HA FATTO MALE TRUMP A LICENZIARE COMEY?

Categoria: Estero

SÌ, A NON FARLO SUBITO. NON ERA LA CLINTON AD ACCUSARE COMEY DI ESSERE IL RESPONSABILE DELLA SUA SCONFITTA? TUTTI GLI ERRORI DI COMEY, LA SIRIA,

Maria Giovanna Maglie per Dagospia 10.5.2017

E NON FU SUO MARITO BILL A LICENZIARE L’ALLORA DIRETTORE FBI A POCHI MESI DALL’INSEDIAMENTO, SULLA BASE DI ACCUSE FINITE NEL NULLA? - MA POI, PARLIAMO DI INFLUENZA RUSSA QUANDO IL 99% DEI GIORNALI, MEDIA E TV ERA PER HILLARY (E MACRON). QUELLI NON INFLUENZANO? - TUTTI GLI ERRORI DI COMEY, LA SIRIA,

BILL CLINTON LICENZIO IL CAPO DELL FBI SESSIONS POCHI MESI DOPO IL SUO INSEDIAMENTO

Ha sbagliato il presidente Trump a licenziare il direttore dell'FBI James Comey? Meglio ora che mai, risponde il Wall Street Journal, e vagli a dare torto, vista l'attitudine al casino dimostrata in più di un anno dall'uomo. Hanno ragione i democratici e i loro giornali e tv, capitanati da CNN e CBS in perenne crisi di nervi, Washington Post e New York Times, a protestare per il licenziamento e denunciare che è avvenuto perché Comey stava investigando sui legami tra Russia e Trump che avrebbero potuto cambiare la storia delle elezioni presidenziali nel novembre scorso?

Ma se solo qualche giorno fa Hillary Clinton, la grande sconfitta, ha tenuto una lunga arringa per accusare Comey di essere il colpevole di tutto con la sua decisione di riaprire nell'ottobre del 2016 l'inchiesta sulle tristemente famose email, insinuando che per ricompensarlo dell' aiutino Donald Trump lo aveva confermato alla direzione del Fbi.

Non era mai accaduto che un direttore dell'FBI venisse licenziato dal presidente, e di solito a quell'incarico si rimane per 10 anni fatto salvo per i 48 anni dello strapotente indimenticato Edgar Hoover?

Ma se Bill Clinton nel 1993 licenzio’ William Sessions che era in carica da soli 5 anni per  l’accusa fatta da un giornalista di aver usato l'aereo pubblico per andare a trovare la figlia al college e di essersi fatto mettere gratis in casa un sistema di allarme, accusa poi finite nel nulla, senza la minima indulgenza né’ prova di garantismo, su richiesta di Janet Reno, attorney general, e nessuno trovo’ niente da ridire perché la motivazione addotta dal ministro e dal Presidente, ovvero che su un titolare di una carica così importante non deve esserci la minima ombra o sospetto, convinse tutti.

 Questa ombra ora non c'era su James Comey? Ma se solo negli ultimi giorni  ha testimoniato al Congresso di aver dovuto riaprire l'indagine a poco tempo dall'elezione della Clinton perché l'Agenzia si era trovata in mano un computer appartenente a Anthony Weiner, marito di Huma Abedin, la principale collaboratrice di Hillary Clinton, il quale computer conteneva migliaia di mail al famoso indirizzo che non avrebbe dovuto essere pubblico ma segreto, pero’ subito dopo lo stesso FBI ha dichiarato che non si trattava né di migliaia né di centinaia di mail, ma di un numero molto inferiore, quindi smentendo il proprio direttore!

Infine, sempre via rosiconi americani e nel mondo, James Comey avrebbe presto rivelato l'influenza della Russia sulle elezioni e quindi svelato la debolezza e subalternità della presidenza Trump ai voleri di Vladimir Putin, e per tentare di bloccare questa inchiesta Trump ha deciso di farlo fuori?

