NELLA STANZA SEGRETA DI MICHELANGELO – APRE PER LA PRIMA VOLTA IL NASCONDIGLIO

Categoria: Cultura

LI SI RIFUGIÒ IL GENIO PER SFUGGIRE ALL’IRA DI CLEMENTE VII E DEI MEDICI, DOPO AVER APPOGGIATO LA REPUBBLICA: ERA IL 1530

16.11.2023 dagospia.com lettura2’

E IN QUELLA STANZA SOTTO LE CAPPELLE MEDICEE, A FIRENZE, L’ARTISTA CI RIMASTE PER TRE MESI, DISEGNANDO SULLE PARETI CHE OGGI CI RIPORTANO PROGETTI E IDEE...

Estratto dell’articolo di Pierangelo Sapegno per “La Stampa”

Questo è un tempio del pensiero. Lo capisci, mente ti fermi a guardare. È il pensiero di un genio, disegnato sui muri, senza immaginare che sarebbe arrivato a noi. Una piccola stanza sotto le Cappelle Medicee, due finestrelle e un pozzo sulla destra, quando scendi i gradini, perché lo chiamavano il lavamani questo posto, come spiega Ludovica Zarrilli, che ci accompagna dentro alle parole che non riusciamo a dire, trasformate dalla mano sapiente di Michelangelo in questi abbozzi di «morbido fulgore», volti, gambe, idee preparatorie. Ci era rimasto tre mesi, nel 1530, fra giugno e ottobre, per sfuggire all'ira di Clemente VII e dei Medici, dopo aver appoggiato la Repubblica.

[…] Sulle pareti ci sono studi di figure intere, ma anche schizzi più o meno sommari di parti anatomiche, profili di volti e corpi ritratti in varie modalità, realizzati con carboncino, gessetti e sanguigna, un'ocra rossa che serviva a fabbricare pastelli per il disegno . Sono pensieri. Progetti. Idee. Il profilo delle gambe in posa seduta sembra essere lo studio per la statua di Giuliano de' Medici che si trova nella Sagrestia Nuova, proprio sopra questa stanza.

Il volto barbuto che appare tra gli schizzi sul muro assomiglia a uno di quelli del gruppo scultoreo del Laocoonte. C'è anche una figura umana che sembra librarsi in volo su una delle pareti. In piedi tra queste quattro mura illuminate adesso dalle luci, ma allora rischiarate appena da due finestrelle affacciate sul Canto dei Nelli, è come se si stesse sbirciando nella mente di Michelangelo.

La sua "stanza segreta" è un locale angusto, un rettangolo di dieci metri per tre, con una volta alta non più di due metri e mezzo, che si trova nel complesso delle Cappelle Medicee di Firenze. Ci si accede dalla Sagrestia Nuova del Museo, scendendo per dodici ripidi scalini di pietra, con un poggiamano in ferro al lato destro che ne accompagna il cammino, troppo basso per i giganti che siamo diventati oggi.

Da oggi questo tempio del pensiero è aperto al pubblico. Peccato solo che sia praticamente già tutto prenotato fino a marzo.

Francesca De Luca, storica d'arte e responsabile delle Cappelle Medicee, ha definito la stanza «un vero unicum per il suo eccezionale potenziale evocativo», anche perché gli schizzi che contiene sono spesso «tracciati da segni che attestano una grande chiarezza progettuale». Eppure fino agli Anni Cinquanta questo rettangolo di mura era stato usato come deposito di carbonella, prima di rimanere inutilizzato, nascosto dietro a una botola, dove erano stati accatastati mobili e cianfrusaglie.

Tutto cominciò nel 1975, come racconta Monica Bietti, che era la direttrice delle Cappelle Medicee fino al 2020 e che ne seguì l'ultimo riassetto estetico, quando l'allora responsabile Paolo Del Poggetto si imbatté casualmente in questo tesoro, mentre cercava di trovare una nuova uscita per il Museo. […] Un team di esperti ha passato diverse settimane a rimuovere i due strati di intonaco con gli scalpelli.

Terminato il lavoro emersero dozzine di disegni.

Del Poggetto concluse che nel 1530 l'artista si sarebbe rifugiato in questa stanza, con la protezione del priore di San Lorenzo Giovanni Fingiovanni, che era un suo caro amico. Trascorse questi tre mesi di semiprigionia a fare il punto della sua vita e della sua arte.

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