Era già evidente ma adesso viene anche ammesso: Obama sta dalla parte dell'Isis

Categoria: Estero

I guasti provocati dal buonismo naïf, irresponsabile e devastante di Obama nel mondo arabo (già sconvoltow dagli immotivati testa e coda dei due Bush, padre e figlio, e di Clinton) sono da manuale

Vincino per lettera43

 di Pierluigi Magnaschi , ItaliaOggi, 13.10.2016

Il grande pasticcione della politica estera globale, Barack Obama, che lascerà il suo incarico fra un paio di mesi, lascerà anche, al suo impacciato successore (chiunque esso sia), una situazione severamente ingarbugliata, difficilissima da dipanare, che non solo indebolisce gli Stati Uniti ma che mette in pericolo anche il mondo intero. E, in ispecie, quello occidentale. Essere un pasticcione in politica estera non è infatti una grave colpa se sei il premier della Bosnia Erzegovina o dell'Angola, ma se sei il presidente della più grande potenza globale, soprattutto negli anni in cui gli Usa non avevano possibili contraltari nel mondo, questo diventa un problema drammatico che riguarda tutti i cittadini del mondo.

I guasti provocati dal buonismo naïf, irresponsabile e devastante di Obama nel mondo arabo (già sconvolto dagli immotivati testa e coda dei due Bush, padre e figlio, e di Clinton) sono da manuale. Solo Obama (con tutte le informazioni cui dispone) poteva credere che la primavera araba fosse l'alba precorritrice della democrazia e del pluralismo nei paesi arabi.

L'aver sostenuto i movimenti studenteschi, come se i paesi nordafricani e mediorientali fossero delle dependance di Oxford o del Mit, è stato un errore al quale sarebbe facilmente e sicuramente sfuggita persino la classica casalinga cinquantenne di Voghera. Obama infatti non ha capito che, dietro quella esplosione di vitalità, che era la schiuma che ribolliva in superficie, c'erano, i ben più forti, radicati, organizzati e temibili, i movimenti islamici fondamentalisti che, cacciati, con l'aiuto americano e degli scamiciati e patetici interventi dei vari Bernard Henry Levi del Quartier Latin, avrebbero preso in mano la situazione destabilizzata, non da forze vere ma solo da auspici e speranze.

La vicenda siriana (che è epicentro di questa dissennatezza) è una piaga tremenda e tutt'altro che in via di cicatrizzazione, che sta destabilizzando l'Europa e ha ridisegnato in modo peggiorativo gli equilibri geopolitici del Medio Oriente. In questa vicenda, gli Stati Uniti, la Francia e la Gran Bretagna hanno giocato a tirare giù l'intero palazzo mediorientale. In politica estera vale sempre il principio del male minore. È in base a questo principio, ad esempio, che Stati Uniti e Regno Unito si allearono, nella seconda guerra mondiale, con l'Urss che era un loro nemico implacabile e programmato a distruggere entrambi. Questa alleanza fra Usa, Uk e Urss avvenne perché, tra due mali estremi (l'Urss comunista di Stalin e la Germania nazista di Hitler), gli Usa e Uk ritennero, non che l'Urss fosse diventato un agnello, ma solo che era una belva meno pericolosa della Germania nazista.

In Siria c'era (e c'è) un dittatore, Bashar al-Assad, implacabile e sanguinario contro i suoi antagonisti politici interni ma che assicurava, almeno, nel suo paese la pace religiosa con la coabitazione delle varie fedi e non destabilizzava il resto del mondo.

Usa e compagnia cantante (le solite e patetiche ex potenze), non contenti del disastro da loro provocato assassinando il dittatore libico Gheddafi (che una funzione stabilizzante la svolgeva nel suo vasto quadrante di influenza geopolitica), hanno cominciato a destabilizzare la Siria finanziando e sostenendo militarmente i resistenti al regime di Assad, senza capire che dietro questi partigiani (chiamiamoli così), ma ben più numerosi, potenti, indottrinati e organizzati, c'erano gli uomini dell'Isis. Per cui, aiutare la resistenza siriana, significava, al di là delle intenzioni, esaltare la rivoluzione islamica, offrendole i mezzi militari e le protezioni politiche per affermarsi.

Se non ci fosse stata la Russia di Putin che, vedendo che i francesi stavano facendo decollare unilateralmente i loro bombardieri per bombardare la Siria, dichiarò subito che li avrebbe affrontati in cielo con i suoi jet, la forza militare occidentale si sarebbe massicciamente e dichiaratamente schierata con i terroristi dell'Isis. Questi ultimi, al contrario di Al Qaeda e di altri movimenti islamici, grazie al supporto occidentale, stavano costruendo in Siria addirittura un vero e proprio Stato, il Califfato, che se si fosse realizzato (e non si è realizzato solo grazie all'intervento e alla politica di Putin) avrebbe costituito un grave problema, non solo per il Medio Oriente, ma anche per il resto del mondo.

Sinora infatti gli estremisti islamici usano, per forza di cose, la loro efferatezza e la loro forza su scala amatoriale, per iniziative terribili ma anche spot, che, tutto sommato, non sono geopoliticamente strategiche perché esse sono contrastabili con armi ordinarie. Ma se i guerriglieri dell'Isis fossero riusciti a costruire uno stato, il Califfato, appunto, essi avrebbe potuto dotarsi di forze armate complete, dotate anche di aerei (dei quali oggi non dispone) e avrebbe, nell'area del Califfato, avuto a disposizioni immense fonti energetiche con le quali realizzare i loro programmi di riarmo e di espansione.

La dabbenaggine occidentale (leggi: Usa, Uk e Francia) ha creato sconfinati spazi per la Russia di Putin che, non solo sta sottraendo all'Occidente quel formidabile bastione militare Nato che è la Turchia, ma sta anche diventando la potenza più influente nel Medio oriente con i rinnovati rapporti con l'Iran, sdoganata dagli Usa ma subito convolata a nozze con la Russia, in una carambola rapidissima che gli americani non hanno nemmeno fatto in tempo a vedere.

Ebbene, nel bel mezzo di questa evoluzione disastrosa per gli Stati Uniti (e purtroppo anche per noi, che siamo i loro alleati e, vedi emigrazioni, anche i pagatori di ultima istanza delle loro dissennatezze), gli Usa di Obama hanno ancora per obiettivo quelli di detronizzare Assad, dando ancora una mano addirittura all'Isis. Questa politica adesso viene finalmente ammessa da Washington, anche se era evidente da sempre per chi avesse voluto vedere le cose come stavano. E noi lo scrivemmo. Questa scelta assurda, demente, autolesionistica e destabilizzante suscita, oltre che vive preoccupazioni, anche pesanti interrogativi sulle reali intenzioni della politica estera americana. Dove vogliono andare a parare?

Pierluigi Magnaschi