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Categoria: Estero

IL SENATO APRE UN’INCHIESTA SULLE TANGENTI MILIONARIE DI MOSCA DURANTE L’AMMINISTRAZIONE OBAMA. AL CENTRO, L’URANIO –

Maria Giovanna Maglie per Dagospia 19.10.2017

DI QUESTA INDAGINE INSABBIATA AVEVA PARLATO QUESTO DISGRAZIATO SITO IL 1 AGOSTO 2016

Dice James Woods, grande attore, grande twittatore e trumpiano fanatico: questa volta voglio vederla in prigione. Ma anche se la storiaccia dell'uranio ceduto alla Russia è di quelle tremende,anche se negli ultimi giorni nuove e indubitabili prove di complicità, cover-up corruzione, sono venute fuori, io non credo che il sistema americano sia in questo momento al meglio della sua salute e performance, e sarà difficile che vada in galera Hillary Clinton, come James Woods auspica, perché assieme a lei dovrebbe andarci anche l'ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, un pezzo di governo, e le agenzie federali che hanno coperto, o ritenuto di tacere dopo aver inutilmente denunciato.

Sarebbe già un gran successo se per un effetto di scambio la facessero finita con il Russiagate contro Trump e suoi, dal quale non esce uno straccio di prova che non sia di ordinaria attività di disinformazia russa, e altrettanto ordinarie attività di agitazione degli staff delle campagne elettorali, ma per colpa della quale viene paralizzata l'attività politica internazionale nell' elemento fondamentale dell'autorevolezza americana verso Mosca e Putin.

Sarebbe intanto un gran risultato iniziale e di conforto se almeno una storia che tutti conoscono da due anni, che il New York Times rivelò in parte nell'aprile del 2015, salvo poi rimangiarsela per l'intera campagna elettorale condotta tutta pro Hillary Clinton con tanto di endorsement precoce a gennaio 2016 alla candidata democratica, che ora The Hill , non certo un giornale amico dell'attuale Amministrazione, ha tirato fuori con nuovi documenti, e che a questo punto approda alla Commissione Giustizia del Senato, diventasse almeno uno scandalo mediatico, non dico Watergate, ma almeno come Harvey Wenstein,per capirci.

La sintesi della storia è la seguente: nuove prove dimostrano non solo che Hillary Clinton uso’ il suo potere di segretario di Stato per favorire la Russia in cambio di milioni di dollari alla sua Fondazione e al marito, ma che l’FBI aveva scoperto che questi soldi provenivano da ricatti, delinquenza e riciclaggio da parte del governo russo e che l'amministrazione Obama mise il bavaglio all'informazione. Scusate se è poco, se non andrebbe immediatamente nominato uno Special Prosecutor.

Non è poco che l'inchiesta di The Hill, firmata da John Solomon e Allison Spann, roba forte, non il Ronan Farrow delle rivelazioni delle attrici sulle molestie del produttore hollywoodiano, denunci che il Federal Bureau of Investigation aveva raccolto tonnellate di documenti, registrazioni, email intercettate, conti e transazioni finanziarie, più naturalmente una certa quantità di testimoni, a dimostrazione che dirigenti politici russi responsabili del nucleare hanno versato milione di dollari alla fondazione Clinton e centinaia di migliaia di dollari personalmente a Bill Clinton, nel periodo nel quale il segretario di stato Hillary Clinton era a capo di una commissione del governo che approvò la vendita di un quinto dell'uranio prodotto dall'America alla Russia; proprio quel denaro che proveniva da riciclaggio, estorsioni e ricatti.

L’Fbi naturalmente è uno strumento del Dipartimento di Giustizia, che ne fu informato, come fu informato il governo, ma non fu informato mai il Congresso che avrebbe bloccato l'operazione. Tutti zitti per sette lunghi anni, era il 2010.

Quali sono i reati? È un crimine naturalmente usare il ruolo di pubblico ufficiale per favorire un governo straniero in cambio di denaro. Fox News,che oggi ne scrive in un editoriale, ricorda tutte le leggi anticorruzione che vietano pratiche di questo tipo, federal bribery statute (18 USC 201-b), federal gratuity statute (18 USC 201-c), mail fraud statute (18 USC 1341), wire fraud statute (18 USC 1343), program bribery statute (18 USC 666), and Travel Act (18 USC 1952).

In questo caso il lavoro di uno Special prosecutor sembrerebbe essere semplice, visto che gli agenti federali hanno già raccolto tutte le prove, compresa quella che la Clinton ha avuto a che fare per il proprio arricchimento, non per gli scopi benefici di una fondazione, con imprese corrotte e illegali, insomma la famosa legge RICO che si usa per la mafia.

La commissione Giustizia del Senato ora dice che vuole sapere tutto e avere tutto il materiale in consegna immediata. Certo è che c'è voluto un bel coraggio a tenere nascosto al Congresso tanto materiale, tanto più se si leggono i nomi dei dirigenti federali che si sono presi la responsabilità di tacere.

Il primo è naturalmente l’Attorney General dell'epoca, il ministro, Eric Holder, che oltre a essere naturale referente dell'agenzia Federale di Investigazione, all'epoca fece anche parte della Commissione che approvò la cessione dell’ uranio alla Russia. