Lo chiamano fine vita, è eutanasia

Categoria: Cultura

Approvata una legge vaga e ambigua. Al Senato ci sarà opposizione?

di Redazione, da Il Foglio.it 21 Aprile 2017 alle 20:

Il testo sul fine vita approvato alla Camera confina e sconfina con l’eutanasia. Sconfina apertamente per quel che riguarda l’eutanasia passiva, quella che si determina con la cessazione delle cure e addirittura dell’idratazione e dall’alimentazione artificiali su richiesta anticipata del paziente in base a un principio di libertà di scelta che, proprio perché anticipato, è in sostanza contraffatto, visto che il paziente non è in grado di valutare, nel momento cruciale, le effettive alternative. C’è anche un passo in direzione dell’eutanasia attiva, attraverso la somministrazione di medicamenti per la sedazione profonda e continua, che è consentita non solo quando il decesso è inevitabile, ma anche per far terminare una “vita non degna”, definizione tanto ambigua e soggettiva da permettere interpretazioni troppo estensive.

Per convincersi che le cose stanno così basta leggere il testo legislativo, cosa che evidentemente non ha fatto il titolista del Corriere della Sera, che scrive “bocciata l’eutanasia” anche se non si trova traccia di questa presunta “bocciatura” negli articoli pubblicati dallo stesso quotidiano. Ora il testo passa al Senato, dove la nuova maggioranza tra Partito democratico e 5 stelle è meno imponente e, in caso di qualche dissidenza – possibile visto che si tratta di una questione di coscienza – potrebbe essere battuta. Bisogna vedere se gli oppositori si decidono a fare sul serio, identificando i punti su cui si può attaccare con successo (potrebbero essere la definizione insensata dell’idratazione come terapia e il carattere troppo generico delle condizioni in cui è consentita la sedazione profonda e continua) e agire non solo in sede parlamentare per ottenere quel risultato.

Finora la condotta delle opposizioni è sembrata una specie di timido “atto dovuto”, una rinuncia alla battaglia politica e culturale aperta, una sorta di rassegnazione preventiva. Con questo stato d’animo non si vince nessuna battaglia. Per non parlare dell’apertura di credito verso i 5 stelle da parte di organi della Conferenza episcopale, proprio mentre questa formazione diventava la più decisa sostenitrice della deriva eutanasica e votava persino contro la norma che permette al medico di dissentire. Non si tratta di contrastare tutto ciò che può servire ad alleviare il dolore, a evitare la prosecuzione inutile di terapie ormai inefficaci e foriere solo di sofferenze, neppure si tratta di negare il diritto ad accettare o rifiutare le cure, quello che si può fare è impedire che un riconoscimento di queste esigenze apra la strada al suicidio assistito, peraltro sulla base di un consenso che si definisce “informato” ma che tale non può essere. I sostenitori dell’eutanasia hanno sostenuto il loro obiettivo con azioni eclatanti, che hanno sfruttato il dolore e la disperazione, mentre gli oppositori sono fermi a qualche generica petizione di principio. Adesso è venuto il momento della decisione ed è necessario cambiare, e cambiare decisamente atteggiamento.

Cultura