Quel che resta del giorno. Cristiani con il senso di colpa.

Categoria: Cultura

“Questo chiaroscuro annuncia l’oscurità islamista”. Parla lo scrittore algerino Boualem Sansal. “Fermiamo la sottomissione delle anime. Vogliono la nostra morte qui e mandarci all’inferno di là

GIULIO MEOTTI 01.11. 2020 ilfoglio.it lettura8

Ci vuole un bel po’ di coraggio a tessere il dialogo fra le religioni dopo la decapitazione di Samuel Paty e dei fedeli cattolici nella cattedrale di Nizza. Specie se a farlo è uno scrittore dal realismo estremo come Boualem Sansal, che vive a Boumerdes, nella costa algerina. Lo fa nel suo nuovo romanzo pubblicato da Gallimard, “Abraham”. Sin dal suo esordio vent’anni fa con “Il giuramento dei barbari”, che scrisse su invito dell’amico e romanziere Rachid Mimouni, costretto dagli islamisti a fuggire dall’Algeria, Sansal ha costruito di titolo in titolo un’opera di dissenso radicale che gli è valsa il Gran Premio dell’Accademia di Francia.

Ha fatto propria la professione di fede del collega Tahar Djaout prima di essere ucciso dagli islamisti: “Se parli, muori, se non parli, muori. Quindi parla e muori”. Il nuovo romanzo di Sansal racconta il viaggio di un piccolo clan di musulmani sunniti, originario di Tell al Muqayyar, l’antico sito di Ur, luogo di nascita del patriarca biblico. Nelle convulsioni della Prima guerra mondiale che ridisegnerà la mappa del medio oriente, il gruppo si convince che l’epopea abramitica debba essere ripresa.

L’obiettivo è stabilire una “quinta alleanza”, dopo quelle dei Patriarchi, Mosè, Gesù e Maometto, per pacificare nuovamente l’umanità. Sansal immagina la reincarnazione di Abramo che rinnova l’alleanza con Dio, come avevano fatto i profeti monoteistici prima di lui. Nella realtà, Sansal, Premio per la pace dei librai tedeschi per il romanzo “Il villaggio tedesco” (l’ultimo suo titolo uscito in Italia è “Nel nome di Allah” per Neri Pozza), è il grande romanziere pessimista dello choc di civiltà.

 

Nei giorni della decapitazione di Paty, lo scrittore algerino sull’Express ha invitato la Francia alla guerra al fondamentalismo islamico. “Condanniamo gareggiando in emozione e slogan, affermiamo il nostro sostegno alla famiglia della vittima, rassicuriamo il personale docente e i genitori degli studenti, chiediamo misure forti, promettiamo fermezza. Facciamo il nostro dovere, abbiamo la coscienza pulita ... fino al prossimo orrore, alla prossima barbarie”. Che arriva puntuale.

“La Francia si crede sottoposta a una guerriglia che prende via via il suo slancio fino a raggiungere un giorno le dimensioni di una guerra totale. Allah ordina a ogni musulmano, ovunque si trovi nel mondo, di lavorare con tutti i mezzi per l’espansione dell’islam, di difenderlo a costo della vita, di combattere i miscredenti e di castigare i blasfemi e apostati”. Sansal, dicevamo, è pessimista. Dice che ci saranno altri attacchi, sempre più orribili, per spezzare ogni resistenza. Che le politiche intraprese per “addomesticare” l’islamismo sono destinate al fallimento, perché vuole la vittoria totale, la sottomissione, e niente lo fermerà.

“Non c’è più la luce del giorno in Francia” racconta al Foglio l’autore di “2084”. “C’è un chiaroscuro che annuncia l’arrivo dell’oscurità islamista. L’islamismo ha messo la Francia nella sua morsa, da un lato i suoi soldati che uccidono, tagliano gole e decapitano, dall’altro lato le élite che in nome del cosiddetto islam moderato e dei valori della Francia (libertà, uguaglianza, fraternità) sono responsabili della morte del popolo francese. Sono penetrati in tutte le istituzioni: università, scuole, partiti, municipi, ministeri, esercito, polizia, e poco a poco vi inoculano il veleno della sottomissione, che agisce come il Novitchok con cui Putin distrugge i suoi avversari.

La pandemia da Covid ha indebolito la società francese e anche il suo governo, mentre la cosiddetta islamo-sinistra si è messa al servizio degli islamisti. Edwy Plenel, direttore di Médiapart, si è chiaramente posizionato in loro favore, come dimostra la sua recente dichiarazione: ‘È un’opportunità per la Francia essere oggi il primo Paese musulmano in Europa’”.

