Non contenti della laurea breve adesso si vuole il liceo corto

Categoria: Cultura

Troppo lunga questa scuola. È la convinzione della ministra dell'Istruzione, forse perché lei a prendere la laurea ha bruciato le tappe.

 di Gianfranco Morra da www.italiaoggi.it 9.12.2017

Troppo lunga questa scuola. È la convinzione della ministra dell'Istruzione, forse perché lei a prendere la laurea ha bruciato le tappe. Ha presentato un progetto per abbreviare i licei, da cinque anni li vuole portare a quattro. Dal 2019 cento istituti sparsi per la Penisola faranno sperimentazione. Poi si vedrà se è il caso di generalizzare il taglio di un anno. Le polemiche sono subito esplose. C'è chi dice che si tratta solo di un espediente per ridurre i costi: 35 mila docenti in meno, un risparmio di almeno un miliardo e mezzo.

Naturalmente il taglio viene mistificato con il consueto ragionamento italico, in auge dagli anni Settanta: occorre sollecitare e favorire una didattica innovativa, decisa dai collegi dei docenti col concorso degli studenti. Vecchi miti nefasti duri a morire: libertà di materie, programmi, metodologie, orari. Nel mercato delle pulci della pedagogia viene riscoperta la «spontaneità», che fu fra le prime cause della distruzione della scuola. Molto più evidente, alla base della proposta, la mentalità tecnocratica oggi prevalente. Piuttosto che perdere tempo nelle aule con discorsi teorici, non sarebbe meglio fare entrare prima i giovani nel mondo del lavoro? Nessuno nega l'utilità della preparazione professionale, ma lo scopo della scuola media di secondo grado è soprattutto la formazione intellettuale e morale della personalità. Anche perché gran parte dei diplomati proseguirà negli studi universitari, necessariamente settoriali. Ai quali già ora troppi arrivano senza padronanza della lingua e della logica.

Tutti sanno che già ora, nei cinque anni, gli insegnanti fanno fatica a svolgere i programmi. Anche perché l'insieme delle materie e i loro contenuti si sono tanto estesi: si pensi alla necessità di aggiungere in tutti i tipi di scuola lingua inglese e informatica. Eppure si vogliono diminuire i tempi. L'università del resto già dal 2000 (legge Luigi Berlinguer) ha tagliato gli anni da 5 a 3. Ma è stata una saggia decisione? Il mondo universitario lo nega. La «laurea breve» è andata incontro a un duplice fallimento: non facilita l'ingresso nella professione e non riduce il tasso di abbandono.

Dagli anni Settanta del secolo scorso la scuola è rimasta sul piano inclinato della decadenza, anche se ciò non toglie la presenza di insegnanti e giovani di alta qualità, troppo spesso costretti ad andarsene all'estero. Occorre rendersi conto che il confronto culturale e produttivo fra le nazioni europee (e non solo) si è fortemente accentuato. Diverremo competitivi solo se offriremo un sistema educativo severo ed efficiente.

Non abbiamo bisogno di studiare meno, ma di più. E soprattutto meglio.