C'è chi butta giù la statua del generale Lee e chi quella di Bud Spencer

Categoria: Cultura

Mentre in America si rimuovono monumenti, in Italia si litiga sull'omaggio a Pedersoli, conteso tra Livorno e Napoli

ARNALDO GRECO 11.9. 2021 ilfoglio.it lett3’

Il nuovo fronte della guerra delle statue è costruire e non abbattere

Negli Stati Uniti è in corso da mesi un dibattito, spesso anche aspro, attorno alle statue, un dibattito fatto di gesti eclatanti e rimozioni violente. Proprio in queste ore, finalmente, sparisce da Richmond (capitale della Virginia) la statua del generale sudista Lee. Ma anche la provincia italiana, in sedicesimo, si capisce, ha il suo bel daffare tra statue e polemiche. Così nelle stesse ore in cui il Washington Post mostra il video del monumento equestre del generale tirato su con una gru in mezzo a una folla festante, a Livorno infuria la polemica attorno alla rimozione di una statua di Bud Spencer. Forse una polemica più giustificata – Bud Spencer è sicuramente meno divisivo di uno schiavista – ma una dibattito che si tinge ugualmente di colori politici visto che l’opposizione accusa la giunta in carica di aver rimosso l’eroe nazionale Bulldozer (la statua raffigura l’attore in uno dei suoi ruoli più celebri, in un film girato proprio a Livorno) solo perché l’installazione era stata voluta dal sindaco precedente. Il lieto fine, però, sembra già dietro l’angolo visto che pare si sia fatta avanti Napoli per riscattare la statua (Carlo Pedersoli, dopotutto, era nato a Napoli) e si attende con ansia un pronunciamento dei vari contendenti alla carica di sindaco della città.

Che il tema “statue” fosse ormai caldo anche in Italia si era cominciato a capirlo già a giugno quando era scoppiata, a Roma, una feroce polemica attorno alla “statua della porchetta”. Lo scontro aveva esacerbato gli animi al punto che il maiale era stato vandalizzato con della vernice rossa, come accaduto ai monumenti per D’Annunzio o Montanelli. Anche se la porchetta – possiamo facilmente immaginarlo – non doveva essere sembrato ad autore e committente un soggetto parimenti minaccioso. Polemiche animali e cinematografiche anche a Rimini per la statua di un rinoceronte. Il monumento fa parte di una serie di iniziative legate al nuovo Fellini Museum – il rinoceronte è uno dei protagonisti di “E la nave va” – anche se i bambini lo usavano per giocarci, arrampicandosi e scherzando – e scommettiamo che questo avrebbe fatto piacere al maestro – ma rischiando di farsi male, e questo non può far piacere all’amministrazione comunale, che ha aggiunto un nastro rosso attorno all’animale per scoraggiare i bambini (e, soprattutto, i genitori).

Dello stesso rinoceronte è stata, poi, realizzata anche una copia adesso esposta a Venezia per la Mostra del cinema e che, nelle prossime settimane, continuerà la propria campagna promozionale anche a Milano, Firenze e Roma (sfido a non canticchiare un motivetto di Nino Rota immaginando questo rinoceronte di resina e polistirolo che viaggia su barche e treni per tutta Italia). A giugno si era poi parlato anche di realizzare una statua per l’oca Giulio, simbolo del Pigneto, ma questa sembra essere stata perlopiù una polemica inventata ad arte per rinnovare un racconto macchiettistico del quartiere.

C’è, tuttavia, un tema anche serio, attorno a tutto questo discorso, perché mentre la sensibilità dei cittadini cambia, cresce il bisogno di mettere in piedi un patrimonio di statue realmente condiviso e così i protagonisti dei nuovi monumenti bronzei più che dalla storia e dall’arte arrivano oggi dalla musica, dalla tv, dallo sport, dall’immaginario pop. Solo nelle ultime settimane, a Bologna, è stata inaugurata una statua di Lucio Dalla, Milo ha promesso di realizzarne una per Battiato e Dalla assieme, a Montecampione ne hanno inaugurata una (particolarmente riuscita) per Marco Pantani, Milano ha annunciato il completamento di un’altra, l’anno prossimo, dedicata a Margherita Hack (la prima donna – finalmente – a cui sarà dedicata una statua in città).

Tuttavia, ci pare di ravvisare che il capostipite del passaggio da icona pop a statua più che da esigenze monumentali messe in pratica altrove arrivi sempre dal cinema, quando Rocky Balboa assiste all’inaugurazione della statua di Rocky sulla famosa scalinata di Philadelphia. Una statua che dal film è poi rimasta nella vita reale e che raffigura un personaggio fittizio prima ancora che un attore. Tutti vanno a visitarla, è una delle “esperienze da non perdere” a Philadelphia, peccato solo che nel film sia lo stesso Rocky a dubitare fortemente della qualità e della necessità dell’opera. Ma questo quasi nessuno di quanti vanno a correre sulla scalinata o a fare un selfie lo ricorda.