Grecia e Ucraina. Il "bivio esistenziale per l'Europa" secondo il finanziere George Soros

Categoria: Economia

Soros sceglie l'Opera di Parigi per un incontro a porte chiuse nel quale dire la sua sul Vecchio continente. Tra aperture inattese alla Merkel e rassegnazione su Atene.

George Soros

di Marco Valerio Lo Prete | 12 Aprile 2015 ore 02:20 Foglio

Parigi, dal nostro inviato. Sabato sera, al centro di Parigi, più precisamente al palazzo Garnier dell'Opera: è qui che il finanziere di origini ungheresi George Soros ha deciso di invitare una settantina tra economisti, filosofi e uomini d'affari di tutto il mondo per illustrare il suo punto di vista sul "futuro dell'Europa". Incalzato dalla parlamentare progressista canadese, ed ex giornalista, Chrystia Freeland, Soros ha rivendicato il suo attaccamento all'idea di Europa come "incarnazione di una società aperta". Poi però ha precisato che quella che era nata come "un'associazione volontaria di paesi uguali fra loro" si è trasformata, per colpa della crisi economica, in "un'associazione involontaria di partner ineguali". Essenzialmente perché gli stati membri della moneta unica sono apparsi d'un tratto "divisi in due classi: debitori e creditori, con i creditori al comando".

ARTICOLI CORRELATI  Caro Draghi, se stampi moneta fai politica. Non solo per i falchi tedeschi  Soros, Piketty e un pizzico di Ocse. La rivoluzione è (anche) un pranzo di gala  Varoufakis spiega perché l’Euro è diventato come l’Hotel California

E' arrivato presto, dunque, il primo riferimento critico di Soros alla Germania e al suo ruolo egemone giocato in questi anni. D'altronde è noto che all'apice della crisi la cancelliera, Angela Merkel, si rifiutò di incontrare il noto finanziere perché si ritenne offesa da alcuni suoi giudizi su Berlino. Ieri sera però – un po' a sorpresa – Soros non se l'è presa con la Merkel, anzi. Ha sì detto che la Grecia è una delle due "sfide esistenziali" che l'Europa si trova a confrontare, ma poi ha ammesso che la situazione di Atene appare oramai "poisoned", cioè "avvelenata", perché "entrambe le parti a questo punto sembrano decise a danneggiare l'interlocutore, anche se questo dovesse danneggiare loro stesse". Essendo stata espressa dal fondatore e finanziatore dell'Institute for New Economic Thinking (Inet), pensatoio che fino a queste ore ha portato in palmo di mano gli esponenti del nuovo governo greco come paladini della lotta all'austerity fiscale, tale apparente equidistanza tra Atene e Berlino è più che significativa. Dopo le parole di Warren Buffett, l'altro finanziere americano che negli scorsi giorni ha definito non terribile l'idea di un'uscita della Grecia dall'euro, ecco un altro segnale importante che arriva in poco tempo dall'establishment americano. Chissà se Alexis Tsipras è in ascolto…

D'altronde per Soros adesso la battaglia campale è un'altra, cioè la seconda "sfida esistenziale" dell'Europa, quella che si svolge sul fronte ucraino. Il finanziere è presente nel paese, con le sue organizzazioni non governative, fin dal 1990, cioè ancor prima dell'indipendenza di Kiev dall'Unione sovietica. Oggi, parlando con i suoi collaboratori, non nega che nel nuovo governo di Kiev – quello nato lo scorso anno in aperta contrapposizione con Mosca – non ci sia praticamente esponente che non abbia avuto a che fare direttamente o indirettamente con la galassia della sua Open society foundation. L'Ue, secondo Soros, deve sostenere "la nuova Ucraina", quella della "società civile che vuole sbarazzarsi degli oligarchi e di una burocrazia non funzionante", dice. Autodefinendosi "un filantropo politico", ribadisce nella suggestiva cornice dell'Opera di Parigi di essere pronto a investire 1 miliardo di dollari sull'economia ucraina, se questo tornerà utile a tenere lontane le mire del presidente russo, Vladimir Putin. Per parlare di Mosca, Soros utilizza espressioni più che tranchant: "L'attuale regime putiniano è fondato su nazionalismo etnico e ideale della Sacra Russia. Un mix efficace, a che assomiglia molto a quello che puntellava il regime nazista", ha detto ieri sera. Per poi concludere con un elogio (inatteso) della Merkel che, "forse per il suo background, per il fatto cioè di essere nata e cresciuta in Germania dell'Est, sulla crisi ucraina e nel confrontare la Russia si è mostrata un vero leader dell'Europa. E questo nonostante alcune sue concezioni sbagliate in ambito economico", sostiene Soros. Che al momento sembra decisamente più interessato al futuro dell'Ucraina che all'esito della rutilante lotta di Atene contro l'austera Berlino.