Il voto dei greci accaparrato da imbecilli e torvi demagoghi. L'insurrezione greca contro la «dittatura dei mercati»

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ha, tra gli altri, l'effetto di scavare un nuovo solco tra la sinistra riformista e quella radicale, simile a quello che si determinò, all'inizio della prima guerra mondiale tra le grandi socialdemocrazie che votarono i crediti di guerra in Germania, in Francia e in Gran Bretagna, ma non in Italia

 di Sergio Soave Italia Oggi, 8.7.2015

L'insurrezione greca contro la «dittatura dei mercati» ha, tra gli altri, l'effetto di scavare un nuovo solco tra la sinistra riformista e quella radicale, simile a quello che si determinò, all'inizio della prima guerra mondiale tra le grandi socialdemocrazie che votarono i crediti di guerra in Germania, in Francia e in Gran Bretagna (ma non in Italia e naturalmente non in Russia dove non esisteva una rappresentanza parlamentare). Quella divisione, dopo la rivoluzione d'ottobre, diede vita a quella tra socialisti e comunisti, durata per settant'anni. Naturalmente anche in questo caso vale la previsione di Karl Marx, secondo il quale la storia si ripete, ma la prima volta in tragedia e la seconda in farsa. Basta leggere le dotte analisi di Miguel Gotor, l'ideologo della corrente di Pierluigi Bersani, per rendersene conto. «Alleandosi alla Merkel, ha scritto, i partiti socialisti europei non hanno svolto il ruolo che sarebbe loro spettato». Poi, siccome tutti i salmi finiscono in gloria, se la prende con Matteo Renzi e sulla sua gestione del semestre europeo: «Occasione sprecata, siamo partiti dal mito di Telemaco e siamo finiti a pranzo con i proci a contrattare uno sconticino di flessibilità sul deficit».

Una vera sinistra, a quanto pare, dovrebbe invece tornare a Catilina e al suo programma di cancellazione dei debiti (Gotor lo chiama pudicamente «ristrutturazione dei debiti pubblici»). C'è qualcosa di profondamente ipocrita in questa visione offerta come soluzione miracolistica da chi sa benissimo quanto sia irrealistica. L'idea che a una Europa a trazione tedesca o franco-tedesca se ne possa sostituire una a egemonia greca è assolutamente ridicola, così come quella che si possa correggere i difetti di un sistema bancocentrico semplicemente chiudendo le banche o che si possa rispondere ai creditori che se il popolo non vuole ripagarli ha ragione e per giunta debbono continuare a prestare capitali a chi non li restituirà mai.

Eppure una parte consistente della sinistra (e della destra) europea diffonde queste sciocchezze demagogiche, senza nessun interesse per la sorte dei Greci, che anzi vengono invitati ad andare «fino in fondo» cioè a fondo, solo per dare forza a una battaglia tutta interna contro i governi moderati, di centrodestra o di centrosinistra che siano. Naturalmente la costruzione europea è piena di difetti e di pesi burocratici insopportabili, ma la soluzione di questo grave problema non sta di sicuro nella demagogia truffaldina, che aggrava solo le contraddizioni in attesa di un momento palingenetico che, per fortuna, non viene mai.

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