Il generale Cadorna non era poi un fesso. Al Pentagono è ritenuto uno dei più grandi strateghi militari del '900,

Categoria: Cultura

I comandanti nemici di allora lo consideravano un leone, ma da noi viene visto come una specie di macellaio.

Andrea Cionci 20 febbraio 2020 liberoquotidiano.it

Al Pentagono è ritenuto uno dei più grandi strateghi militari del '900, i comandanti nemici di allora lo consideravano un leone, ma da noi viene visto come una specie di macellaio. Un incompetente, ancorato a visioni militari ottocentesche che mandò al massacro i nostri soldati e, dopo la disfatta, si scaricò dalle responsabilità dando la colpa ai soldati. Forse in Italia non c' è personaggio giudicato più ingiustamente del generale Luigi Cadorna, comandante dell' Esercito fino al 1917. Presso la Sala Zuccari del Senato, ieri mattina, è stato presentato il libro Caporetto: risponde Cadorna, opera del nipote del Generalissimo, colonnello Carlo, edito da BCS Media. Una riabilitazione completa operata da studiosi competenti in strategia militare, privi di orientamenti ideologici, supportati da inedita documentazione. Tanto per fornire un' idea sul masochismo italiano, basti pensare che su Caporetto sono stati pubblicati 200 libri contro i 15 dedicati a Vittorio Veneto. Caporetto non fu minimamente una disfatta, come ci si ostina voluttuosamente a ripetere, dato che solo il 10% dell' Esercito fu coinvolto. Si può parlare al massimo di "sconfitta" o di "ritirata" mentre altri paesi (Francia, Russia) si guardano bene, invece, dal nominare le loro "Caporetto", terribilmente più gravi. Cadorna fu l' unico capo di Stato maggiore alleato a ragionare in termini modernissimi di «guerra di coalizione» cercando di coordinarsi con i suoi omologhi dell' Intesa che, pure, non lo amavano. La sua strategia, attenta ai rapporti di forze, perdurò per tutta la guerra italiana e condusse alla vittoria. I documenti (relazione Gen. Del Fabbro allo Stato Maggiore), appena riemersi, dimostrano come egli avesse previsto perfettamente uno sfondamento nemico, tanto da fortificare, in anticipo di anni, la linea del Piave per consentire ripiegamento e arroccamento perfetti, come poi avvenne. La sua destituzione fu, in realtà, un favore al nemico. LA ZAMPATA Scriveva il Comandante supremo asburgico Conrad: «Siamo riusciti a rovesciare Cadorna. Questo è il maggior vantaggio conseguito da tutta l' operazione. Cadorna, come un vecchio leone, prima di cedere ci ha sferrato una zampata sul Piave. Egli ha saputo rianimare gli italiani e noi abbiamo assistito ad un fenomeno che ha del miracoloso». Caporetto segnò la fine per gli Austroungarici che si spinsero troppo in avanti in territorio italiano, persero il contatto con la loro logistica e si arenarono clamorosamente sulla linea del Piave. Da lì in poi fu un logoramento continuo finché il generale Diaz, succeduto a Cadorna, attese il momento giusto per dare loro il colpo di grazia il 4 novembre '18. Appena sei giorni dopo, anche la Germania capitolava temendo l' invasione italiana della Baviera annunciata nell' armistizio con l' Austria. Il Prof. Aldo Mola, Medaglia d' Oro alla Cultura e tra i relatori al Senato, ha stimato in una percentuale del 70% il merito del Cadorna nell' aver risolto vittoriosamente per l' intera Intesa la Grande Guerra. TRIBUNALI MILITARI Le fucilazioni dei disertori e degli ammutinati non possono essere imputate a Cadorna, in quanto furono decretate dai tribunali militari dopo regolari processi. Furono 750 (e non tutte eseguite) su ben 5 milioni di uomini in armi. Una cifra di condannati non dissimile da quella degli altri eserciti. Le famose "spallate" ordinate dal Cadorna non furono affatto inutili, ma in un' ottica strategica europea, servivano a distogliere armate tedesche dal fronte occidentale e a logorare gli austroungarici. Un nemico interno di Cadorna fu, invece, il Governo che sperava, secondo una faciloneria che si sarebbe ripetuta nella storia, di risolvere la guerra in pochi mesi. Peraltro, gli lesinava materiali e mezzi, tanto che i nostri artiglieri dovevano persino economizzare i colpi d' artiglieria. Ecco perché gli i primi assalti fallivano, con gravi perdite, poiché i cannoni non riuscivano ad aprire brecce sufficienti nei reticolati nemici. Oltretutto, l' Esercito era scarsamente addestrato, ma fu messo in piedi da Cadorna in pochissimo tempo. Altri nemici interni erano i socialisti che spandevano disfattismo e incitavano alla renitenza alla leva, tanto che la II Armata, in buona parte arresasi a Caporetto, era considerata "marcia" dallo stesso duca d' Aosta, comandante della III. I siluramenti di Cadorna? Operati per rimuovere comandanti incompetenti. Per risparmiare vite umane, ribadì con nuove circolari alla "Libretta rossa" come fosse necessario avvicinarsi al nemico velocemente e a sbalzi, o con lo scavo di gallerie, trincee o movimenti notturni. Soprattutto, creò gli Arditi, antenati delle nostre Forze Speciali che sbloccarono la stasi della guerra di trincea. La Commissione d' inchiesta dopo Caporetto massacrò Cadorna. Gli storici politicamente orientati fecero il resto. La filmografia antimilitarista-pacifista ha sigillato definitivamente gli stereotipi su di lui. Vale la pena di citare il comandante austriaco Krauss: «Cadorna venne sottoposto ad inchiesta e dovette giustificarsi dinnanzi a delle nullità. Questo è il destino dei più grandi soldati. Perciò sia qui reso a quest' uomo l' onore che gli è dovuto; egli fu della guerra il più grande, il più ragguardevole nemico». di Andrea Cionci