Perchè Francia e Germania non attivano il Mes?

Categoria: Economia

la ragione è meramente tecnica: non garantisce alcun risparmio rispetto all’applicazione di un finanziamento ordinario tramite obbligazioni pubbliche sovrane

Andrea Muratore, 8.7.2020 ilgiornale.it

Parigi e Berlino non pensano, allo stato attuale delle cose, di attivare le linee di credito emergenziali del Meccanismo europeo di stabilità. Il Mes cosiddetto “sanitario” non è nelle priorità politiche di Parigi e Berlino e la ragione è meramente tecnica: non garantisce alcun risparmio rispetto all’applicazione di un finanziamento ordinario tramite obbligazioni pubbliche sovrane.

Il Mes, che si finanzia sui mercati coperto da un rating molto pregiato, Aaa per tutte le agenzie principali, ottenendo tassi nulli o negativi, ha attivato una linea di credito che prescindendo da ogni discorso politico (necessità di dare priorità al Mes nel rimborso, rischio di condizionalità cambiate in corsa e via dicendo) prevede sulla carta un tasso di finanziamento ridotto. A una commissione annua dello 0,25% si aggiunge un tasso di interesse sul prestito (erogabile in un volume massimale del 2% del Pil) dello 0,1% annuo.

Francia e Germania emettono oggigiorno titoli decennali a rendimento negativo. Il Bund tedesco, valorizzato come bene rifugio durante la pandemia, ha raggiunto un rendimento del -0,44% annuo, coperto dalla sicurezza che tuttora la Germania sembra trasmettere per la tempestività delle misure di contenimento della crisi pandemica ed economica. Ma anche le Obligations Assimilables du Trésor (Oat), i Btp francesi, a scadenza decennale, si difendono molto bene: il rendimento è del -0,12%. Questo crea, per i Paesi emittenti, una minore domanda di titoli e una minore liquidità delle obbligazioni sovrane rispetto ai titoli di Stato italiani, premiati dal mercato per la combinazione tra la percepita solidità e il rendimento vantaggioso (1,3% circa negli ultimi mesi), ma al contempo spegna per Parigi e Berlino l’urgenza di cercare altre linee di finanziamento.

“Non intendiamo utilizzare le linee di credito del Meccanismo europeo di stabilità. Questo strumento collettivo può servire in caso di difficoltà ad ottenere finanziamenti sui mercati finanziari. Non è la nostra situazione” ha detto a maggio il ministro dell’economia di Parigi Bruno Le Maire. “Il rating della Francia – ha aggiunto il ministro – è solido e riconosciuto dai mercati”. Le Maire, confermato nel nuovo governo di Jean Castex, ha espresso con chiarezza la posizione francese. Il governo di Angela Merkel, invece, non ha mai accarezzato l’opzione di cercare linee di finanziamento terze: la Germania è per sua struttura, a causa della centralità e del volume della sua economia, il maggior contributore netto al bilancio di tutte le agende economiche comunitarie, e questo è compensato dall’affidabilità riposta dai mercati nei suoi titoli.

Al contempo, sia Parigi che Berlino dispongono di una capacità di programmazione politica degli investimenti tale da non necessitare di un programma di finanziamento mirato. Sanità e elementi correlati sono per Germania e Francia implementabili per linee interne, senza dover attendere lo scrutinio comunitario. Incrociando i due assi della maggiore convenienza economica del finanziamento interno e della programmazione strategica degli investimenti da parte dei due governi si comprendono le motivazioni che allontanano Parigi e Berlino dall’apertura delle linee di credito del Mes. Un discorso che vale anche per altri Paesi, dall’Irlanda al Belgio passando per l’Olanda. Avendo deciso di sdoganare il deficit pubblico contro la crisi, questi Paesi intendono andare fino in fondo.