per le etichette della terza Magnum Series de La Maison & Velier, interamente dedicata alla distilleria giamaicana Hampden
Eugenia Torelli 4.12.2025 gastronomica linkiesta.it lett4’
Incontaminato. I pavoni e la foresta sull’etichetta dell’Hampden 8 anni (2017, mark <>H) della terza Magnum Series de LM&V @Cristina De Middel / Magnum Photos
Questo è un articolo de Linkiesta Magazine 03/25 – Senza alternativa. Si può acquistare qui.
Quando parti per un progetto da realizzare, se sei una fotografa professionista, di solito lo fai con un’idea, quanto meno in termini di procedimento da seguire. Arrivi, ti ambienti, ti fai dare indicazioni, fai delle ipotesi, dei bozzetti, prove di costruzione dei set e il lavoro in qualche modo procede. Ma il procedimento non è sempre così lineare, soprattutto se l’ambientazione in questione è Hampden, distilleria di Trelawny in Giamaica, che da oltre trecento anni produce rum, sempre e orgogliosamente alla stessa maniera.
«La prima cosa che vedi quando arrivi è un viale fiancheggiato dalle palme, che annuncia qualcosa di interessante più avanti». Sorride Cristina De Middel, presidente della storica agenzia Magnum Photos, ricordando il suo arrivo alla proprietà. «Il compito posto da La Maison & Velier era molto preciso: ritrarre l’aroma, dipingere gli odori delle cose, che di per sé è già una contraddizione». Ma anche un incarico invitante per una fotografa come lei, che nel suo lavoro le contraddizioni le insegue sempre, giocando con quel dialogo tra realtà e finzione che si genera proprio di fronte all’obiettivo.
In questo caso, lo scopo del lavoro era portare a casa una serie di scatti per le etichette della terza Magnum Series de La Maison & Velier, l’ultimo progetto realizzato in collaborazione con Magnum Photos dalla realtà di riferimento internazionale nel mondo di whisky, rum e premium spirits, nata dall’unione dell’italiana Velier e della francese La Maison du Whisky (qui vi avevamo raccontato la prima e qui la seconda).
Piante, vegetazione che si riprende tutto come se fosse liquida, una vecchia villa, maestosa con indosso tutti i suoi anni, così come i muri, grezzi e pesanti d’umido quanto l’aria, poi pavoni come una visione, prima di addentrarsi tra travi consunte, l’odore della melassa, quello pungente dei frutti decomposti, tubature nere che arrivano da e vanno chissà dove, tra pozzi, tini, magma scuri che sbuffano, metallo caldo, incessantemente. Forse ci si avvicina a quello che i giamaicani chiamano bangarang, una moltitudine di tante cose diverse messe assieme.
«È straordinario – dice De Middel – ci sono input e stimoli ovunque. Ogni mattina ci sentivamo come in un parco giochi in cui decidere quali follie e quali esperimenti avremmo fatto, senza aspettarci niente di esatto». Qualcuno dice di aver visto dei bozzetti, ma solo per un attimo, poi è saltato fuori un tappeto rosso srotolato tra le palme ad attendere la nebbia, i pavoni si sono ritrovati tra i tini di fermentazione della melassa, cavalli, rasta e via così. «It was so real, era così vero – ripete – L’odore della melassa mescolato al tempo stesso, il modo in cui gli edifici sembravano respirare e le persone che vi si muovevano con gesti insieme precisi e senza tempo: sono stati questi elementi a guidare il mio sguardo».
@Cristina De Middel/Magnum Photos
Invito a Hampden. Un tappeto rosso tra le palme per l’Hampden 4 anni (2021, mark DOK) della terza Magnum Series de LM&V @Cristina De Middel/Magnum Photos
Così di foto, anziché quattro, ne sono uscite centosettantasette e sceglierle pare non sia stata un’impresa facile. Solo venticinque sono state selezionate e stampate per essere esposte al Quai de la Photo a Parigi nella mostra “The Fragrance of Trelawny” dal 24 al 28 settembre scorso, durante la quale è stata presentata la Magnum Series. Tra quelle esposte, c’erano anche le immagini scelte per le etichette dei quattro rum, imbottigliati in poche centinaia di esemplari a 60% vol, sia in formato standard sia magnum. Così, quel tappeto rosso steso sul viale di ingresso, adesso invita a entrare nel mondo della distilleria dall’etichetta dell’Hampden quattro anni, distillato nel 2021, mentre il pavone attende sulla bottiglia del sette anni (2018) e diversi momenti della giornata alla tenuta sono scanditi dalla luce sulle etichette dell’otto e del nove anni (rispettivamente del 2017 e del 2016). Ma non è il caso di fossilizzarsi sull’ordine. Non qui. Ogni bottiglia contiene un mark diverso – una diversa ricetta della distilleria – e i gusti non sono matematica. Perché non partire dal più invecchiato per poi rientrare dalla porta principale? Che tanto il viaggio non è mica finito. Nel frattempo, infatti, le ventuno foto dell’esposizione che non sono state scelte per la Magnum Series, sono andate a colorare altrettante etichette di altrettanti rum, ciascuno espressione di un mark e di un’annata differenti di Hampden, imbottigliati in formato magnum e messi all’asta online nella settimana successiva al lancio della serie.
Come una visione. Un pavone tra i tini di fermentazione sull’etichetta di Hampden 7 anni (2018, mark HGML) della terza Magnum Series de LM&V @Cristina De Middel/Magnum Photos
Ma alla fine, dalle foto arrivano gli aromi? «Volevo fotografare Hampden non come un sito industriale, ma come organismo vivente», dice De Middel. Allora ha fatto centro, perché Hampden non è altro che un incubatore di tutto ciò che serve a creare gli aromi irripetibili dei suoi rum. L’odore di Hampden permea tutto, come dice Peppie Grant, il tour manager della distilleria che ha seguito da vicino la realizzazione del progetto. E quando gli chiedi se rivede la “sua” Hampden nella prospettiva di De Middel, ti risponde con un sorriso: «Sono aperto a quella prospettiva. La singolarità non potrebbe mai essere perfetta, è la molteplicità che fa girare il mondo». Sipario.