La Francia importa da sola quasi la metà del gas liquido russo in Ue. L’Italia è a quota zero,

Categoria: Economia

ma volano gli arrivi dagli Usa (+90% in un anno).La domanda di gas calerà..stop importazioni gas dalla Russia entro 2027

02.11.2025 - 06:34 Gianluca Brambilla open.online lettura3’

Secondo un rapporto dello Ieefa, la corsa ai nuovi rigassificatori si sta esaurendo: «La domanda di gas calerà, chi continua a costruirli rischia di investire in infrastrutture inutili»

Entro la fine del 2027 tutti i Paesi dell’Unione europea non potranno più importare nemmeno un metro cubo di gas proveniente dalla Russia. Eppure, mentre le importazioni via tubo sono crollate dopo l’inizio della guerra in Ucraina, il metano di Vladimir Putin continua ad arrivare nel Vecchio Continente sotto forma di Gnl, gas naturale liquefatto. E quando si guarda alle importazioni di quest’ultimo, i Paesi che più fanno affidamento sulle spedizioni provenienti da Mosca sono anche quelli che più premono per uno stop totale alla dipendenza dai combustibili fossili russi. Lo rivela l’ultimo rapporto dell’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (Ieefa), che segnala come la Francia abbia assorbito da sola il 41% di tutto il gas liquido russo arrivato in territorio Ue.

Quali sono i Paesi Ue che importano più Gnl russo

Nonostante il divieto in arrivo dal 2027, nella prima metà del 2025 le importazioni di Gnl russo hanno fatto segnare un +7%, toccando un nuovo massimo storico. La Francia è di gran lunga il Paese che più ha assorbito le spedizioni di gas liquido proveniente da Mosca, con una quota pari al 41% del totale. Seguono Belgio (28%), Spagna (20%), Paesi Bassi (9%) e Portogallo (2%). Complessivamente, i Paesi Ue hanno speso 120 miliardi nei primi sei mesi del 2025 per comprare il Gnl russo. L’Italia, che fino a prima della guerra in Ucraina era fortemente dipendente dai combustibili fossili di Putin, ha già azzerato le importazioni di gas liquido russo. Nella prima metà di quest’anno, nemmeno una goccia di Gnl di Mosca è arrivata nei rigassificatori italiani.

L’Italia si affida a Usa e Qatar

Per quanto riguarda l’Italia, il report Ieefa segnala che la capacità di rigassificazione è aumentata del 22%, raggiungendo 27,5 miliardi di metri cubi, quasi il doppio rispetto ai volumi complessivi di Gnl importati nel 2024. Si tratta di numeri in linea con il percorso tracciato dal governo Draghi e proseguito poi dal governo Meloni, che in più occasioni ha ribadito la volontà di rendere l’Italia un «hub» del gas per tutta l’Europa. Nei primi sei mesi del 2025, le importazioni di Gnl in Italia sono salite a 9,7 miliardi di metri cubi, contro i 7,4 dello stesso periodo dell’anno precedente. I fornitori sono soprattutto due: il Qatar, con 3,5 miliardi di metri cubi, e gli Stati Uniti, con 4,7 miliardi di metri cubi. Le importazioni da Washington, in particolare, hanno fatto un balzo del 90% in un anno.

Complessivamente, l’Italia ha speso 3,9 miliardi di euro nella prima metà del 2025 per le importazioni di Gnl, di cui 1,9 miliardi per il gas statunitense e 1,5 miliardi per quello qatariota.

Lo stop della corsa ai nuovi rigassificatori

Eppure, anche se le importazioni di Gnl in Europa sono cresciute del 24% nella prima metà dell’anno, il mercato prevede una frenata nei prossimi anni. Dopo anni di corse forsennate per dotarsi di rigassificatori galleggianti, la costruzione di nuovi terminal Gnl in Europa sta rallentando. La Germania ha già chiuso o sospeso diversi progetti, mentre in Francia un tribunale ha ordinato la rimozione del terminal di Le Havre, di proprietà di TotalEnergies, rimasto inutilizzato per oltre un anno. In Grecia, un problema tecnico ha costretto a ridurre la capacità di un rigassificatore ad appena il 2% di quella reale, mentre sempre in Germania un altro terminal è stato sub-affittato alla Giordania.

Il calo della domanda previsto per i prossimi anni

«L’Europa ha installato o ampliato 19 terminali per il Gnl dall’inizio del 2022, abbandonando le importazioni di gas russo tramite gasdotto. Tuttavia, una serie di recenti cancellazioni e chiusure di terminali suggerisce che i Paesi europei abbiano sopravvalutato la domanda di Gnl del continente», spiega Ana Maria Jaller-Makarewicz, analista energetica dello Ieefa. Secondo l’istituto, tra il 2025 e il 2030 il consumo di gas nell’Unione europea diminuirà del 15% e le importazioni di Gnl caleranno del 20%. «I Paesi europei che continuano a costruire o espandere terminali Gnl rischiano di investire in infrastrutture inutili con l’accelerazione della transizione energetica», insiste ancora Jaller-Makarewicz.