USA, LA SINISTRA È FUCKING NUTS?

Categoria: Estero

LO SCHIERAMENTO HOLLYWOODIANO CONTINUA A DIFENDERE LA CLINTON E LE NOTIZIE FARLOCCHE.

Maria Giovanna Maglie per Dagospia 21.7.2017

LO SCHIERAMENTO HOLLYWOODIANO CONTINUA A DIFENDERE LA CLINTON E LE NOTIZIE FARLOCCHE. IO CHE DIFENDO L’ELETTORE AMERICANO, VENGO INSULTATO COME VENDUTO A TRUMP’. LO DICE BRET EASTON ELLIS, NON SARAH PALIN - I GIORNALI ITALIANI INTANTO PIANGONO LA NEW YORK TRUMPIZZATA QUANDO I NEGOZI CHIUDONO PER COLPA DELLA SILICON VALLEY, E SI STUPISCONO CHE UNO CHE SCRIVE IN MODO CHIARO E BREVE POSSA VINCERE. NON SE NE ESCE...

“Ancora un pranzo a Hollywood con tutto lo schieramento liberale che difende la Clinton, le notizie farlocche, l’intersezionalità… E io, per aver difeso invece l'elettore americano, insultato come venduto a Trump e colluso con la Russia? Basta, la sinistra è andata fuori di testa”.

E’ Ii grido di dolore di Bret Easton Ellis, scrittore, intellettuale americano, non certo uomo di destra o conservatore, grande autore di American Psycho, uno che pensa con la testa sua; non è la prima volta, ma si capisce che non ne può più perché anche lui sperava che questa storia finisse prima.

Potrebbe accomodarsi in qualche nazione europea, anche nell'Italietta invasa dell'estate 2018, e la sua frase di esasperata rassegnazione sui fucking nuts sarebbe perfettamente adeguata anche qua. Anzi gli scriverò una lettera per informarlo che in Italia prima La Stampa, poi il Foglio, per la penna pregiatissima del fondatore Giuliano Ferrara, si stanno preoccupando assai di una trasformazione tremenda in atto a New York, tutta edifici di lusso e chiusura di negozi, nel segno nefasto del predominio di Trump e dello stile trumpiano, signora mia, poveri noi.

Una vorrebbe replicare, così a lume di naso, che i negozi chiudono perché i fitti aumentano e i profitti diminuiscono in tutto il mondo, una visita a Roma al centro può essere utile; che si compra sempre di più online, al computer da casa, ma è una cosa made in Silicon Valley, sono le felpe nemiche di Trump e così care ai liberal ad avere imposto la new economy, loro stessi, Bezos e company, poi riaprono librerie dove prevale robaccia divulgativa molto politically correct secondo il loro modello.

Vorrebbe argomentare che nelle grandi metropoli sorgono ovunque grattacieli ed edifici di lusso, e casomai Trump è stato un pioniere, a New York e nel resto del mondo, e gli altri lo hanno seguito.

Una vorrebbe anche sommessamente ricordare che la decadenza e fine di New York viene ciclicamente annunciata,e poi New York si ricicla, cambia faccia e sboccia più bella che pria. Magari se riesce a liberarsi di un sindaco, quello sì demente, come Bill De Blasio, il compito è più semplice.

Ma queste pur banali e sentite osservazioni si infrangono sulla muraglia della costernazione e riprovazione per l'oltraggio subito dall'umanità l’8 novembre 2016, giornata di lutto mondiale.

Chiamami Donald, sarò la tua ossessione di qua e di là dell'oceano, e se non riesce a Robert Mueller e agli altri tecnocrati e spioni vari, ci deve riuscire il sopracciò mondiale, un gigantesco unico Grande Fratello scandalizzato dalla resistenza in vita del quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti. Vi siete stufati, lettori italiani? Peggio per voi perché la crociata continua.

 Siamo allo studio del linguaggio del cretino, ad articoli su come sia possibile che uno che si esprime così abbia successo, tanto essere diventato presidente, e abbia la faccia tosta di andarsene in giro per il mondo, perché bisogna pur trovare disperatamente una giustificazione al fatto di non aver capito una beata cippa delle elezioni presidenziali del 2016.

Bisognerà pure che qualcuno paghi se tutta la stampa mondiale aveva deciso assieme agli esponenti politici che il presidente incoronato si sarebbe chiamato Hillary Clinton, e ha fatto una figura di cacca.

Così, come nel giorno della marmotta, l'ossessione si nutre di se’ stessa e mentre il Partito repubblicano nella persona del suo comitato elettorale raccoglie in piccole donazioni il suo record storico, cosa che dovrebbe spingere qualcuno a farsi una domanda e darsi una risposta sulla presunta impopolarità crescente del presidente Trump, mentre scende al minimo dopo 7 anni il numero di persone che fa richiesta di food stamps, i buoni pasto per i poveri, e tutto ciò viene accuratamente censurato, discutiamo del linguaggio elementare e degli aggettivi adolescenziali che l'uomo usa , e per i quali si capisce che qualche giornalista vorrebbe la pena dell'ergastolo.

 Come se tutti gli americani, anche i più colti, anche quelli che fanno ricorso a una terminologia astratta da grande college, non dicessero ogni due per tre tremendous e terrific, cool e sad; come se non fosse vero che il linguaggio della politica americana è profondamente diverso da quello europeo, dispiace per gli ammiratori dello stile di Alfano.

 In più Donald Trump ha affinato in anni da star tv l'arte della comunicazione contemporanea, controlla l'arte della parola breve che mantiene desta l'attenzione dei nevrotici, ovvero quasi tutta la popolazione del mondo, e si capisce che invece quei politici verbosi e ossessivi che su Twitter mettono solo l'inizio del link a frasi sterminate che nessuno leggerà, proprio non capiscono come faccia il nostro a stare abbondantemente nelle famose 140 battute.

Bret Easton Ellis li chiama i social justice warriors, alla Meryl Streep per intenderci, alla Black Lives Matter, ma si industriano anche le Barbra Streisand, Bette Midler e persino Cher, capitanati da canali tv specializzati, chi nella diffusione di fake news che disonorano la tradizione della verifica delle fonti del giornalismo anglosassone, in testa la Cnn, chi nella esaltazione del politically correct, in testa MTV.

L'autore di American Psycho preferisce gli articoli terribili di Milo Yiannopoulos, l'attivista gay pro Trump. È diventato così Ellis l'unica voce, non solo la più lucida, di un mondo progressista che si rifiuta di mandare il cervello all'ammasso, ma che per ora è isolato e additato come un nemico, perché la verità è che tanto più dimostra arroganza quanto più l'establishment ha il terrore che Trump volente o nolente rompa il predominio del pensiero dominante unico.

A leggere frasi come “se Manhattan diventasse un luogo residenziale di stampo trumpiano sarebbe la sua fine”, ancora una volta Ellis ripeterebbe fino alla nausea che “può dispiacerti il fatto che Trump sia stato eletto, ma puoi ugualmente capire e accettare che questa volta sia andata così. Oppure puoi avere un collasso completo mentale ed emotivo,e lasciare che la presidenza Trump ti definisca, una cosa che mi sembra assurda”. Mi associo umilmente.

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