DEMOCRAZIA À-LA-CARTE: VIENE ACCETTATA SOLO QUANDO VINCE IL PROPRIO LEADER, ALTRIMENTI È UNA FRODE

Categoria: Cultura

– DAGLI STATI UNITI AL BRASILE, PASSANDO PER L’ALLARME FASCISMO IN ITALIA, ORMAI LA POLITICA È DIVENTATA SINONIMO DI POLARIZZAZIONE

9.1.2023 dagospia.com lettura3’

– CHE SUCCEDERÀ ORA IN BRASILE? RAMPINI: “L’AGENDA SOCIALISTA DI LULA È ANNACQUATA. DEVE CUCIRE UNA COALIZIONE CON ELEMENTI CENTRISTI E PERFINO QUALCHE BOLSONARISTA” – “BIDEN DESCRIVE UN NUOVO SCONTRO DI CIVILTÀ, FRA IL CAMPO DELLE DEMOCRAZIE E QUELLO DEGLI AUTOCRATI. MA LULA NON PRENDE POSIZIONE..."

Rampini per il “Corriere della Sera”

Secondo Karl Marx la storia si ripete sempre due volte, la prima come tragedia, la seconda come farsa. Lo hanno confermato in Brasile i seguaci dello sconfitto Bolsonaro, che hanno inscenato due anni dopo la loro versione del 6 gennaio 2021.

Rampini per il “Corriere della Sera”

Imitando l'assalto dei trumpiani al Congresso degli Stati Uniti, un pezzo della destra populista brasiliana ha invaso la sede del Parlamento. Il comune denominatore è l'atteggiamento eversivo di chi non accetta il responso delle urne: il 30 ottobre il socialista Lula vinse senza ombra di dubbio, ancorché di stretta misura.

Questi comportamenti criminali puntano a distruggere un fondamento della democrazia, che è il riconoscimento della legittimità dell'avversario. La liberaldemocrazia funziona finché gli sconfitti accettano di farsi da parte, sapendo che grazie alla libera competizione elettorale la prossima volta potranno tornare a governare.

Se invece il partito rivale viene considerato come il male assoluto, allora il fine giustifica i mezzi e perfino la violenza diventa accettabile. Non è solo un vizio della destra quello di demonizzare l'avversario; però in questa congiuntura storica da Trump a Bolsonaro è quella parte politica che sdogana l'assalto più plateale alle istituzioni.

La sindrome dell'imitazione è tanto più pericolosa in quanto il Brasile non ha una liberaldemocrazia antica come la Repubblica statunitense, la quale è sopravvissuta a tante crisi dalla sua fondazione nel 1787. La transizione dalla dittatura militare a Brasilia avvenne ben più di recente, tra il 1985 e il 1988.

I bolsonaristi, che dal 30 ottobre covano il sogno di una rivincita illegale affidata alla piazza, hanno sperato di trascinare dalla loro parte le forze armate. Mentre scriviamo non c'è segnale che i militari vogliano giocare al golpe. Il governo Lula ha avuto l'astuzia di affidare proprio a loro la difesa del Parlamento.

Peraltro un Congresso vuoto: a differenza del 6 gennaio 2021 a Washington, quando senatori e deputati dovevano ratificare l'elezione di Biden, quello di Brasilia non era in sessione al momento dell'assalto e Lula era già presidente da una settimana. Senza un rovesciamento nell'atteggiamento dei militari, la messinscena bolsonarista non sembra destinata ad avere conseguenze sugli assetti di potere. Un altro attore importante è la Corte costituzionale, che ha poteri notevoli (perfino eccessivi, secondo osservatori indipendenti) ed è in mano alla sinistra.

Va aggiunto che Lula, alla sua terza presidenza, è diverso da quello che governò il Brasile nei primi due mandati, prima dell'arresto e della condanna per corruzione (poi annullata per un vizio di forma). La sua agenda socialista è annacquata per forza: alle elezioni ha vinto, ma non ha conquistato una maggioranza parlamentare. Lula deve cucire una coalizione eterogenea con elementi centristi e perfino qualche bolsonarista.

Al di là dei proclami che gli attirano simpatie internazionali - come la difesa ambientalista dell'Amazzonia - avrà un programma di governo abbastanza moderato. Sventolare di fronte all'opinione pubblica brasiliana lo spauracchio di un socialismo in salsa venezuelana o cubana non sembra realistico.

L'assalto resta gravissimo, e chiama in causa tante responsabilità. Incluse quelle nordamericane. Simbolicamente, mentre alcuni suoi seguaci erano tentati dal golpe di piazza, Bolsonaro risulta essere negli Stati Uniti: il Paese da cui è partito il cattivo esempio. Il 2023 si apre all'insegna di narrazioni contrastanti. Biden descrive un nuovo scontro di civiltà, fra il campo delle democrazie e quello degli autocrati. Ma in questa nuova guerra fredda Lula non prende posizione: non vuole distanziarsi né dalla Russia né dalla Cina. La destra che odia Lula ne scimmiotta il non allineamento, visto che alla liberaldemocrazia dimostra di non credere affatto.