Cosa vuol dire uccidere in nome di Dio

Categoria: Cultura

Ci conquisteranno non senza prima averci fatto a pezzi, col nostro politeismo dei valori, il multiculti, la decristianizzazione. L’unica superiorità è la combinazione di abbondanza e tecnologia, la guarnigione della civiltà che si chiama Israele

di Giuliano Ferrara | 17 Novembre 2015 ore 06:18 Foglio

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I lettori si domandano: che facciamo? Vorrebbero risposte assolute, risolutive. Anzi, una sola risposta. Ovviamente nessuno ce l’ha, specie nell’era dell’inetto Corbyn e del boicottaggio di Israele, ma un’approssimazione è possibile. Non serve expertise geopolitica, non serve orgoglio ideologico. Serve il contrario. Buonsenso, esperienza politica della dialettica tra amico e nemico, la giusta dose di pessimismo sullo stato del mondo occidentale che è oggi sotto attacco. Parlo del mondo vario che va dai funzionari e impiegati del capitalismo e del commercio internazionale, World Trade Center,  alle ragazze afghane che vogliono studiare all’occidentale agli utenti dei treni e della metropolitana di Atocha e dell’alta velocità Bruxelles-Parigi ai turisti visitatori di un museo in Tunisia alla allegra perversa sadiana  movida del Bataclan dove si canta “Kiss the devil”, bacialo nella bocca, mentre cominciano a crepitare i kalash, fino allo Stade de France, dove i morti sarebbero stati ancora a centinaia se non avessero fallito i due commando di Francia-Germania. Non sprovvisto di buona retorica, ma retorica al fondo sofistica, il direttore di Repubblica dice: la nostra libertà fa paura. Io nel mio piccolo antiretorico e buonsensaio dico: la nostra paura li incoraggia.

 

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Insomma, oh lettore, guardati da chi la sa lunga sull’atlante geografico, scambiato per “terreno”, e pretende di guidarti fuori dallo scontro di civiltà e dalla guerra di religione in nome di una presunta scienza non valoriale, fredda e chirurgica come la più nichilista e riluttante delle storiografie o delle sociologie. Se vengono qui, o anche a Karachi e a Kandahar, in Kenya e in Nigeria, a Tel Aviv o a New York, oppure se si radicalizzano in loco, se si chiamano Mohamed, se sono armati da Mohamed, se hanno letto il testo unico del Corano dettato a Mohamed, se gridano Allahu akbar, se sparano contro le folle al caffè concerto o deviano gli aerei o fanno saltare gli stadi, fidati del tuo naso, o di quello di Ratzinger: vuol dire, se questo accade, che è in atto uno scontro di civiltà e di religione, e che a combatterlo per adesso, in quanto tale, in nome di Dio, dopo la decolonizzazione, nell’occidente del benessere e dell’immigrazione libera, sono loro e soltanto loro, i combattenti islamisti o shahid o jihadisti. Il terrorismo non esiste, i servizi possono poco, c’è una guerra religiosa e blasfema, ma blasfema per noi, in corso. Per loro è una guerra santa. Fidati. Non di me, di te.

 

Conquistare la mappa geopolitica del terrore

Poi c’è l’orgoglio ideologico vano. Molti canti della Marsigliese, molte manif., molto occidente parlato. Molto umanitarismo. Molto pianto per le vittime. Molta demonizzazione o diabolizzazione dell’avversario, il solito branco di lupi impazziti. Abbraccerei l’intera redazione di Repubblica per la loro capacità di fissare un’identità comune sulla catasta dei corpi dei morti ammazzati, e solo lì. Allo Stade de France furono cantate la Marsigliese e Deutschland über alles. Ma al Bataclan le parole in musica degli heavy death metals erano queste, e vi risparmio la traduzione perché siete persone molto istruite e avete a disposizione il vocabolario di Google per tradurre un testo di primitivismo morale inaudito:

I’ll love the Devil / I’ll sing his song / I will love the Devil and his song

Who’ll love the Devil? / Who’ll kiss his tongue? /  Who will kiss the Devil on his tongue?

I’ll love the Devil / I’ll kiss his tongue / I will kiss the Devil on his tongue

Who’ll love the Devil? / Who’ll sing his song? / I will love the Devil and his song 

Who’ll love the Devil? /  Who’ll kiss his tongue? / I will kiss the Devil on his tongue

Who’ll love the Devil? / Who’ll sing his song? / I will love the Devil and sing his song

Dunque piano con l’orgoglio occidentalista. Siamo una civiltà in decadenza: demografica, culturale, religiosa, politica. Siamo figli dei lumi e apostati del cristianesimo, e su Libération, a cadaveri caldi, c’era un bell’articolo malinconico in difesa del modo di vita della movida di Oberkampf, Parigi, che rivendicava le dolcezze desideranti della nostra perversione e benediva un cielo vuoto di dei, perché si vedono meglio le stelle e ci si ama follemente. Viva il meticciato, e fanculo il Natale, la Pasqua e le campane.