Ma se, nell'ordine: qualunque rivelazione a partire da quella famosa di un ex spia inglese si è rivelata in tribunale fasulla per ammissione della stessa ex spia, che testimoniando ha parlato di elementi raccolti senza alcuna prova e non destinati ad essere resi noti; se la stessa cosa ha testimoniato al Congresso il capo della NSA, l'Agenzia per la sicurezza nazionale; se quella che ha ordinato di propalare simili notizie, ovvero l'ex consigliere per la sicurezza nazionale di Barack Obama, Susan Rice, ha appena rifiutato di presentarsi per rispondere alle domande del Congresso; se tutto quello che resta della montagna di accuse è qualche conversazione con l'ambasciatore russo negli Stati Uniti, il quale fa quello che fanno tutti gli ambasciatori, ovvero va in giro e chiacchiera, di che cosa stiamo parlando?

Della stessa influenza avuta nelle elezioni francesi dalla Russia e dagli hacker cattivi sul popolo bue? Invece fiumi di inchiostro e copertine e articoli perentori ed entusiasti dedicati oggi a Macron e ieri alla Clinton, e ancora oggi, ostinatamente e contro qualsiasi senso della realtà, al commosso viaggiatore Barack Obama, quelli non influenzano nessuno.

Una presunta debolezza di Donald Trump nei confronti della Russia sarebbe invero pericolosa per le sorti degli Stati Uniti e per la loro influenza nel mondo. Ma a chiarire che le cose non stanno così ci ha pensato il raid ordinato dal presidente americano in Siria contro una base siriana presidiata dai russi, ed è evidente oggi che questo è il punto di inizio di un nuovo dialogo tra Usa e Russia, su basi diverse, alla ricerca di accordo ma da posizione di forza.

Per 8 anni la situazione si era andata deteriorando, per 8 anni l'amministrazione democratica e due Segretari di Stato, Hillary Clinton e John Kerry, hanno lasciato il Medio Oriente nelle mani di Putin. Domani a Fairbanks in Alaska dove c'è il Consiglio ministeriale dell'Artico il ministro degli esteri russo Lavrov  incontrerà’ il Segretario di Stato, Rex Tillerson, ma prima incontra Donald Trump alla Casa Bianca. È esattamente quel che è successo il mese scorso quando Tillerson è andato a Mosca.

In queste stesse ore gli Stati Uniti fanno sapere anche che armeranno i curdi siriani perché il Dipartimento della Difesa ha annunciato che ne fornirà’ ai curdi siriani impegnati nella riconquista di Raqqa, la capitale dell'Isis, lo Stato islamico, in Siria. Pazienza se questo dà fastidio ai turchi, ai siriani, e ai russi. Questa è la risposta a chi si indignava perché Trump ha telefonato a Erdogan per felicitarsi dopo l'esito del referendum che gli ha attribuito sempre maggiori poteri. Si sarà anche felicitato, ma gli arma fino ai denti i suoi più grandi nemici.

Torniamo a Comey e al suo licenziamento, partendo dal presupposto, che è una mia convinzione, che il direttore dell’Fbi abbia tentato di barcamenarsi, prima nella convinzione che avrebbe vinto la Clinton, poi per cercare di tenersi il posto, insomma che si è occupato sempre di sé piuttosto che della dignità dell'agenzia della quale era stato messo a capo. Più un politico o aspirante tale che un civil servant, e quasi certamente degno della rimozione ben prima della campagna elettorale del 2016, cioè per decisione di Barack Obama, per una serie di debolezze micidiali.

