Svolta clamorosa tra Israele e Palestina. Forse

Categoria: Estero

Netanyahu e il saudita bin Salman lavorano alla legittimazione di uno Stato in Cisgiordania. E all'emarginazione definitiva di Hamas a Gaza. Una soluzione che avrebbe effetti dirompenti.

CARLO PANELLA,14.9.2017 da www.lettera43.it

L’intero scenario del Medio Oriente è stato terremotato dalla visita compiuta a Gerusalemme all’inizio di questa settimana dall’effettivo re dell’Arabia Saudita, il ministro degli Esteri, e figlio del re Salman (malatissimo e incapace di governare), Mohammed bin Salman, al premier israeliano Bibi Netanyahu. Tutto è fuori dall’ordinario in questo vertice, a partire dalla coraggiosa decisione del principe ereditario saudita di recarsi in Israele: un riconoscimento de facto dello Stato ebraico che peraltro il suo Paese si rifiuta di riconoscere formalmente sin dal 1948 e contro il quale ha condotto – blandamente - più guerre. Per andare al sodo, questa formalizzazione di una “entente cordiale” tra l’Arabia Saudita e Israele, preparata da due anni di incontri informali di alti dirigenti dei due Paesi, sancisce formalmente la nascita di un asse ebraico-arabo contro l’Iran che avrà profondissimi effetti positivi sulla questione palestinese.

UN RIAVVICINAMENTO PARTITO DA LONTANO. I primi segnali di questo riavvicinamento tra i due Stati si ebbero tre anni fa, quando fonti attendibili israeliane – mai smentite - diedero notizia dell’assenso dei sauditi al sorvolo del proprio spazio aereo da parte dei jet israeliani quando e se Netanyahu avesse deciso di bombardare i siti nucleari dell’Iran. Seguirono poi un incontro tra Dore Gold – il braccio destro di Netanyahu - con alti dirigenti sauditi a New York e molti altri vertici “segreti” ad altissimo livello. Naturalmente, non esiste nessun comunicato ufficiale dello storico incontro di Gerusalemme, ma è facile indovinarne i contenuti: il perfezionamento di un accordo tra Paesi del Golfo (a egemonia saudita, escluso il Qatar) e Israele in funzione anti-iraniana; il contributo indiretto di Israele alla clamorosa riforma produttiva di una Arabia Saudita che bin Salman vuole svincolare dalla monocultura energetica, per avviare un grandioso progetto di sviluppo industriale e agricolo; e infine una soluzione innovativa alla questione palestinese.

Netanyahu convoca anche ambasciatore Usa

Non è un caso infatti che questo incontro sia coinciso con la notizia di un accordo saudita-israeliano (ed egiziano) per individuare in Mohammed Dahlan il successore dell’anziano Abu Mazen alla guida della Anp. Dahlan era il capo delle Forze di Sicurezza palestinesi designato da Yasser Arafat e ha vissuto alcuni anni di appannamento della propria posizione nel vertice palestinese dopo che i suoi uomini sono stati massacrati e messi in fuga da Gaza da Hamas nel 2008. Un ritiro in secondo piano che ha preparato –sempre con l’appoggio saudita- l’ipotesi di un clamoroso ritorno.

L'IMPORTANZA DI DAHLAN. Oggi, come spiega il quotidiano Haaretz, la strategia di Dahlan è chiara: «Una Palestina senza Abu Mazen e senza Hamas». Di fatto, una bipartizione della Palestina con un accordo pieno con Israele limitato alla sola Cisgiordania e l'isolamento di Hamas nella enclave di Gaza. A questo innovativo progetto lavora da mesi il principe bin Salman e ora pare proprio che abbia perfezionato un accordo anche con Netanyahu, che aspira a passare alla storia come il primo leader israeliano che ha trovato una soluzione concordata al contenzioso con la Palestina. Dahlan, peraltro, è l’unico leader palestinese in grado di garantire a Israele il rispetto degli accordi sulla sicurezza che verranno definiti, così come è in grado di sviluppare appieno il contrasto al consistente impianto di Hamas anche in Cisgiordania.

IMPATTO ENORME SUL MEDIO ORIENTE. La soluzione della bipartizione della Palestina tra Cisgiordania e Gaza è naturalmente traumatica, ma è inevitabile: Hamas – che è supportata dall’Iran e dal Qatar - non è estirpabile da Gaza ed è evidente –dopo anni di trattative- che è impossibile anche un suo accordo con l’Anp, persino per il solo governo unitario della Anp, men che meno sulle strategie di trattativa con Israele. Dunque: emarginazione formale e radicale di Hamas dalla rappresentanza palestinese nel “ghetto di Gaza” (circondato da un Egitto ostile) e accordo con Israele –con piene garanzie per la sua sicurezza- con uno Stato palestinese che di fatto governa solo sulla Cisgiordania. Questo il progetto. Se si realizzerà, assisteremo a una svolta clamorosa con impatto enorme su tutto il Medio Oriente.