Fidati del tuo buonsenso. Questi che di Dio ne hanno uno solo, di libro uno solo e chiarissimo nella prescrizione legale del dovere di ogni buon musulmano, annientare chi non lo è, ci conquisteranno non senza prima averci fatto a pezzi, noi e il nostro politeismo dei valori, noi e il multiculti, noi e il meticciato, noi e le nostre pillole aborti divorzi eugenetiche e gay culture, noi e la decristianizzazione spiritualista che sputa sulla chiesa, sul clero, sulla curia, sui simboli della morale cattolica, talvolta anche dal vertice della chiesa stessa. Non sono impazzito, dico una verità (forse ce ne sono altre) che è pazza come è pazza la realtà della storia, come noto dopo Shakespeare  “una sinistra favola raccontata da un idiota”. Che fare? L’unica superiorità è la combinazione di abbondanza e di tecnologia, e l’avanguardia o guarnigione della civiltà che si chiama Israele. Bisogna andare lì, rinunciare al Bataclan, e intimidire, conquistare la mappa geopolitica del terrore a sfondo religioso, inondarli di democrazia armata e capitalismo, sfamarli, organizzarli, rispettando il loro credo e imponendo il rispetto del nostro a viva forza, come con Rumsfeld e Cheney: è il compito del XXI secolo, mi spiace. Altre soluzioni, a parte la nostra devastante resa o il dominio inutile dell’aviazione? Aspetto che me le forniscano gli esperti e gli ideologi.

Categoria Cultura

Commenti

1-      franco bolsi • 22 minuti fa

Dobbiamo ricondurre la ragione al suo posto, è l’unica strada. L’occidente razionalista e libertario, spesso nichilista, è irrazionale. Dobbiamo

ribaltare la vulgata o se preferiamo il “paradigma” che gli Scalfari come un

esercito di altri parolai parla alla testa della gente. Parlano alla pancia. Le

persone vogliono sentirsi dire che il pericolo è sotto controllo, che l’islam è

buono, che gli islamisti non sono il vero islam e che l’Iran è un alleato

potenziale. La pancia delle persone vuole sentir dire che le religioni sono

tutte uguali, che il dio islamico è uguale al nostro, per quei pochi che ci

credono. E’ meglio considerare le masse islamiche solo come poveri in cerca di

fortuna o in fuga da guerre. Tranquillizza e la pancia suggerisce: passerà. Se

parli alla pancia delle persone, non hai scelta, devi ammorbidire le stragi di

Parigi e di cento altre città. Parlare alla testa delle persone significa dire

cose terribili. Significa prepararli a modificare l’idea che i diritti non sono

universali, come ogni costruzione umana. Significa prepararli alle inevitabili guerre con molti morti dell’altra parte uccisi da bombardamenti o cannoneggiamenti e qui da noi nei treni e negli stadi. Significa che se vuoi continuare a scegliere fra la tua libertà di negare Dio o accettarlo devi eliminare con violenza inaudita il nemico che ti vuole sottomesso, sia sunnita o sciita. Significa che devi modificare le tue abitudini non per compiacere l’avversario, ma perché sei in stato di guerra e hai il nemico in casa. Abbiamo tecnologie infinitamente superiori al nemico e possiamo vincere a patto che si parli alla testa delle persone.

2-      Franco Bonavia • un'ora fa

Repubblica dice: la nostra libertà fa paura. Ferrara ribatte: la nostra paura li incoraggia. In queste due frasi sta tutta la differenza tra Repubblica e il Foglio. Repubblica ragiona come i jihadisti che dicono “i nostri coltelli fanno paura”, e se ci pensate bene leggere le intemerate di Mauro o Scalfari sulla corruzione fa capire che enfatizzare la purezza della vita politica li avvicina al pensiero jihadista che vuole una società libera dal peccato. Per Ferrara il pensiero dominante è pervaso da pavidità, e se parla di illeciti sa dare il giusto peso alle cose. Non è una slinguata all’Elefantino, ma gli riconosco un equilibrio di giudizio che a Repubblica manca. Si consoli Mauro, se devo scegliere una jihad preferisco la sua a quella di Al Baghdadi!

3-      Salvatore Indelicato • un'ora fa

No, caro Ferrara, non è impazzito. Dice solo la sacrosanta verità. Quando si impedisce ai ragazzi di andare alla mostra dove è esposta la profetica Crocifissione bianca di Marc Chagall e, allo stesso tempo, si pensava di esporre a Lucca il Piss Christ e non lo si è fatto perchè "la

coscienza socioculturale ha dimostrato una inadeguatezza al

riconoscimento della libertà di espressione artistica e ho dovuto constatare

che i tempi e i luoghi non sono ancora sufficientemente maturi per il

riconoscimento della libertà di espressione", quando succedono queste cose allora non è lei che è pazzo, non sono io che sono pazzo. Siamo, ormai, solo poveri alieni nel nostro piccolo mondo antico.