Si dice che la Repubblica sia in pericolo. “Più che la Repubblica, che è solo un sistema di governo che può essere cambiato, è la Francia che ne risente nella sua carne, nella sua identità, nella sua storia, nei suoi valori, nella sua cultura. Purtroppo per lei, per tutti noi, è caduta nella trappola degli islamisti e dei loro alleati di sinistra, e non riesce più a liberarsene. Sarà in grado di fare come il lupo per riguadagnare la libertà, rosicchiando la zampa rimasta nella trappola del cacciatore? Non credo, la Francia è un paese vecchio con una popolazione anziana, senza volontà, che ha paura, che dubita, che è pronta ad accettare qualsiasi cosa. D’altra parte, l’islamismo è giovane, ardente, egoista, crudele, convinto di essere investito da Dio a ottenere l’egemonia e la redenzione islamica nel mondo”.

 

 

 

C’è un nuovo razzismo ammantato di tolleranza. “Secondo un rapporto realizzato nel 2018 per l’Eliseo dall’Istituto Montaigne, per il 29 per cento dei musulmani in Francia la Francia laica, razzista e islamofobica è il nemico e il nemico dell’islam e della Ummah. È necessario separarsene, da qui il movimento di separatismo che Macron ha appena scoperto e contro il quale intende legiferare per combatterlo. La denuncia dell’islamofobia e del razzismo francese contro i musulmani è diventata uno strumento nelle mani degli islamisti per far indietreggiare la Francia e costringerla a cedere alle loro richieste. A tal fine, avevano creato un’associazione, il Comitato contro l’islamofobia in Francia, per avviare un’azione legale contro chiunque, a loro avviso, mostri mancanza di rispetto per l’islam o per un musulmano a causa della sua origine razziale attraverso parole, scritti o gesti.

Hanno così istituito quello che oggi viene chiamato ‘terrorismo giudiziario’. Si dà il caso che la Diciassettesima camera del tribunale di Parigi, che si occupa di questi casi, sostenga spesso queste denunce e condanni pesantemente gli accusati di islamofobia e razzismo. Il successo è totale, nessuno in Francia osa dire nulla sull’islam e i musulmani. In Francia si può criticare tutto... tranne l’islam e i musulmani. Mentre il sistema giudiziario francese indaga sull’islamofobia e sul razzismo, non riconosce il razzismo anti-bianco, il razzismo anti-francese, anti-occidentale, la giudeofobia e la cristianofobia, che gli islamisti praticano apertamente e massicciamente, nei fatti, nelle parole e negli slogan.

Questo dimostra che il sistema giudiziario francese ha paura di essere accusato di islamofobia e razzismo contro gli arabi e i neri. Questa politica ‘due pesi e due misure’ è scioccante e pregiudizievole. Bianchi, cristiani, ebrei potrebbero rivendicare lo stesso diritto e praticarlo come gli islamisti, che lo fanno tutto il giorno. Il terrorismo giudiziario di alcuni si opporrebbe al terrorismo giudiziario di altri, che farebbe molto per far progredire la giustizia in questo paese”.

L’islamismo sembra inarrestabile. “La lotta degli islamisti non è quella che pensiamo, non cercano il potere sullo stato e sulle istituzioni, ma il potere sulla società, la sottomissione delle anime e delle coscienze alla sharia, la legge di Allah. I partiti politici tradizionali cercano il potere sullo stato e sulle sue istituzioni. Si accontentano di una maggioranza semplice. Il vantaggio che gli islamisti hanno rispetto ai partiti politici è che hanno un’arma assoluta: la religione che oscura le coscienze. Karl Max l’ha visto bene: ‘La religione è l’oppio del popolo’.

Sì, gli islamisti hanno vinto in Francia, come hanno vinto in tutti i paesi a maggioranza musulmana, e cercano di vincere nei paesi con grandi comunità musulmane. In Francia, in poco più di trent’anni, sono riusciti a conquistare ampie fasce della popolazione musulmana nelle periferie e nei quartieri, hanno costruito una formidabile rete di moschee, associazioni, scuole e negozi halal che permette loro di ampliare il loro pubblico e di imporsi alle autorità pubbliche. Sono riusciti a infiltrarsi in tutte le istituzioni del paese. Hanno saputo approfittare della debolezza della Francia, del senso di colpa che la mina, così come hanno saputo approfittare del clima di terrore e di stupore che gli islamisti radicali sono riusciti ad instaurare in Francia e nel mondo intero”.

