GIOVANI TIMORATI. La Gen Z che non beve, non fuma, non ama ma puzza di naftalina. Una ricerca

Categoria: Cultura

Dal 1999 al 2019, nei paesi a più alto reddito, uomini e donne fra i 12 e i 16 anni hanno messo in campo una austerity dello spasso, dice la ricerca di Social Science & Medicine sui cambiamenti dei costumi giovanili. S'avanzano i giovani della terza età

GINEVRA LEGANZA 13 GEN 2023 ilfoglio.it lettura3’

La musica è finita se i giovani hanno piantato in asso festini e libertinaggio. Dal 1999 al 2019, nei paesi a più alto reddito, uomini e donne fra i 12 e i 16 anni hanno messo in campo una austerity dello spasso. Lo rivela la ricerca di Social Science & Medicine sui cambiamenti dei costumi giovanili. Sono numeri definitivi. Dati che tirano giù il sipario sulla vita nel fiore degli anni.

Trent’anni fa i quindicenni fumatori rappresentavano il 26 per cento del totale, oggi sono circa il 10.

E se è ancora vera la sentenza di Piero Ciampi: “…beve come un irlandese”, in queste ore la stessa l’Irlanda ottiene il via libera della Commissione Europea alle avvertenze sanitarie sui vini, le birre e i liquori. In attesa dell’ultima autorizzazione – quella dell’Organizzazione Mondiale del Commercio – per apporre il monito (l’alcol uccide, provoca cancri, aborti e tu ricordati che devi morire) su tutte le bottiglie, zavorrare l’export e incentivare i birromani a posare il boccale. La débâcle del tabacco – è naturale – tira a sé pure Bacco. Secondo la ricerca in Australia, Regno Unito, USA, Paesi Bassi e Nuova Zelanda, gli ultimi 15 anni hanno registrato un’inversione di tendenza, coi boomer beoni e i figlioletti vieppiù temperanti. E non vuoi che col vino venga via la carne dacché il sesso – innocuo mai – è spesso più nocivo di una sbronza. Il ragazzetto occidentale non è in vena di sbornia o di malamore. Non gli interessa complicare le cose, né per epatite né per voluttà (per fortuna che la copula calante riguarda soprattutto gli Stati Uniti mentre in Italia le cose sembrano stabili).

Insomma, la “bestia bionda” sembra accasciarsi. Ed è tutto molto chiaro: il ragazzo carnivoro di esistenza rende l’anima al dio del senso civico. Nonché al mantra della responsabilità. Si può sperare torni giovane come Benjamin Button, ma non è facile rifiorire con l’età. Nato timorato, il ragazzetto è già vecchio ventenne. Ed eterno ventenne gli sembra suo padre, disattento alla salute, fautore di un lifestyle sconsiderato.

 

 

Una recente prima pagina del Figaro titolava: “Quand les enfants veulent éduquer leurs parents”. Un racconto dei talebani del bene – salutisti e ambientalisti – nati fra i Novanta e gli anni nostri. La storia si apre col tuono di Louise Bussy. Louise ha ventisei anni ed è furente con la madre che lascia gocciolare l’acqua dal rubinetto. “Maman”, catoneggia la francesina, “non puoi fare questo al nostro Pianeta!”. La signora – intenerita ma pur spaventata dall’urlo – le sorride. Non come una madre, ma come una fanciulla al vaneggiare d’un vecchio. E come vecchi nonnetti parsimoniosi, Louise e molti suoi amici hanno smesso di comprare vestiti. L’abito di seconda mano soppianta la moda, che forse interessa alle maman. E ancora, le traversate atlantiche non si portano più. Le compere poche pure a Natale, quando i regali li avvolgono carte di giornale per scongiurare lo spreco.

Sono i giovani della terza età. I ragazzi occidentali che fanno economia nel mulinello di una decrescita infelice. Attentissimi a che la cicca non cada per terra. A che i padri non gli sciupino il mondo. Accorti su tutto ma non sul fatto che è dallo spreco di carne che nascono incontri, figli, fatti nuovi. E dallo spreco di esistenze – talvolta nel fumo nervoso di una sigaretta – nascono le opere, i giorni, i capolavori.

Vallo a spiegare alla Gen Z anerotica e sostenibile che la parsimonia è l’anticamera – o forse l’antinferno – dell’estinzione. Ma sarà giusto l’antinferno il destino d’un bacchettone (ché l’inferno bisogna pur meritarselo). È quel vestibolo anodino che attende chi non beve, non fuma, non ama e puzza pure di naftalina.