Bipolarismo, piano con i funerali

Categoria: Cultura

Non bastano le regionali spagnole a seppellire un modello stanco ma vivo

di Redazione | 25 Maggio 2015 ore 17:13 Foglio

I becchini del bipolarismo, che si erano esercitati nelle loro pratiche cimiteriali prima del voto britannico, sulla base di sondaggi fallaci, hanno ripreso ora la loro azione in seguito all’esito di quello spagnolo in numeroe regioni e città. La loro tesi è sempre la stessa: l’emergere di movimenti di protesta avrà l’effetto di scompaginare le tradizionali formazioni cardine delle coalizioni moderate e progressiste, aprendo la strada a una “nuova” politica. A guardar bene, però, persino in Spagna, dove il voto sanzione ha colpito duramente il partito di governo (assai meno l’opposizione socialista), il Pp resta il primo partito, il Psoe il secondo e l’esplosione di Podemos lascia il movimento di Pablo Iglesias al terzo. Non è detto, peraltro, che movimenti che raccolgono consensi antagonistici quando non è in discussione il governo nazionale riescano poi a ripetere il loro exploit nelle elezioni parlamentari, quando si vedrà quanto siano fragili e inapplicabili i loro precetti di politica economica. Questo non significa che le formazioni che puntano a mantenere una funzione centrale nei sistemi politici non debbano rinnovarsi, oppure, nel caso in cui non siano in grado di farlo, non possano essere sostituite in quel ruolo da altre. Il bipolarismo non consiste nella fissità immutabile dei protagonisti della dialettica politica, ma nel mantenimento di una possibilità concreta di competizione e di alternanza tra classi dirigenti in competizione.

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Anche nel voto spagnolo si manifesta una volontà delle forze emergenti di assumere un ruolo centrale in un diverso bipolarismo. Podemos punta a egemonizzare la sinistra, Ciudadanos il centro, e si vedrà se queste ambizioni hanno una concreta possibilità di realizzarsi quando dovranno misurarsi non solo con le declamazioni propagandistiche, come hanno fatto finora, ma con le scelte di governo o di opposizione e con le alleanze. L’alternativa al bipolarismo, che viene tanto esaltata come liberazione da un assetto di potere che si autoperpetua, è soltanto la centralità di una sola formazione che si sceglie volta a volta le alleanze, secondo l’antico schema democristiano, o l’estremismo di tipo greco che ha abbattuto il tradizionale bipolarismo, che lì aveva assunto addirittura carattere dinastico, ma non ha avviato una politica credibile alternativa, col rischio sempre più prossimo di portare il paese dalla sconfittta alla disfatta. Sarebbero sciocchi i dirigentid delle formazioni politiche tradizionali a non cogliere le spinte al rinnovamento che vengono anche in forme elettorali dalla società, ma è ancora più semplicistico immaginare che la protesta, tanto utile per gestire una battaglia di opposizione anche efficace, possa fornire le soluzioni di governo indispensabili a società complesse e a democrazie mature.  

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