Oggi ci sono dei dati certi: l'auto elettrica distrugge lavoro

Categoria: Economia

Come sempre, l'innovazione tecnologica non va contrastata ma incanalata e accompagnata dagli opportuni aggiustamenti

di Sergio Luciano31.1.2019 www.italiaoggi.it

L'auto elettrica distrugge lavoro. Non è il grido d'allarme di un luddista o di un grillino ossessivo. È la conclusione scientifica cui conducono le analisi dei tecnici che è stata richiamata in una recente intervista da un interlocutore di assoluto rango come Alberto Bombassei, padrone della Brembo, azienda leader mondiale nel settore dei freni per autoveicoli.

Nelle persone di spirito e visione (una volta si diceva «magnanime») il successo e la maturità che nasce anche dall'età annullano le tendenziosità fatalmente indotte dall'interesse personale o dai pregiudizi ideologici in chi è più giovane o meno solido. Un imprenditore di straordinario successo come Bombassei ne è stato spesso la riprova, negli ultimi anni. Anche per il suo impegno politico, sincero, dedito e spassionato. Ed oggi, pur essendo un imprenditore capitalista a 24 carati, pur non essendo più parlamentare, continua a dare indicazioni e spunti preziosi al dibattito sui temi di competenza. Che possono anche sembrare «di sinistra».

Bombassei ha dunque ricordato a tutti come la produzione di veicoli a propulsione elettrica, semplificando di molto il numero dei pezzi e delle componenti che contraddistinguono oggi i propulsori termici, cioè a benzina, diesel o gas, semplifica tutta la catena produttiva e rende superflua, al netto di quanto già non faccia l'automazione, la bellezza di un milione di posti di lavoro nell'auto. E sia chiaro che siccome le auto devono comunque frenare, termiche o elettriche che siano, il monito di Bombassei non è in alcun modo interessato. Cioè non è volto al contrasto o rallentamento del fenomeno stesso.

Legittimo chiedersi però: che fare? Niente di specifico: troppi ed evidenti sono i vantaggi che l'auto elettrica potrebbe apportare all'ambiente (centralizzando le emissioni legate alla produzione di energia in poche grandi e ben filtrate centrali); troppo ed evidente è l'interesse del pubblico.

Come sempre, l'innovazione tecnologica non va contrastata ma incanalata e accompagnata dagli opportuni aggiustamenti. In questo caso, quelli che occorreranno per gestire il problema dell'esubero di lavoratori da tutti i settori manifatturieri investiti dall'automazione o, come in questo caso, dalla trasformazione costruttiva dei prodotti.

Anche con forme serie e sostenibili di sostegno al reddito. Il guaio è che siccome chi dovrebbe provvedere e progettare in merito – la politica – non lo fa, ne parlano spesso a vanvera gli scalmanati o gli asini. Quando ne parla una persona seria e competente come Bombassei non fa notizia.