1- Giovanni Tomasi e l’origine dei cognomi veneti, uno studio che si fonda sul dialetto e la vita contadina

Categoria: Cultura

2. La categoria degli “onomastici”: maschili, femminili o… dispregiativi 3-Quello derivato dal fabbro è il più diffuso”

10.1.2022 di Alice Zaccaron in Qdpnews.it lettura5’

1- è l’origine dei cognomi? I cognomi italiani sono oltre 350 mila e generalmente sono formati da un nome (che può essere di diverso tipo, come un toponimo, un mestiere, un oggetto, un colore e molti altri) che veniva affibbiato un nucleo famigliare per distinguerlo dagli altri e può avere origini francesi, germaniche, galliche, latine, longobarde, arabe o religiose.

Giovanni Tomasi, medico in pensione, è un esperto conoscitore della materia dal momento che si è dedicato per circa 60 anni allo studio dell’etologia, vantando anche il titolo di ricercatore al Cnr di Padova.

In particolare ha approfondito proprio lo studio dei cognomi calandosi nelle realtà specifiche del territorio veneto e ha raccolto i suoi studi in svariati volumi: sarà proprio Tomasi a condurre insieme a Qdpnews.it una breve rubrica che ripercorre la storia e le curiosità dei nostri cognomi.

“La loro storia è molto lunga – afferma Giovanni – e ne troviamo testimonianza a partire dall’epoca romana. I romani avevano un sistema trinomiale, ovvero a tre nomi, non binomiale come noi oggi”.

Un esempio potrebbe essere la figura di Caio Giulio Cesare: il primo nome è quello del padre, il secondo deriva dalla Gens Iulia e Cesare è il nome datogli alla nascita, probabilmente perché nato con taglio cesareo.

Un altro esempio è Marco Tullio Cicerone, con il primo nome ripreso dal padre, il secondo a richiamare la sua Gens Tullia, ovvero la tribù di appartenenza, e il terzo nome è dovuto forse a un’escrescenza che aveva sul viso, grande come un granello di cece, da cui il nome.

“Per quanto riguarda i cognomi veneti sono in maggioranza derivanti dal dialetto ma dopo il battesimo o il matrimonio venivano trascritti dal parroco elevandoli prima al trevigiano e poi al veneziano, cosa che ha fatto perdere loro i tratti più dialettali – conferma Tomasi – oppure venivano trascritti dai notai che fino a tutto il ‘500 scrivevano in latino, quindi i cognomi venivano per forza latinizzati”.

Per questo motivo esistono diverse varianti dello stesso cognome anche se bisogna ricordare che nascono tutti al singolare e hanno delle origini precise: possono essere onomastici (provenenti da un nome proprio), locativi (da un luogo di provenienza), possono derivare da un mestiere oppure essere aggettivi qualificativi che descrivono una persona o, per ultimo, identificare dei trovatelli.

Saranno proprio queste categorie a venire raccontate da Giovanni Tomasi nelle prossime puntate.

(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).

#Qdpnews.it

2- L’origine dei cognomi insieme a Giovanni Tomasi. La categoria degli “onomastici”: maschili, femminili o… dispregiativi

Avatar

DI ALICE ZACCARON. LUNEDÌ, 20 DICEMBRE 2021

1

A chi non è venuta la curiosità di sapere da cosa deriva il proprio cognome? (vedi articolo) Chi ne ha uno proveniente da un nome proprio, per esempio, rientra nella categoria dei cognomi “onomastici”.

A spiegarlo è il medico umanista Giovanni Tomasi: “Quelli che si definiscono “onomastici” derivano dal nome proprio del capostipite: in maggioranza maschili, ne esistono anche di femminili, quando ricordano una donna di particolare importanza o una vedova che ha cresciuto sola i propri figli”.

A Vittorio Veneto per esempio di femminili ce ne sono parecchi: Della Giustina, Della Libera, Dell’Antonia, Della Coletta, Uliana o Zanette sono solo alcuni dei più frequenti.

Anche gli onomastici maschili sono numerosi in questa zona: tra i più diffusi in passato c’era Giovanne, che in dialetto è Duane o Ian, che diventa Zan o Zane quando viene registrato in una lingua più colta dai parroci (in veneziano o trevigiano) o dai notai (e quindi in latino).

