Philippe Daverio sullo stop ai musei gratis di Bonisoli

Categoria: Cultura

Il ministro della Cultura vuole abolire l'entrata gratuita la domenica. «Una stupidata, deve ancora imparare», dice il critico a Lettera43. E lancia l'allarme: «In quasi due mesi neanche una parola su scuola e università».

LORENZO MANTELLI, 31.7.2018 da www.lettera43.it

Musei, Daverio: «Il Tar lo conferma, siamo il Paese di Pinocchio»

«Una stupidata». Non usa mezzi termini Philippe Daverio nel commentare l'iniziativa annunciata dal ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli, intenzionato ad abolire l'apertura gratuita dei musei la domenica a partire dal prossimo mese di settembre. Una misura che ha scatenato una valanga di reazioni, a cominciare dalla replica del predecessore di Bonisoli, l'ex ministro Dario Franceschini, che ha chiesto al governo di tornare sui propri passi, ricordando come l'iniziativa ideata sotto il suo dicastero abbia coinvolto oltre 10 milioni di persone dall'estate del 2014. «Franceschini ha ragione», dice Daverio a Lettera43.it, «evidentemente il ministro Bonisoli sta ancora scontando il prezzo dell'apprendistato».

DOMANDA. Il ministro Bonisoli ha giustificato il cambio di rotta spiegando di voler lasciare carta bianca ai direttori. «Migliaia di turisti», sostiene, «pensano che gli italiani siano pazzi a farli entrare senza pagare».

RISPOSTA. Bonisoli è una persona degna, con un importamente curriculum alle spalle, ma evidentemente deve ancora calarsi nei panni del ministro della Cultura. Diciamo che i suoi primi passi sono stati piuttosto goffi.

Farebbe meglio a ripensarci?

Mi auguro che lo faccia, ma sinceramente ci credo poco. Vede, quello della Cultura è un ministero estremamente 'tecnico', molto più di tanti altri. È per questo che serve tempo per imparare a disimpegnarsi. Il problema è che spesso quando s'impara a fare il ministro è troppo tardi.

Crede sia questo il caso?

Ho seri dubbi sul fatto che il governo giallo-verde sarà ancora in sella quando Bonisoli avrà imparato a essere un buon ministro della Cultura.

Eppure Bonisoli (ex direttore della Naba, la Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, ndr) ha lunghi trascorsi da manager nel mondo dell'arte. Un retroterra che Franceschini non possedeva.

All'ex ministro va però riconosciuto un grosso impegno, come a tanti altri predecessori. Ha dimostrato coi fatti di avere acquisito la sensibilità necessaria per occuparsi del Mibac.

Immagino non soltanto per l'iniziativa dei musei aperti.

La sinistra italiana sarà sgangherata e piena di difetti, ma ha dimostrato un'attenzione alla conservazione dei beni culturali che per tradizione non dovrebbe nemmeno appartenerle. Ora, invece, dal nuovo governo non è uscito nemmeno un vagito.

Diciamo pure che a questo esecutivo della cultura non frega niente

Già dalla stesura del contratto di governo, la cultura non sembrava essere tra le priorità di Lega e Cinque stelle.

Diciamo pure che a questo esecutivo della cultura non frega niente. E l'ultima uscita sui musei non è certo l'esempio più grave. Resto pessimista sul fatto che si possa cambiare rotta.

Quali sono a suo dire i campanelli dall'allarme?

Sono preooccupato dal fatto che, dal giorno del suo insediamento, questo governo non abbia speso una sola parola sull'università e sul sistema scolastico. Capisco le priorità dell'elettorato gialloverde, ma la totale assenza di riferimenti a scuola e cultura non può non destare inquietudine. Assieme alla sanità, sono i tre pilasti di una società evoluta. Pilastri per i quali non dovrebbe essere necessario pagare.

E qui si torna ai musei aperti la domenica.

Le faccio un esempio. Negli Stati Uniti si paga mediamente il 32% di tasse. Io ne pago il 70%, avrò ben diritto di ottenere qualcosa in cambio. Di godermi un'opera d'arte e non solo un anonimo Consiglio regionale?

Tra le fila della nuova compagine di governo non vede davvero nessuno sensibile a questi temi e possibile ambasciatore di queste istanze?

Non di certo i Cinque stelle, sarà che li conosco poco. La Lega, almeno, ha dimostrato più attenzione a livello regionale. Io stesso lo posso certificare avendo avuto a che fare personalmente con Luca Zaia e Attilio Fontana.

Qual è la sua ricetta per uscire dall'impasse?

Si dovrebbe cominciare a prendere in seria considerazione l'ipotesi di regionalizzare le competenze culturali. I modelli Veneto e Lombardia, tutto sommato, dimostrano se non altro che la cultura potrebbe tornare al centro del tavolo.