IL DRAGO COSA C’ENTRA CON JESOLO?

Categoria: Cultura

Perché a Jesolo è ricorrente la figura del drago; esiste Piazza Drago, nello stemma del Comune c’è un drago…ma a voi non sembra una cosa un po’ strana sicuramente non casuale. Io ho voluto capire.

Alberta Bellussi, agosto 2019 www.ilcuoreveneto.it

Non pare ci sia una documentazione scritta da dove derivi il drago rosso dello stemma cittadino ma ci sono delle spiegazioni orali.

La prima interpretazione lo vede legato alle origini de “la Valle Drago Jesolo”.

Infatti la laguna Nord di Venezia, che apparteneva al territorio dell’antica Jesolo, venne trasformata, poi, dalla Serenissima Repubblica di Venezia in valle da caccia e da pesca, grazie a delle chiuse che regolavano il flusso marino proveniente dalla mare aperto. In questa valle i nobili e i ricchi veneziani venivano a cacciare ogni tipo di uccello presente in questo bellissimo territorio.

Nella lingua veneta il verbo cacciare è detto “trar”; anche adesso molti anziani dicono “vae a trae” con il significato di vado a caccia. Sembra che proprio da questo verbo derivi la “ Valle del Traco Jexolo”, nome riportato su alcune carte topografiche del 1500, diventato poi nella lingua orale “Valle del Draco Gexolo” e quindi in “Valle del Drago Jexolo” ed infine in “Valle del Drago Jesolo”.

La fantasia popolare, poi, ha legato il nome di questa valle del drago a storie di draghi, streghe, anime vaganti dei quali si sentivano i loro lamenti nelle notti nebbiose della laguna.

Nello stemma della città ci sono dei riferimenti simbolici molto interessanti.

Il drago alato ha il capo “equino”, il dorso dinosaurico con riferimenti al cavalluccio marino ed ali di pipistrello. Inoltre l’estremità della coda è a freccia.

La testa equina richiama all’antica città di Jesolo (secoli V-XI) che sorgeva su un’isola chiamata “Equilium”, deriverebbe dal latino equus “cavallo” e sarebbe legato all’allevamento di cavalli, una delle principali attività a cui si dedicavano le popolazioni venetiche.

Il dorso di dinosauro costituisce il richiamo alla storia antica di Jesolo; la città nel IX secolo ebbe un grande periodo di decadenza e abbandono a cui, qualche secolo dopo nel XV sec, seguì la rinascita,

La posizione da cavalluccio marino evidenzia la città di mare mentre le ali di pipistrello non trovano riscontri storici. La coda a freccia, invece, è simbolo di aggressività e di capacità di attaccare. Infine le cinque torri della corona, simbolo della città medioevale, sono riservate ai comuni con il titolo di “Città” come lo è Jesolo.

La Valle Dragojesolo

Nutro un amore speciale per la natura incontaminata e un legame forte con la laguna veneta che offre scorci selvaggi e autentici in ogni suo angolo. L’ho girata in bici, in barchetta per poter assaporarne le sue pieghe e i suoi segreti. Non so se lo sapete ma la Valle Dragojesolo esiste ancor’oggi e si estende su una superficie che è pari a 1192 ettari; essa è suddivisa in tre sottobacini: Valle dei Orcoli, Valle di S. Micei ed appunto Valle Dragojesolo.

Valle Dragojesolo rappresenta una delle valli più isolate dalla laguna viva, essendo chiusa tra Valle Cavallino a sud-ovest e Valle Fosse, a nord-ovest, mentre sui lati rimanenti appare circondata dall’alveo del basso Sile e dalla terraferma. I paesaggi di Valle Dragojesolo sono notevolmente vari nella zona di Lio Grande. La maggior parte della superficie è occupata dall’acqua poi si passa alle distese di barena, ai canneti ed agli arbusteti selvatici.

Questa Valle ospita garzette bianche e aironi rossi che fanno il nido su rovi e tamerici disposti a frangivento presso vecchie peschiere nel settore sud di Valle S. Micei.

Le anatre provenienti dal Grande Nord europeo vi svernano a migliaia, ma vi nidifica anche un folto contingente di specie tipiche della zona, dal falco di palude martin pescatore, dall’averla cenerina alla cutrettola capocenerino.

Le specie ittiche allevate sono quelle tradizionali delle valli venete, con particolare frequenza di cefali, anguille e orate. Se ci fate un giro ricordatevi che siete ospiti della natura e la dovete rispettare.

Alberta Bellussi