Via della Seta, ecco il nuovo ordine economico in salsa cinese

Categoria: Economia

Inizia oggi a Pechino il secondo forum sulla One Belt One Road Initiative. Uno studio evidenzia come sotto Obor o Via della Seta ci sia molto di più di quanto si veda a prima vista

Giuseppe Pennisi 25.4.2019 www.formiche.net

Via della Seta, ecco il nuovo ordine economico in salsa cinese

Inizia oggi a Pechino il secondo forum sulla One Belt One Road Initiative. Uno studio evidenzia come sotto Obor o Via della Seta ci sia molto di più di quanto si veda a prima vista. L'analisi di Giuseppe Pennisi

Oggi 25 aprile inizia a Pechino il secondo forum sulla One Belt One Road Initiative (Obor nell’acronimo utilizzato sulla stampa internazionale, Via della Seta, nel lessico giornalistico corrente italiano). Secondo quanto dichiarato dal governo cinese, parteciperanno all’evento quasi cinquemila ospiti internazionali provenienti da 150 Paesi. Presenti ben 90 organizzazioni internazionali e oltre quattromila giornalisti cinesi e stranieri. Soprattutto, partecipano 37 tra Capi di Stato e di governo. Xi Jinping interviene venerdì 26 aprile. In programma anche una conferenza per le imprese e 12 sotto forum di cooperazione. Lo slogan dell’evento è “Cooperazione sulla Nuova Via della Seta per un futuro condiviso più luminoso“. L’idea è quella di promuovere una cooperazione di alta qualità tra gli Stati aderenti e il promotore cinese.

 

Una nota di The Economist ai propri abbonati del 25 aprile rileva che “non saranno presenti né esponenti politici né funzionari del governo degli Stati Uniti. Gli Usa hanno cercato di bloccare l’iniziativa Obor o Via della Seta nel timore che Pechino intenda intrappolare gli Stati aderenti in una spirale di debiti li renderebbe soggetti a pressioni cinesi. C’è, però, anche la possibilità che la Cina finisca per intrappolare se stessa in una strategia che già adesso ha difficoltà a mettere in atto”.

Quale è questa strategia? Per comprenderlo è estremante utile un lavoro di un giurista americano, Gregory Shaffer dell’Università di California, e di un economista di Singapore, Henry S. Gao, della Singapore Management University, messo in rete da un paio di giorni come UC Irvine School of Law Research Paper No 2019-21 dal titolo A New Chinese Economic Law Order?.

Il lavoro analizza in dettaglio come sotto Obor o Via della Seta ci sia molto di più di quanto si veda a prima vista. Pechino starebbe cercando di costruire un nuovo ordine giuridico ed economico internazionale tramite una ragnatela di accordi commerciali, finanziari, culturale basati sul Memorandum of Understanting (MoU), intese più o meno concrete e cogenti, contratti, accordi commerciali e di investimento. In tal modo, Pechino creerebbe un ordine internazionale sino-centrico in cui la Cina ha la funzione di perno. La ragnatela rispecchia, sotto numerosi punti di vista, l’organizzazione e la strategia interna della Repubblica Popolare, specialmente il suo modello di creare una rete d’infrastrutture ed una catena di produzione. È un modello in cui Pechino e l’hub (il perno) ed gli Stati aderenti sono gli spoke (i raggi). Con la caratteristica che le grandi imprese cinesi sono o statali o a partecipazione statale oppure, nel caso in cui siano formalmente private, orientate, ove non guidate, dai poteri pubblici.

L’ambizione di lungo periodo è quello di sostituire il Washington Consensus, che ha dominato l’economia ed il diritto internazionale da dopo la Seconda guerra mondiale ai giorni nostri, con un Benjing Consensus. Il Washington Consensus si fonda non solo sui principi del diritto e dell’economia americana ma su quelli costruiti gradualmente dagli organi collegiali delle due maggiori istituzioni internazionali che hanno sede nella capitale degli Stati Uniti, il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale, mentre il Benjing consensus si basa su prassi e regole millenarie della Città Proibita.

Shaffer e Gao, schematizzano le differenze tra i due Consensus:

                                                 WASHINGTON CONSENSUS           BENJING CONSENSUS

Sistema Politico               Democrazia Liberale                                               Autoritarismo

Modello Sviluppo           Economia di mercato                                   Dirigismo con forte intervento

                                             STATALE

Politica di commercio       Economia aperta con                               Apertura limitata con restrizioni

Ed investimenti                 Minime restrizioni                                       Di fatto ove non di diritto

Politica Estera                 Promozione democrazia                               Non interferenza

                                           LIBERALE

Rigidità                       Molto severa su osservanza regole e basata su sperimentazione               Neutra, sovranista

Questo schema è interessante e consente di comprendere sia le riserve degli Usa e dell’Unione Europea nei confronti del Benjing Consensus e di chi vuole aderirvi o da l’impressione di volerlo fare.