Cos'è una molestia? Il caso Cuomo

Categoria: Cultura

L'ex governatore dello stato di New York non ha alluso all’italianità, e del resto gli italiani oggi sono assai rispettabili. La sua fu molestia: ma di che cosa si tratta davvero?

GIULIANO FERRARA 13.8. 2021 ilfoglio.it

ANDREW CUOMO #METOO MOLESTIE SESSUALI

Cuomo ha chiaramente, letteralmente, alluso alla propria italianità, famiglia ed educazione, quando si è difeso dall’accusa sulfurea di essere un pervertito da mano morta, uno che offende la dignità e la libertà di comportamento di una donna con il palpeggio, magari durante un selfie. Non ha avuto bisogno, essendo chiaro il suo messaggio autodifensivo, di dire “non sono un pervertito, sono un italiano”: questa è una semplificazione abborracciata che arriva a falsificare per le spicce una faccenda più complicata, e avrebbe senso, se la frase fosse stata pronunciata, il che non è, irritarsi evitando indignazioni e piagnistei. Tanto più che gli italiani oggi, per meriti sportivi e di altro genere, sono, non dico sugli scudi, ma certo sempre più lontani dagli stereotipi modello anni Cinquanta. Nella moda, nel tennis, nella corsa, nel salto, nella finanza, nella dittatura sanitaria, nello stile e altre bellurie, ci siamo guadagnati in modo più o meno sbilenco qualcosa che ha il sapore dell’equiparazione, almeno, agli altri europei, perfino a quelli del nord, e agli americani intrisi di puritanesimo. Non so bene cosa voglia dire, ma siamo diventati tremendamente rispettabili, o almeno così pare.

 

Dal caso Cuomo viene una domanda, che non è se il governatore di New York sia un maiale o una persona che comunemente si definisce rozza e volgare nelle relazioni umane, è piuttosto: che cos’è una molestia? Intendo una molestia degna di una proscrizione, con tanto di denuncia collettiva, di indagine ed eventuale processo. Perché gli atteggiamenti molesti si conoscono, si conoscono gli eccessi di malizia, gli stoccacciamenti o i commenti fastidiosi, insopportabili o, come si dice ora con un aggettivo più severo e codificato, sebbene in apparenza più lieve, “inappropriati”. In genere, fino a questo momento, uno che si comporti a quel modo passava per essere semplicemente uno stronzo, un tipo estremamente volgare, una specie di infrequentabile che non sa tenere le mani e la lingua a posto, al quale mancano grazia e galanteria, e che fa pure lo sbrasone sul luogo di lavoro dove magari ha una funzione direttiva.

      

Non è che la censura sociale di questo modo di essere non si conosca, non sia stata e sia praticata, magari perché impedita da sproporzioni di potere, da timidezza, imbarazzo di chi la subisce. Forse sì, forse ci sono luoghi americani che hanno generato le varianti minori del #MeToo per una cappa di ossequioso timore reverenziale verso l’autorità, ma non è accaduto questo nelle comunità in cui mi è capitato di vivere, dico nei miei vent’anni passati nel Partito comunista, in molti altri ambienti come l’università, le redazioni dei giornali, la vita di relazione e di contatto in società. Sarò un ingenuo, ma fin da bambino conosco la favola delle caramelle da non accettare da uno sconosciuto, confine chiaro; e sono note e socialmente riprovate anche le trappole, diciamo così, della ressa nei trasporti pubblici, degli atteggiamenti bavosi, anche solo assillanti e importuni di chi allunga le mani, specie in ufficio, specie se goda di una condizione di superiorità gerarchica. E’ un circuito di impudicizia e volgarità in varie e diverse forme, con diversi gradi di molestia, e in qualche caso è solo una malintesa ma bonaria affettività piaciona e baciona che travalica i limiti di comportamento accettati anche da chi non ritiene uno scandalo un bacino casto.

E un abbraccio amichevole caldo e magari spiritoso, con una punta di malizia sorniona e mutualmente accettata. Forse sono Alice, ma annovero tra le meraviglie il fatto che nei miei giri vitali una donna è sempre stata in grado, o quasi sempre, di fulminare, con una rivolta non necessariamente delatoria, non pietrificata nell’attacco al complesso della persona e di una carriera pubblica, una cosa che sappia di sconcio e di, appunto, molesto. E’ la sanzione personale e sociale dell’esibizionismo e della porcaggine, il contrario della proscrizione di nuovo conio degli atteggiamenti “inappropriati”. Secondo me il caso Cuomo è tutto qui: fu molestia, e che cos’è una molestia?