Viaggio tra gli immigrati di Birmingham, la Molenbeek britannica

Categoria: Estero

Nella città degli arresti per l'attentato a Westminster il 22% dei residenti è musulmano. Povero e in maggioranza marginalizzato. Come nel covo Isis di Bruxelles, così il jihad diventa occasione di riscatto.

BARBARA CIOLLI, 23 marzo 2017 da lettera43.it

Nella Birmingham degli otto arresti per l'attentato del 22 marzo 2017 nel cuore anche politico di Londra, casa dell'autore della strage Khalid Masood, il Leave per abbandonare l'Unione europea aveva vinto con il 52%. Una percentuale sintomatica per una città - la seconda più popolosa dopo la capitale - post-industriale e proletaria come Liverpool e Manchester. Dove invece, come nella maggioranza dei centri urbani di Oltremanica, aveva prevalso il Remain.

«LA CITTÀ DEI MUSULMANI». La disoccupazione (al 6,5%) non è alta per i parametri europei: in Italia su scala nazionale è quasi al doppio. Ma a Birmingham i senza lavoro sono comunque più che a Manchester, a Liverpool e naturalmente più che a Londra. Già un paio di anni fa un inviato dell'americana Fox News l'aveva descritta come la «città dei musulmani»: un'iperbole che scatenò la dura replica dell'allora premier David Cameron su Birmingham, «un fantastico esempio di convivenza tra persone di fedi e origini diverse».

RISTAGNO E DECADIMENTO. Melting pot molto variegato sì, «fantastico» non proprio. L'impressione che si ha tra gli oltre un milione e 100 mila abitanti del capoluogo delle Midlands è di ristagno e decadimento, non di vivace centro multiculturale. Definirla il Califfato d'Inghilterra, come ex post strillano i tabloid popolari all'indomani dell'attacco rivendicato dall'Isis, è un errore. Accanto a una comunità islamica centroasiatica di lunga data - la grande moschea centrale risale al 1970 - vivono tanti immigrati cinesi ed europei: polacchi, oltre 50 mila nel distretto, e da altri Stati dell'Est; anche qualche italiano.

Vero è tuttavia che, nell'ultimo decennio, per l'alta natalità nelle loro famiglie e gli arrivi da altri Paesi a maggioranza musulmana, gli immigrati di religione islamica sono cresciuti sensibilmente: agli indiani e ai pachistani si sono aggiunti gli afgani e altri stranieri dal Medio Oriente, siriani e iracheni soprattutto, e anche dall'Africa, per lo più rifugiati eritrei. Dagli ultimi censimenti pubblici del Consiglio cittadino, nel 2013 la percentuale di bianchi britannici a Birmingham risultava scesa dal 66% del 2001 al 53%: un dato del 18% inferiore alla media inglese.

OLTRE 200 MOSCHEE. I residenti cristiani risultavano il 46%, il 19% i non religiosi, il 22% i musulmani. Si tratta di circa 240 mila persone, un numero che gli euroscettici e isolazionisti pro Brexit, in maggioranza inglesi autoctoni, giurano sia aumentato ulteriormente negli ultimi cinque anni. A Birmingham sono oltre 200 le moschee e in alcuni quartieri periferici la percentuale di musulmani supererebbe il 70%. All'inizio di marzo, giusto poche settimane prima dell'attacco, un rapporto della polizia per l'antiterrorismo britannico identificava in «cinque quartieri di Birmingham» la base di «un decimo di tutti i sospetti jihadisti britannici».

Più del 70% dei musulmani di Birmingham vive in quartieri poveri e disagiati. Diversi si dicono marginalizzati in ghetti senza prospettive

Non i livelli di Molenbeek, covo dell'Isis nella vecchia little Italy di Bruxelles, ma pur sempre la concentrazione più alta di attenzionati jihadisti dall'intelligence in Gran Bretagna: non lupi solitari ma estremisti islamici con dei legami con con l'Isis, al Qaeda e altre sigle di radicali. Soggetti che negli ultimi 5 anni avrebbero anche più che raddoppiato i crimini da loro commessi. Dopo Londra Birmingham è la seconda città multietnica britannica e oltre il 70% dei musulmani vive in quartieri disagiati come Sparkbrook, Washwood e Springfield, con un alto tasso di povertà.

DECLINO E BANLIEUE. Diversi di loro lamentano di essere «marginalizzati» in zone urbane «ghettizzate» senza prospettive: contesti che si stanno degradando dove, come nelle banlieue belghe e francesi, i predicatori radicali possono promettere ai giovani un futuro di riscatto nella guerra santa del jihad. Un altro trend da tenere di conto è che dal 2011 nelle scuole di Birmingham i bambini bianchi sono passati in minoranza (al 41%), e se i demografi spiegano che la gran parte della popolazione locale è ancora di bianchi, a fronte di una moltitudine di altre etnie e famiglie miste, anche tra gli inglesi di Birmingham monta la paura di marginalizzazione. Una città per molti - immigrati e autoctoni - del declino e della frustrazione.

Categoria Estero