La Coalizione anti-Isis è destinata a implodere

Categoria: Estero

Litigiosa e male organizzata. Per colpa di Obama. Il futuro dopo la presa (eventuale) di Mosul è nero.

di Carlo Panella | 20 Ottobre 2016 lettera43

«L’Iraq non è luogo per i pic-nic della Turchia»: da Baghdad il premier Aider al Abadi tuona contro la partecipazione delle Forze armate turche, installate a Bashiqa, a 30 chilometri da Mosul, alla riconquista della seconda città dell’Iraq.

Poche ore dopo, però, gli Stati Uniti formalmente invitano la Turchia al “pic-nic”, concordando la partecipazione a pieno titolo dell’aviazione di Ankara ai bombardamenti anti-Isis.

Non basta, subito dopo il generale dei peshmerga curdi Sihad Barzani, che ha formalmente invitato il corpo di spedizione turco a installarsi a Bashiqa e coordina i suoi uomini coi generali di Ankara, attacca: «L’esercito iracheno non si è mosso neanche un po’, il piano era che noi dovessimo conquistare alcuni villaggi e loro altri. Noi abbiamo conquistato i villaggi concordati. Loro non l’hanno fatto».

TUTTI CONTRO TUTTI. Identiche le accuse di Mustafa Jaafar, altro generale peshmerga iracheno: «Durante la lotta contro l'Isis, l’esercito iracheno non ha aiutato i peshmerga, neanche con una pallottola. Anzi, spesso ci ha creato gravi problemi. Non abbiamo intenzione di ritirarci neanche da un pollice di territorio liberato, Baghdad esercita la più pesante pressione in questo senso su di noi».

Come si vede, la battaglia di Mosul fa scoppiare tutte le contraddizioni che minano la stessa Coalizione. Iracheni contro turchi, curdi che accusano l’esercito iracheno di non combattere e che rifiutano di consegnare agli sciiti di Baghdad le città conquistate.

Una evidente prewiew del disastro che si concretizzerà una volta che Mosul dovesse essere conquistata.

DUE POLI INCONCILIABILI.Il controllo della città sarà infatti conteso da due poli inconciliabili e il governo di Baghdad vedrà rifiutata la sua pretesa di piena sovranità da parte di turchi e curdi, che vorranno esercitarvi la loro influenza.

Alla base del caos interno alla Coalizione c'è la pretesa di Barack Obama di condurre la guerra contro l’Isis impegnando solo l’aviazione Usa e degli alleati occidentali, mai facendo scendere un soldato americano boots on the ground sul terreno iracheno.

Ovvia conseguenza di questa scelta è che altri eserciti debbano allora impegnarsi da terra, perché i bombardamenti aerei, ovviamente, non sono sufficienti.

Russia e Iran riempiono il vuoto lasciato dagli Usa

Questo “vuoto americano” è stato subito coperto dall’Iran e dalla Russia.

È un dato ufficiale che le operazioni dell’esercito iracheno sono dirette da un quartier generale irano-russo-iracheno a Baghdad.

Di fatto, il comando delle operazioni di terra in Iraq è per di più esercitato dal generale dei pasdaran Ghassem Suleimaini (colpito da sanzioni Onu per il suo ruolo pro-Assad in Siria), senza che Obama abbia mai protestato.

LE MIRE DI ANKARA. Sino a quando la direttrice bellica anti-Isis ha coinvolto Tikrit, Falluja e Ramadi, è stato possibile tenere accuratamente sotto silenzio questa scabrosa situazione.

Ma questa politica dello struzzo non è più possibile a Mosul.

La città, infatti, da circa un secolo è nelle mire della Turchia (che sino al 1926 l’ha reclamata come parte integrante del proprio territorio nazionale) e dei curdi.

Mentre gli sciiti iracheni (e gli iraniani) intendono imporre alla popolazione sunnita la propria ferrea egemonia, anche religiosa.

I curdi iracheni, peraltro, sono legati dal 2003 alla Turchia da una alleanza strettissima, sia perché il grande sviluppo del Kurdistan iracheno si è concretizzato con enormi investimenti pubblici e privati di Ankara, sia perché i curdi iracheni si appoggiano al Paese di Erdogan per contrastare la direzione politica dei curdi siriani del Ypg e dei curdi turchi del Pkk. Che considerano, a ragione, avventurista.

EREDITÀ PESANTE PER HILLARY. Basti pensare che Pkk e Ypg, invece di mirare a un processo federativo col Kurdistan, puntano a costituire uno Stato curdo autonomo e antagonista nel cosiddetto Rojava siriano.

In conclusione, sin dalle prime mosse della battaglia di Mosul si verifica che la Coalizione anti-Isis è letteralmente un pateracchio, caratterizzato - al di là del contrasto al Califfato - da interessi opposti.

Appare insomma chiaro che, una volta sconfitto al Baghdadi a Mosul, se mai lo sarà, si aprirà un conflitto tra il fronte turco-curdo-sunnita e il fronte iraniano-russo-iracheno sciita che non ha possibilità di ricomposizione.

Pesante eredità per Hillary Clinton.