I sentimenti di colpa e di contrizione sono inerenti alla tradizione cristiana. “Mea culpa, mea grandissima culpa, è il ritornello di una preghiera liturgica importante, il confiteor. Il cristiano deve sentirsi in colpa e battersi il petto e implorare il perdono dei peccati, veri o immaginari. I leader dei paesi colonizzati dai paesi occidentali hanno sfruttato questo sentimento per ottenere da loro una sostanziale compensazione e vantaggi politici. Gli islamisti hanno aggiunto una dimensione religiosa apocalittica. Chi ha peccato non merita l’assoluzione come ci si aspettava tra i cattolici, ma la morte qui sotto e l’inferno eterno nell’aldilà. Queste cose funzionano molto sui cattolici e sui socialisti che erano i campioni della colonizzazione.

Il riconoscimento da parte della Francia dei crimini commessi nei paesi colonizzati non sembra essere stato sufficiente a placare i dolorosi sensi di colpa. Aveva voluto espiare e pagare un prezzo elevato, ricevuto in massa i cittadini delle sue ex colonie, concesso loro la nazionalità francese, li aveva integrati e aveva dato loro il beneficio di un’azione positiva per migliorare rapidamente il loro status sociale, ma a nulla è valso, si sente ancora colpevole. La Francia ha così creato dei campioni della vittimizzazione che ne approfittano e ne abusano. Tutto questo ha creato un malessere tra le élite occidentali, un disincanto che genera odio per se stessi e un morboso desiderio di umiliarsi di fronte alle vittime dirette e collaterali dell’occidente di ieri e di oggi. L’occidente incolpa se stesso per tutto e il mondo lo incolpa di tutto”.

 

Secondo Sansal, la società esiste sempre meno. “Le sue basi culturali sono crollate sotto la pressione del processo di globalizzazione che doveva essere l’orizzonte provvidenziale che salverà l’umanità. L’economia è diventata l’alfa e l’omega della vita nei paesi occidentali. Tutto è soggetto al dogma della crescita, del possesso materiale e del godimento. Due bestseller del saggista francese François de Closets, ‘Le bonheur en plus’ e ‘Toujours plus’, pubblicati nel 1974 e 1976, descrivono questo mondo assurdo che si sta costruendo in occidente e che ha portato all’aridità spirituale e morale in cui ci troviamo oggi a lottare come pesci che lottano in acqua senza ossigeno. Lo spirituale è morto, così come Dio è morto, secondo Nietzsche, lasciando dietro di sé fantasmi e un vuoto siderale, che la globalizzazione non è stata in grado di colmare, né da allora è stata attuata nessun’altra politica per riaccendere il mondo”.

Sempre meno intellettuali, giornalisti, scrittori, capi morali, osano difendere la propria cultura. “Forse ce ne sono ancora, ma è vero, non li sentiamo. Come lei dice, la maggior parte di loro ‘non osano’ perché difendere la cultura occidentale è difendere il passato coloniale e imperialista dell’occidente e i danni che ha causato in tutto il mondo. Dobbiamo constatare che la cultura occidentale si sta impoverendo a grande velocità dalla Seconda guerra mondiale. Il consumismo e la cultura che ha prodotto attraverso la pubblicità non è una cultura da difendere. A chi lo ha fatto in Francia durante i ‘trenta anni gloriosi’, la vox populi ha risposto con l’espressione ‘Métro, boulot, dodo’ (metropolitana, lavoro, sonno), il che dice a cosa ha portato questo modello di sviluppo.

La seconda ragione, a mio parere, è che il mercato ha preso il sopravvento sulla cultura e l’ha trasformata in un prodotto di consumo come detersivi, automobili, cioccolatini, e che lo stato l’ha trasformata in uno strumento politico per manipolare. È questa finzione dello ‘stile di vita americano’ che Hollywood vende al mondo. L’Europa è caduta nella trappola ed è oggi una mera colonia culturale dell’America. I partiti e gli intellettuali di destra e di sinistra hanno adottato questo modello. Chi difende la sovranità, la terra, l’identità e le tradizioni sono visti come fascisti e pericolosi nazionalisti. L’ultimo scrittore a farlo, Denis Tillinac, è appena morto”.

 

 

Sansal è spaventato dall’ultima domanda. Che ne sarà dell’Europa occidentale. “L’Europa non è mai stata così vicina alla guerra dalla Seconda guerra mondiale. È esausta politicamente, economicamente, culturalmente, è disincantata, è preda di chi ha sovranità, energia e ambizione di dominio, gli islamisti, la Russia, la Cina, la Turchia”. Il Figaro l’ha chiamato “il momento crepuscolare della Francia”. Gli islamisti decapitano nelle chiese e nelle scuole nel pieno di un’epidemia che travolge la società seminando morte e desolazione. Colpisce anche loro, gli islamisti, ma “noi amiamo la morte più di quanto voi amiate la vita”. E la morte che hanno dichiarato alla nostra civiltà non conosce quarantena.