Così la Cina sfida gli Usa e investe nel petrolio del Venezuela

Categoria: Economia

Mentre le grandi compagnie internazionali si ritirano dal Venezuela per paura delle sanzioni americane,

Giuseppe Gagliano 25.8. 2025 insideover.com lettura2’

Mentre le grandi compagnie internazionali si ritirano dal Venezuela per paura delle sanzioni americane, una società cinese privata, la China Concord Resources Corp (CCRC), ha scelto la strada opposta: investire un miliardo di dollari per sviluppare due giacimenti e portare la produzione a 60.000 barili al giorno entro la fine del 2026. Un gesto che non è solo industriale, ma anche geopolitico.

Dopo le sanzioni imposte da Donald Trump nel 2019, le grandi compagnie statali cinesi hanno smesso di comprare greggio venezuelano. Le major occidentali si sono defilate, tranne Chevron, autorizzata a operare ma con vincoli rigidi: nessun flusso di denaro verso Caracas. Questo ha creato un vuoto che le aziende private, più agili e meno esposte politicamente, stanno riempiendo.

La mossa di Pechino

Che una società privata cinese si muova in Venezuela non significa che Pechino ne sia estranea. Al contrario, l’operazione va letta come un tassello della strategia energetica cinese: diversificare le fonti, penetrare in mercati dove l’Occidente arretra, consolidare rapporti con regimi isolati ma ricchi di risorse. Il Venezuela possiede le più grandi riserve di petrolio al mondo: per la Cina è un’occasione di lungo periodo, resa possibile proprio dalla ritirata degli altri.

Per il governo di Nicolás Maduro l’arrivo di CCRC è ossigeno puro. Con un’economia devastata e una PDVSA ormai al collasso, ogni investimento estero è vitale. Ecco perché Caracas non ha esitato a firmare un contratto ventennale di condivisione della produzione. Una scelta obbligata, che però aumenta la dipendenza dal partner cinese e ne rafforza l’influenza strategica.

La dimensione geopolitica

Dietro questa vicenda si gioca una partita più ampia. Gli Stati Uniti mantengono formalmente le sanzioni ma, di fatto, lasciano che Chevron continui a importare greggio venezuelano, purché il regime non ne tragga guadagni diretti. Allo stesso tempo, la Cina entra dalla porta laterale con una società privata. In questo modo Washington e Pechino si spartiscono un terreno che, fino a pochi anni fa, era considerato off limits per chiunque.

Conclusione

L’operazione della CCRC in Venezuela non è soltanto una storia di petrolio. È la fotografia di un mondo in cui la geopolitica dell’energia non è più dominata solo da Stati e major, ma anche da operatori privati che agiscono come strumenti di influenza. Mentre l’Occidente si ritrae dietro la barriera delle sanzioni, la Cina coglie l’occasione di rafforzare il proprio ruolo nel Sud globale. Il Venezuela, stretto tra isolamento e bisogno di capitali, diventa così laboratorio di una nuova geoeconomia del petrolio, in cui la sopravvivenza di un regime e le strategie delle potenze globali finiscono per intrecciarsi indissolubilmente.