Strage di Berlino: il killer Anis Amri ucciso dalla polizia a Milano

Categoria: Estero

1-Durante uno scontro a fuoro in piazza a Sesto S.Giovanni, intorno alle 3. 2- La madre del killer di Berlino: "Colpa della sicurezza italiana"

Redazione ANSA ROMA 23 dicembre 2016 11:39

1- E' il killer di Berlino Anis Amri l'uomo morto la scorsa notte nel Milanese, durante un conflitto a fuoco con la polizia. Amri, durante un normale controllo stradale in piazza I Maggio a Sesto S.Giovanni, intorno alle 3, ha estratto una pistola e sparato agli agenti di una volante che hanno risposto al fuoco uccidendolo. La conferma è arrivata anche dal ministro dell'Interno Minniti.

Secondo quanto riferito dalla polizia, la Volante si sarebbe fermata in piazza Primo Maggio, di fronte alla stazione di Sesto San Giovanni, per un normale controllo. L'uomo, che era a piedi, alla richiesta di mostrare i documenti avrebbe tirato fuori una pistola dallo zaino e avrebbe sparato a un poliziotto, colpendolo a una spalla. A quel punto gli agenti avrebbero risposto al fuoco, sparando all'uomo, poi deceduto. L'uomo, che con sè non aveva documenti, non è ancora stato identificato. Il poliziotto colpito alla spalla è stato portato all'ospedale di Monza: le sue condizioni non sarebbero gravi.

Fermato da agenti, Amri ha estratto pistola da zaino  - Anis Amri, il killer di Berlino ucciso la scorsa notte a Sesto San Giovanni (Milano) quando è stato fermato dalla polizia per un semplice controllo, ha estratto una pistola da uno zainetto che aveva con sé e ha cominciato a sparare. Secondo la ricostruzione di fonti dell'antiterrorismo milanese i due agenti, uno dei quali ferito, hanno immediatamente risposto al fuoco ferendo a morte il tunisino.

Ad uccidere il terrorista Anis Amri è stato un agente in prova al Commissariato di Sesto San Giovanni. Si chiama Luca Scatà, ha 29 anni.

L'agente di polizia che è stato ferito da Amri si chiama Christian Movio, ha 36 anni, ed è del Commissariato di Sesto San Giovanni. L'agente scelto è ricoverato all'ospedale di Monza con un proiettile conficcato in una spalla. Deve essere operato, ma le sue condizioni sono buone.

  

Dagli accertamenti dalla Digos, coordinati dal capo dell'antiterrorismo milanese Alberto Nobili, Anis Amri, è arrivato in Italia dalla Francia, in particolare da Chambery, in Savoia, da dove ha raggiunto Torino. Dal capoluogo piemontese ha preso poi un treno per Milano dove è arrivato attorno al'una di notte. Infine dalla Stazione Centrale si è spostato a Sesto san Giovanni dove attorno alle 4 ha incrociato i due agenti della volante che poi, durante una sparatoria, lo hanno ucciso.

Minniti, in Italia sistema sicurezza funziona  - In Italia esiste un "livello elevato di controllo del territorio che consente, nell'imminenza dell'ingresso nel nostro paese di un uomo in fuga perchè ricercato, di identificarlo e neutralizzarlo. Questo vuol dire che c'è un sistema di sicurezza che funziona". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Marco Minniti, incontrando i giornalisti al Viminale

2- LIBERO. LO STRAGISTA DI BERLINO. La madre del killer di Berlino: "Colpa della sicurezza italiana"

Nour Alhoda Hassani

Lo hanno appena ucciso a Milano. Ha urlato "Allah Akbar", ha provato a uccidere degli agenti di polizia ed è stato ammazzato. Si parla di Anis Amri, il tunisino responsabile della strage di Berlino. E proprio mentre il bastardo provava a uccidere a casa nostra, dalla stampa tedesca arrivano le pazzesche dichiarazioni della famiglia del terrorista islamico ucciso. La madre, che ha allevato tal figliuolo, punta il dito contro le forze di sicurezza di Italia e Germania, le quali, sostiene, hanno parte della responsabilità di quanto accaduto.

In un’intervista alla Deutsche Welle, la donna, Nour Alhoda Hassani, si dice sotto choc ed esprime "i suoi sentimenti di vicinanza al popolo tedesco", ma poi punta il dito e parla di "forze di sicurezza in Germania e in Italia che sicuramente hanno delle responsabilità". E ancora: "L’hanno preso un paio di volte, perché non lo hanno rimandato indietro in Tunisia, perché non è stato condannato, perché non è stato incarcerato? Era un sospetto", afferma in un momento in cui, sicuramente, avrebbe fatto meglio a tacere.

Poi le parole di Hamida Amri, sorella del ricercato, che racconta come il fratello abbia lasciato la scuola a 14 anni. "Da teenager non ha mai mostrato interesse per la religione o l’Islam, non praticava il digiuno durante il Ramadan, non pregava, consumava alcol, si era messo nei guai rubando durante il caos della rivoluzione". Nel 2011 scappa attraverso il Mediterraneo verso l’Europa, resta in contatto con la sua famiglia anche durante il periodo di detenzione in Italia, durante il quale - secondo la sua famiglia - è avvenuta la sua radicalizzazione".

Fotoun Amri, un'altra sorella racconta poi che "mentre era in prigione in Italia ci aveva detto di aver incontrato alcuni marocchini ed algerini. È lì  che ha cominciato a cambiare, ha smesso di fumare, ci diceva di non parlargli piu di alcol". Lo hanno appena ucciso a Milano. Ha urlato "Allah Akbar", ha provato a uccidere degli agenti di polizia ed è stato ammazzato. Si parla di Anis Amri, il tunisino responsabile della strage di Berlino. E proprio mentre il bastardo provava a uccidere a casa nostra, dalla stampa tedesca arrivano le pazzesche dichiarazioni della famiglia del terrorista islamico ucciso. La madre, che ha allevato tal figliuolo, punta il dito contro le forze di sicurezza di Italia e Germania, le quali, sostiene, hanno parte della responsabilità di quanto accaduto.

In un’intervista alla Deutsche Welle, la donna, Nour Alhoda Hassani, si dice sotto choc ed esprime "i suoi sentimenti di vicinanza al popolo tedesco", ma poi punta il dito e parla di "forze di sicurezza in Germania e in Italia che sicuramente hanno delle responsabilità". E ancora: "L’hanno preso un paio di volte, perché non lo hanno rimandato indietro in Tunisia, perché non è stato condannato, perché non è stato incarcerato? Era un sospetto", afferma in un momento in cui, sicuramente, avrebbe fatto meglio a tacere.

Poi le parole di Hamida Amri, sorella del ricercato, che racconta come il fratello abbia lasciato la scuola a 14 anni. "Da teenager non ha mai mostrato interesse per la religione o l’Islam, non praticava il digiuno durante il Ramadan, non pregava, consumava alcol, si era messo nei guai rubando durante il caos della rivoluzione". Nel 2011 scappa attraverso il Mediterraneo verso l’Europa, resta in contatto con la sua famiglia anche durante il periodo di detenzione in Italia, durante il quale - secondo la sua famiglia - è avvenuta la sua radicalizzazione".

Fotoun Amri, un'altra sorella racconta poi che "mentre era in prigione in Italia ci aveva detto di aver incontrato alcuni marocchini ed algerini. È lì  che ha cominciato a cambiare, ha smesso di fumare, ci diceva di non parlargli piu di alcol".