La sinistra narcisista non può capire l'Expo

Categoria: Ambiente

Tutti a criticare l'Expo perché, sotto un titolo nobilissimo, «Nutrire il pianeta, energia per la vita», vende salamelle arrostite & C. in 150 ristoranti di tutti i gusti e per tutte le tasche (perché non sono tutti cari, a proposito).

di Sergio Luciano , Italia Oggi 27.5.2015

Prima le archistar, poi Carlin Petrini di Slow Food, in ultimo Vanda Shiva, che pure è persona di livello culturale elevatissimo: tutti a criticare l'Expo perché, sotto un titolo nobilissimo, «Nutrire il pianeta, energia per la vita», vende salamelle arrostite & C. in 150 ristoranti di tutti i gusti e per tutte le tasche (perché non sono tutti cari, a proposito).

È vero. Ma sono le critiche a essere incongrue. La trovata è stata quanto mai opportuna: scegliere un tema nobilissimo, l'allarme sulla fame nel mondo e sul fabbisogno crescente di cibo, per poi attrarre milioni di visitatori perché «agli spaghetti siamo tutti amici». Un bravo agli artefici, Paolo Glisenti, come «mentore», e Letizia Moratti, come timoniera. Grazie al tema nobile della nutrizione i paesi africani votarono per l'Italia contro la Turchia al consiglio del Bie (e meno male che non sia passata Smirne, oggi parte di una Turchia sempre più dittatoriale e fondamentalista).

Ma, per tornare all'oggi e non alle dinamiche che hanno «regalato» l'Expo all'Italia, il tema delle risorse per l'alimentazione del Pianeta è altissimo, sacrosanto, oggetto di una «Carta di Milano» che potrebbe diventare una pietra miliare per il mondo. Ma ci provi chiunque a richiamare milioni di visitatori dal mondo attorno a un tema del genere, che come spesso capita ai temi importanti e complessi, deprime. Ci provi chiunque a portarci le classi in gita, i turisti della terza età e chi non abbia una laurea. Non ci riuscirà: si sbadiglia, si inorridisce, si scappa. Non lo diciamo per cinismo, ma da cronisti. Invece, con le architetture da Disney World, i 150 ristoranti, i giochi d'acqua e di luce dell'albero della vita i turisti arrivano a frotte. E i più attenti di loro troveranno anche l'occasione per riflettere sulla fame nel mondo, pur se tra un panino e un bicchiere di gassosa.

Non è una trovata dell'Expo. Anche Tito Lucrezio Caro, 2000 anni fa, scrisse che per insegnare filosofia doveva scriverla in versi e renderla gradevole, come fa chi mette lo zucchero sull'orlo del bicchiere in cui c'è la medicina amara per un bambino: «Cosi a l'egro fanciul porgiamo aspersi / di soavi licor gli orli del vaso: / succhi amari ingannato intanto ei beve, / e da l'inganno suo vita riceve».

Opact. Come tutte le Fiere che attira sono i ristoranti, i panini. La Fiera di Roma è ripartita, in passato, quando ha introdotto i luoghi di ristoro. In barba agli espositori  in cerca di business

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