4-      Giorgio Salzano • un'ora fa

Grazie, Ferrara, per aver riportato il testo di una canzone del gruppo heavy metal che cantava al Bataclan. Potremmo dire che il pubblico si è trovato a vivere quel che gli veniva cantato: a dovere cioè baciare il diavolo. Che altro posso aggiungere? Tutto il resto ce lo diciamo quotidianamente sul Foglio. Dichiarare di uccidere in nome di Dio sarà anche una bestemmia, una cosa, se vogliamo, diabolica. Non c'è tra noi occidentali chi non consenta. Ma difendersi è cosa giusta, lo dice anche il grande Catechismo della Chiesa Cattolica. E se io posso, personalmente, rinunciare a combattere per il supremo coraggio del "porgere l'altra guancia", non posso pretendere la stessa testimonianza da altri, e sono anzi chiamato a difenderli nei limiti delle mia capacità. Se poi la difesa richiesta è collettiva, si parlava una volta nella morale cristiana di guerra giusta: non sarebbe un esercizio diabolico di violenza, ma un esercizio simbolico di forza. E chissà, forse non sarebbe neanche sbagliato dire che in tal caso faremmo la volontà di Dio.

5-      Paola Ceva • 2 ore fa

Giusto e provato! Infatti è di questa mattina la dichiarazione di Kerry che "...macché scontro di civiltà!... questi sono psicopatici..." e al Tg5, durante una breve intervista a Marine Le Pen, si poteva chiaramente notare l'omissione da parte della traduttrice del termine 'islamista', ogni volta che l'intervistata lo pronunciava. Siamo, a tutti i livelli, come la vittima ipnotizzata dal serpente che sta per divorarla. Solo l'esempio di Israele potrebbe svegliarci, ma il terrorismo a casa loro fa comodo chiamarlo 'intifada' e lo si giustifica... quello da noi, follia, per esorcizzarlo, e invece sono la stessa cosa.

6-      Barbara Ferrari • 4 ore fa

ho ricevuto questo messaggio, se riterrete opportuno pubblicarlo ve ne sarò grata, Barbara

AUSTRALIA DA' LEZIONE DI CIVILTA' A TUTTO L'OCCIDENTE!!

Ai musulmani che vogliono vivere secondo la legge della Sharia Islamica, recentemente è stato detto di lasciare l’Australia, questo allo scopo di prevenire e evitare eventuali attacchi terroristici.

Il primo ministro John Howard ha scioccato alcuni musulmani australiani dichiarando:

GLI IMMIGRATI NON AUSTRALIANI DEVONO ADATTARSI!

“Prendere o lasciare, sono stanco che questa nazione debba preoccuparsi di sapere se offendiamo alcuni individui o la loro cultura. La nostra cultura si è sviluppata attraverso lotte, vittorie, conquiste portate avanti da milioni di uomini e donne che hanno ricercato la libertà.

La nostra lingua ufficiale è l’INGLESE, non lo spagnolo, il libanese, l’arabo, il cinese, il giapponese, o qualsiasi altra lingua. Di conseguenza, se desiderate far parte della nostra società, imparatene la lingua!

La maggior parte degli Australiani crede in Dio. Non si tratta di obbligo di cristianesimo, d’influenza della destra o di pressione politica, ma è un fatto, perché degli uomini e delle donne hanno fondato questa nazione su dei principi cristiani e questo è ufficialmente insegnato. E’ quindi appropriato che questo si veda sui muri delle nostre scuole. Se Dio vi offende, vi suggerisco allora di prendere in considerazione un’altra parte del mondo come vostro paese di accoglienza, perché Dio fa parte delle nostra cultura. Noi accetteremo le vostre credenze senza fare domande. Tutto ciò che vi domandiamo è di accettare le nostre, e di vivere in armonia pacificamente con noi.

Questo è il NOSTRO PAESE; la NOSTRA TERRA e il NOSTRO STILE DI VITA. E vi offriamo la possibilità di approfittare di tutto questo. Ma se non fate altro che lamentarvi, prendervela con la nostra bandiera, il nostro impegno, le nostre credenze cristiane o il nostro stile di vita, allora vi incoraggio fortemente ad approfittare di un’altra grande libertà australiana: IL DIRITTO AD ANDARVENE. Se non siete felici qui, allora PARTITE. Non vi abbiamo forzati a venire qui, siete voi che avete chiesto di essere qui. Allora rispettate il paese che Vi ha accettati”.

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7-      Francesco Cassini • 5 ore fa

Chiaro, logico, conciso, ma soprattutto giusto!

Thanks