Vi racconto le ultime bizzarrie del Tar sulla scuola

Categoria: Cultura

Geografia istituire cattedre per dare lavoro a qualcuno. Ma c’è una laurea in geografia (n.dr)?

 Giuliano Cazzola, 9.11.2017 da www.formiche.net

 Vi racconto le ultime bizzarrie del Tar sulla scuola

Se la riforma Boschi avesse previsto l’abolizione dei Tar anziché quella del Cnel, sarei stato tentato di votare a favore. Il Tribunale amministrativo si è messo ad accogliere qualunque ricorso. L’ultima prodezza riguarda la richiesta dei docenti di geografia, abilitati, ad essere soltanto loro a poter insegnare la materia se abilitati, escludendo perciò gli insegnanti di italiano e scienze, specializzati in altre discipline. E il Tar ha dato loro ragione.

Nei miei lontani ricordi scolastici geografia alle elementari me la insegnavano un maestro o una maestra insieme a tutte le altre materie. Alle scuole medie era la professoressa di lettere, insieme a storia. Mi pare di ricordare che, nella pagella, il voto di storia e geografia fosse lo stesso. Ma poi, detto tra di noi, ci sono degli insegnanti laureati in geografia in numero tale da coprire tutte le cattedre? Presto agli insegnanti di matematica sarà vietato insegnare fisica? E chi insegnerà latino al liceo classico? Non certo gli insegnanti di greco? Continuiamo pure a creare, nella scuola pubblica, cattedre al solo scopo di mettervi qualcuno dietro.

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Dicono che i nostri ragazzi non sanno più la geografia, perché la materia è stata trascurata dalle ultime leggi e circolari ministeriali. Perché vi risulta che sappiano scrivere in italiano? O abbiano qualche nozione di storia? Quando ero al Liceo, la professoressa di latino e greco ordinò a tutta la classe di scrivere cinquecento volte ciascuna delle date delle battaglie di Maratona e Salamina, perché scoprì che qualcuno non le ricordava. Ci fece capire così che quelle battaglie avevano salvato un assetto politico e territoriale del mondo occidentale che ha potuto conservare quella civiltà e quella cultura che ancora oggi ci appartengono. Chissà quanti “cervelli in fuga” oggi le ricordano?