Referendum su ciò che non si conosce

Categoria: Ambiente

Con presunti intendimenti scientifici si presenta il caso di Mirandola e di Casaglia, zone di trivellazione investite dal sisma del 2012, che, secondo alcuni presunti scienziati, sarebbe stato causato proprio dalle trivellazioni compiute in quelle zone

 di Domenico Cacopardo Italia Oggi, 17.3.2016

Tra le iniziative volte a catturare coloro cui piace essere catturati (nel mondo animale è particolare il caso dell'allocco) si inserisce a pieno titolo la campagna Notriv, capace di avviare un referendum, nel quale gli esimi aderenti invitano a votare Sì, per vietare così le trivellazioni in mare per la ricerca petrolifera e di gas. Con presunti intendimenti scientifici si presenta il caso di Mirandola e di Casaglia, zone di trivellazione investite dal sisma del 2012, che, secondo alcuni presunti scienziati, sarebbe stato causato proprio dalle trivellazioni compiute in quelle zone.

Di recente, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha reso pubblico il risultato del «Rapporto sullo stato delle conoscenze riguardo alle possibili relazioni tra attività antropiche e sismicità indotta/innescata in Italia», la cui redazione è stata affidata a una commissione scientifica di livello indiscutibile e del tutto indipendente. Fra le affermazioni finali, merita d'essere ricordato che la commissione ha ritenuto altamente improbabile che le attività di sfruttamento di idrocarburi a Mirandola e di fluidi geotermici a Casaglia possano aver prodotto una variazione di sforzo sufficiente a generare un evento sismico «indotto».

L'attuale stato delle conoscenze e l'interpretazione di tutte le informazioni raccolte ed elaborate non permettono di escludere, ma neanche di provare, la possibilità che le azioni inerenti allo sfruttamento di idrocarburi nella concessione di Mirandola possano aver contribuito a «innescare» l'attività sismica del 2012 in Emilia. Mentre si sono fatti significativi progressi nel campo della previsione probabilistica, al momento non è possibile predire in modo affidabile quando e dove ci sarà un terremoto e quale sarà la sua intensità. Occorre aggiungere che la Norvegia, una nazione «eco» sotto tutti i punti di vista, utilizza senza problemi i suoi giacimenti di petrolio sottomarini, in 31 impianti di estrazione. Nell'economia norvegese il petrolio rappresenta il 52% delle esportazioni e il 25% del pil. Nel disastro economico e occupazionale dell'Italia è mentalmente corretto rinunciare alla ricchezza sepolta sotto i mari? Non sarebbe meglio documentarsi?

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