“È così che oggi si ritrovano molti Zan, De Zan, Da Zan, oppure Zane, ma se il capostipite Zan era di grande statura diventava Zanon, così come Zanin o Zanet se era invece di corporatura minuta” spiega l’esperto.

Tomasi svela anche la curiosità delle forme dispregiative: se infatti viene tramandato con quest’accezione, il cognome Zan diventa Zanatta, “in questo caso tra l’altro è al femminile perché nel nostro dialetto il dispregiativo si forma col suffisso -AT o -AZ” conferma.

Esistono poi anche cognomi composti come Zandegiacomo, cioè Giovanni di Giacomo, Zamuner, ovvero Giovanni mugnaio, che nella bassa veneta diventa Zamunaro.

Chi conosce la materia sa che ci sono cognomi più intuibili di altri, come Polo o De Polo che derivano da Paolo, Pin o Pini che derivano da Giuseppino mentre altri sono decisamente meno riconoscibili: un esempio è Marchiori, che deriva dal dialettale Marciò che a sua volta proviene da Melchiorre, o i vari derivati di Iacopo. Si parlerà quindi di Iacobet, che si riduce in Bet se il capostipite era minuto, con le varianti di Bin- Bini, oppure dispregiativo come Iacobaz e quindi Baz che diventa oggi Bazzo.

“Non è sempre facilmente riconoscibile a prima vista l’origine dei cognomi onomastici – conferma Tomasi – bisogna prima fare delle ricerche genealogiche di un certo tipo, cosa peraltro piuttosto insidiosa”.

3-Quello derivato dal fabbro è il più diffuso”: Giovanni Tomasi spiega l’origine dei cognomi di mestieri

ALICE ZACCARON LUNEDÌ, 10 GENNAIO 2022

Il terzo appuntamento con Giovanni Tomasi, nella mini serie sui cognomi, riguarda una categoria diffusissima nel nostro territorio: i cognomi di mestieri.

“Bisogna pensare che nei piccoli villaggi medievali della zona che studiamo per arrivare all’origine dei cognomi – inizia Tomasi – le persone erano quasi tutte contadine tranne qualche artigiano. La figura che non mancava mai era il fabbro”. Questo ha dato origine a Favero, Del Favero, nell’alto bellunese troviamo Fauro e esiste anche la forma notarile in latino De Fabbris.

Giovanni Tomasi svela che quello derivato dal fabbro è il cognome certamente più diffuso non solo in Italia ma anche in tutto il resto d’Europa: “In Piemonte e Liguria fa Ferrer, Ferrari, in centro Italia è Ferraioc Magnani, in Germania o Austria fa Schmidt, in Inghilterra fa Smith e in Spagna fa Herrero, quindi un cognome diffusissimo, proprio perché i fabbri erano presenti per forza di cose in ogni paese”.

Un altro cognome da mestiere molto frequente per lo stesso motivo è il sarto, che nel nostro territorio diventa Sartor ma anche Sartorel, Sartoretti o declinato in Sarto, Sarti. Ben noto era anche il maniscalco dato tutti gli animali venivano ferrati: in dialetto si dice “manescalc” e da qui nasce Manescalchi.

Questi erano i mestieri più frequenti, così come i mugnai, dal momento che tutti i cereali dovevano venire macinati, anche nei paesi più piccoli: “Quindi si generano i vari Muner, che vengono italianizzati poi in Munaro, Munari, oppure Moliner che diventa Molinaro o Molinari, sempre per la ragione per la quale esistono sia le forme dialettali che quelle più elevate derivate dalla chiesa o dall’ambito notarile fino ad arrivare all’italiano” ricorda (vedi articolo).

“Ci sono tantissimi altri cognomi di mestiere come Pegoraro o Pegorer, che da noi fa Feder, che si ritrova spesso nel bellunese o nell’alto trevigiano ma allo stesso modo si trova anche Ortolan” conclude.

Tomasi ricorda infine anche che esistono i cognomi poi più tipici dei mestieri di città, per cui conosciamo Spezial, Speziali, che sono i farmacisti, poi Del Menego, Dell’Oste, ovvero le categorie più rare nei villaggi.

Vedi anche i precedenti articoli con video sui cognomi veneti: puntata 1 , puntata2.

(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).

#Qdpnews.it