“Eliminare il burro dalla dieta non fa bene alla salute”

Categoria: Ambiente

Uno studio pubblicato sul British Medical Journal smentisce la vulgata per cui eliminare i grassi saturi dalla dieta aiuti a ridurre il rischio di malattie cardiovascolari. Gli effetti, anzi, sono opposti. La riscossa del burro

di Redazione | 14 Aprile 2016 ore 13:59 Foglio

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Se in tutti questi anni avete rinunciato al burro per motivi di salute forse avete fatto un sacrificio inutile. Per anni ci è stato detto che i grassi animali come il burro e più in generale i grassi saturi fanno male e che sarebbe preferibile sostituirli con alternative più salutari come oli e grassi vegetali. Un nuovo studio di un gruppo di ricercatori del National Institutes of Maryland, dal titolo “Re-evaluation of the traditional diet-heart hypothesis” , smentisce questa ipotesi e afferma che la sostituzione del burro con oli vegetali non previene le malattie cardiache né aiuta a vivere più a lungo.

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La ricerca riprende i dati raccolti in un esperimento di oltre 40 anni fa, il Minnesota Coronary Experiment, in cui oltre 9 mila pazienti di ospedali psichiatrici e case di cura sono stati divisi in due gruppi con due rispettive diete, la prima ad alto contenuto di grassi saturi, come il burro, mentre nella seconda i grassi saturi sono stati sostituiti con grassi vegetali come l’olio di mais. I risultati raccolti dall’equipe mostrano che nel gruppo che ha assunto oli vegetali c’è stata rispetto al gruppo di controllo una significativa riduzione dei livelli di colesterolo, ma anche un più elevato tasso di mortalità. Ciò naturalmente non vuol dire che siano gli oli ad essere dannosi, ma che “non c’è alcuna evidenza di benefici” nella sostituzione.

Lo studio, pubblicato sul British Medical Journal, una tra le riviste mediche più autorevoli, nelle sue conclusioni dice che i dati raccolti dimostrano che “la sostituzione nella dieta di grassi saturi con acido linoleico (presente negli oli vegetali, ndr) abbassa in modo efficace il colesterolo, ma non supporta l'ipotesi che questo si traduca in un minor rischio di morte per malattie coronariche”. Inoltre, affermano gli studiosi, i risultati confermano che negli anni “i benefici della sostituzione dei grassi saturi con oli vegetali ricchi di acido linoleico sono stati sovrastimati”.

La riscossa del burro è diventata negli ultimi anni anche un caso editoriale, grazie al bestseller “The big fat surprise”, della giornalista americana Nina Teicholz, che ribalta l’idea che in tutti questi anni ci siamo fatti sulla dannosità dei grassi. Non è vero che fanno male, dice la Teicholz, anzi è stata proprio la progressiva eliminazione dei grassi a peggiorare le cose: la conseguenza più diretta è stata l’aumento del consumo di carboidrati – più 25 per cento rispetto agli anni Settanta – che si trasformano in glucosio, fanno aumentare l’accumulo di grassi e con esso il rischio di malattie cardiovascolari. Gli amanti del burro possono festeggiare (senza esagerare).

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Commenti

Davide SCarano • 2 ore fa

A nessuno viene in mente che gli studiosi, nel definire l'architettura della ricerca ed i parametri quantitativi che ne determineranno le conclusioni possano, almeno in parte, deciderne ex-ante l'esito della stessa, sfruttando quelle che gli economisti definirebbero "asimmetrie informative", che originano dalle differenze esistenti tra produttori ed i destinatari dell'informazione?

Non sarebbe eticamente corretto, ma, vista la crescente rilevanza politica, economica e sociale delle indagini mediche ed epidemiologiche, non mi stupirei affatto. In conclusione, considerato che la Scienza è in continuo divenire, mentre l'umano è comunque limitato, preferisco farmi guidare dall'antica massima di S. Agostino: "ama e fa ciò che vuoi".

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