Street commerce. Un carretto passava e quell’uomo gridava… «Ricotta!»

Categoria: Cultura

La realtà dei venditori ambulanti in un paese nel cuore dell’entroterra siciliano è un tuffo nel folklore della Trinacria

Thea Papa 8.8.2022 linkiesta.it lettura4’

«Ricotta fresca. Pecorino fresco. Tuma. Ricotta salata. Caciocavallo. E salame nostrano» «Grosse e fresche uova. Uova grosse, uova fresche. Uova paesane. Uova fresche. Uova». Questo è il dolce risveglio riservato a coloro che soggiornano a Barrafranca, piccolo comune in provincia di Enna a circa 500 metri sopra il livello del mare, immerso tra campi di grano, ulivi, mandorli e agrumi. Il nome alquanto originale deriva con grande probabilità da “barriera franca”, e risale a quando nel XVI secolo il marchese Matteo Barresi decise di esonerare i nuovi arrivati e i mercanti di passaggio dal pagamento dei tributi fiscali per incrementare la popolazione e i commerci.

Qui il tempo scorre lento, e sebbene questo possa comportare qualche disagio sotto certi aspetti – la distribuzione idrica, ancora affidata all’intuito e all’esperienza dei “fontanieri”, avviene manovrando storici chiusini e saracinesche stradali – preserva dalla scomparsa quelle tradizioni popolari che amiamo rincorrere in vacanza. Una tra tutte, quella degli ambulanti.

L’origine di questa professione si perde nella notte dei tempi: checché ne dica la massima popolare, si tratta con grande probabilità del mestiere più antico del mondo, come osserva Carlo Tanara del Cescot Emilia-Romagna, struttura di sviluppo, ricerca e servizi per la formazione promossa dall’Associazione Confesercenti regionale.

Perché «i raccoglitori, e dopo i cacciatori e i coltivatori, esercitavano l’attività per la sopravvivenza, invece il mercante utilizza per la prima volta la competenza, l’esperienza e l’attitudine per ricercare vantaggio economico e dunque è vera professione».

E se un tempo nei borghi agricoli non esistevano negozi stabili, ed erano gli ambulanti a far fronte alle necessità della popolazione rurale, a dorso d’asino e con tanto di carretto, oggi anche in un paese vagamente oscurantista come Barrafranca, supermercati, discount e alimentari di certo non mancano. Eppure, questi chiassosi mercanti di strada provenienti da tutto il circondario non hanno minimamente risentito dell’avvento della grande distribuzione organizzata, e ogni mattina, da sempre, riempiono i vicoli del paese radunando casalinghe e pensionati.

«Gli ambulanti mi ricordano la mia infanzia, quando per fare colazione aspettavo seduta sui gradini di casa che passasse il lattaio in bicicletta, con il latte caldo appena munto. Delle volte passava un altro signore con le sue caprette, che mungeva il latte proprio davanti ai nostri occhi, fino a quando eravamo noi a dire basta».

Il ricordo di Marianna, barrese doc di “generazione X”, stringe il cuore, generando anche una certa invidia in chi, come me, adesso sogna di fare un cenno di stop al pastore che munge imperterrito, quando la tazza è colma di latte caldo, invece di premere il pulsante della macchina del caffè per interrompere l’erogazione.

La verità è che non si tratta solo di romantica nostalgia: l’ambulante è uno di famiglia, conosce la “vita vera” della gente comune perché sta sulla strada, allo stesso piano di coloro che si servono da lui, di cui impara a conoscere i gusti, le abitudini, le storie, i drammi. E tutto senza filtri.

Ricorda i nomi di tutti, e quindi nessuno è sorpreso (tranne me) nel sentire il richiamo del commerciante di marzapane: «Frutta marturana! Zzù Pinù!» Non è invadenza, anzi, è cortesia, perché “zio Pinuccio” è lì che attende di essere allertato, pronto a correre dalla moglie Tina a elemosinare due spiccioli per acquistare i graziosi dolcetti al gusto di mandorle e miele (d’altra parte, in ogni matriarcato che si rispetti il denaro è amministrato dalle donne).

Tessendo relazioni durature, coltivate con affascinante naturalezza, questo mercante “moderno” manifesta indiscusse abilità di marketing, riuscendo a instaurare con i suoi clienti un solido rapporto di fiducia, perché sanno che è tutta roba fresca di giornata e quindi sono disposti a spendere anche qualche euro in più.

«Si alza prestissimo la mattina e va all’ingrosso della frutta e verdura. Chi ne ha del suo va direttamente nei campi a raccogliere i suoi prodotti. È tutta roba genuina, senza pesticidi. E quando non ce n’è più, lui te lo dice: “Signora, è finita per quest’anno”». L’ambulante è uomo d’onore, anche con i suoi concorrenti: «Se vendono le stesse cose non passano mai lo stesso giorno, si organizzano in modo da non darsi fastidio a vicenda», racconta Marianna.

Tutti a Barrafranca sono ancora vogliosi di scapicollarsi fuori di casa per acquistare verdura, formaggi, pesce o salumi, e non è solo merito delle abilità da Pr dell’ambulante. «La cosa più bella è ritrovarsi con i vicini a scambiare qualche parola in attesa dell’acquisto». Così i vicoli si fanno piazza, e i camioncini diventano un punto di raccolta per giovani donne, anziani e bambini, che corrono felici al grido di «Cornetti, Camillini, Pinguini, Fragolini e ghiaccioli!», sventolando le “nuove dieci lire”.

Qualcuno potrà considerarli retrivi, ma chi di noi durante la pandemia non ha riempito la casa di cibo, sorbendo file chilometriche davanti ai supermercati, pur di circondarsi di persone in cerca di uno sguardo complice in un momento di solitudine?

Quindi non ci stupiamo se esistono realtà in cui si preferisce spendere anche qualche soldo in più solo per il desiderio di una chiacchiera, quando nelle città “all’avanguardia” gli occhi corrono concentrati sugli scaffali dei grandi magazzini, incuranti della gente che vaga attorno altrettanto schiva. Marianna, mal celando forse un pizzico di vergogna, ammette: «Oggi, nel 2022, non è cambiato proprio nulla nel nostro paesino. Ma a me piace proprio così». E a noi pure.