nei guai, ci servono per l’acqua, il cibo, le medicine, i materiali rinnovabili come il legno, la protezione, la cultura, la spiritualità e la memoria».

E una volta preparato lo zaino, sarà questo il viaggio di Ecotoni: comprendere le funzioni del bosco, i servizi ecosistemici, tutti i diversi livelli della nostra relazione con questo patrimonio ancora tutto da valorizzare.