 Due per tutte, e parliamo di terrorismo. Prima dell'attentato alla Maratona di Boston l’Fbi interrogò Tamerlan Tsarnaev ma lo lasciò andare, i russi di nuovo avvisarono l'amministrazione dell'attentato, ma l’agenzia decise di non investigare. Nel 2016 il padre dell’ islamico radicale che fece scoppiare un pacco bomba a New York avviso’  della strada presa dal figlio, lo fermarono e lo lasciarono andare.

omar mateen invito ad uscire un collega poliziotto

La stessa cosa era accaduta per il terrorista che ha ucciso 49 persone e ne ha ferite 53 al night club di Orlando in Florida; nonostante un’ investigazione durata 10 mesi su Omar Mateen e nonostante avesse ammesso di aver mentito gli agenti l'Fbi aveva chiuso il caso. Mi fermo qui.

Nel luglio del 2016 Comey dichiarò pubblicamente che la Clinton non aveva alcun tipo di responsabilità nella vicenda delle mail, pur avendo dimostrato scarsa capacità di giudizio e prudenza da segretario di Stato facendosi inviare su un server a tutti accessibile, e quindi esponendole alla pirateria, mail che avrebbero dovuto essere tenute nel segreto dell'indirizzo del Dipartimento di Stato.

Insomma, la dichiarò poco cauta ma innocente. Non solo prese questa decisione ma lo fece dopo aver chiuso un accordo inusuale e non autorizzato con i dipendenti della Clinton ai quali fu garantita totale immunità e di tenersi e distruggere i rispettivi computer. Non solo, sostituì di fatto l'allora Attorney General, Loretta Lynch, alla quale spettava questo tipo di dichiarazioni. Nell'ultima deposizione al Congresso, Comey si è spinto a dichiarare che si comporto’ così perché riteneva che la Lynch avesse un conflitto di interessi, cioè a dire fosse complice di Hillary Clinton, oppure che se l'avesse scagionata direttamente lei non sarebbe stata ritenuta credibile.

Perché allora non denunciò’ un simile stato di cose?

11 giorni prima del voto Comey andò al Congresso e annuncio ad alcuni presidenti di commissione che avrebbe riaperto un'inchiesta per via del famoso computer di Weiner; subito dopo la richiuse, e insomma, da allora non fa altro che giustificare quel che ha fatto e, come nel caso delle mail sul computer di Weiner, a quanto pare ne ha esagerato l'importanza e la quantità anche nella testimonianza ultima. Come dare allora torto all’attorney general, e al suo vice,  Sessions e Rosenstein, se affermano nel  chiedere al presidente di licenziare Comey,  che la reputazione e la credibilità dell'agenzia hanno  sofferto un grande danno, che questo si è riverberato sull'intero Dipartimento di Giustizia, che ora è necessario ripristinare autorevolezza e legalità rispetto alle azioni di un personaggio che probabilmente si vuole buttare in politica.

Il che vale anche per l'inchiesta sui possibili legami tra personaggi russi e personaggi del team Trump: con un nuovo direttore l'inchiesta è più forte, al contrario di quanto dicono i cinici sapientoni, invece Comey aveva perso qualunque credibilità e  per l'Amministrazione contestarlo sarebbe stato semplice, a parte la realtà, ribadita graziosamente da Trump nella lettera di licenziamento, che Comey ha sempre escluso qualsiasi coinvolgimento del presidente e allora candidato.

In che cosa ha sbagliato Donald Trump? Nel non farlo fuori subito, perché gli hanno consigliato di non esporsi, e perché Comey aveva buoni amici nel solito incorreggibile Partito repubblicano, lo stesso che oggi per voce di alcuni esponenti come McCain, che andrebbero accompagnati direttamente al pensionato per anziani in Florida, critica la decisione del licenziamento, dimenticando che e’ nei poteri del presidente fino in fondo nomina e revoca del direttore del Fbi; nel non trattarlo come ha trattato giustamente la vice Attorney General Sally Yates, licenziandola perché si rifiutava di rappresentare l'Amministrazione, ovvero di svolgere il suo compito, nella vicenda legale del bando temporaneo per i cittadini di alcuni Paesi arabi.

 Ma tanto quel che stanno dicendo ora, ovvero trasformare James Comey, che odiavano, in un martire liberal, lo avrebbero fatto tre mesi fa.

Estero