Google si è ritirato: non ce la fa a fare concorrenza a Facebook

Categoria: Economia

L’'epoca della moderazione forzata di uno strapotere di mercato ormai incontrastabile si avvicina: a Google, per la sua unicità nei motori di ricerca, e a Facebook per quella nei social.

di Sergio Luciano, 11.10.2018 www.italiaoggi.it

Se avete a cuore quell'ingrediente essenziale della libertà economica che è la libera concorrenza; se temete che il dilagante successo dei social media insidi la privacy; e se sospettate che gli stessi social siano dannosi per l'intelligenza dell'umanità; quella di ieri dovrà sembrarvi una buona giornata. Perché Google ha dovuto annunciare la chiusura del suo tentativo di lanciare un social network capace di contrapporsi a Facebook: Google+.

La causa occasionale di una decisione che conclude fallimentarmente ben sette anni di tentativi (resterà aperta solo la versione per le aziende, piccola cosa) è, per di più, uno scandalo tecnologico, cioè la notizia, riportata dalla Cnbc, che i dati di 500 mila utenti di Google+ sarebbero stati esposti ai curiosi (non solo agli hacker!) per un problema di software che ha colpito Google e che la società avrebbe deciso di non comunicare pubblicamente. Sta di fatto che il colosso dei motori di ricerca (e non solo!) ha confermato la chiusura per i consumatori del suo zoppicante social network.

Cerchiamo di capire ora perché è una buona notizia. Innanzitutto perché dimostra che lo spazio di mercato per i social network è terminato: se ce ne fosse stato, non c'è dubbio che il potentissimo operatore se lo sarebbe preso.

In secondo luogo perché dimostra che neanche la forza di Google è riuscita a sconfiggere quella di Facebook: quest'ultimo infatti, tra il social che gli dà il nome e le controllate Istagram e Whatsapp, fa la parte del leone. Dunque Facebook è di fatto il monopolista dei social come Google è il monopolista dei motori di ricerca: sappiamo con chi abbiamo a che fare, e soprattutto lo sa l'Antitrust. Sarà ben difficile in futuro agli avvocati di Facebook sostenere, nelle corti antitrust di mezzo mondo, che Facebook non esercita una posizione dominante lesiva della concorrenza se nemmeno l'altro colosso del web è riuscita a scalfirla.

Che cosa accadrà, adesso? Di immediatamente conseguente alla non serena dipartita di Google+, non accadrà un bel niente. Però l'aria è cambiata attorno ai titani di internet. A cominciare dalle autorità europee per proseguire, fortunatamente, anche con la pur sgangherata e ondivaga politica di Trump al riguardo: nell'insieme, l'adorante consenso che avvolgeva tutti i big della Silicon Valley negli anni di Obama è fortunatamente un pallido ricordo. La morsa dell'Antitrust si sta stringendo. E l'epoca della moderazione forzata di uno strapotere di mercato ormai incontrastabile si avvicina: a Google, per la sua unicità nei motori di ricerca, e a Facebook per quella nei social.

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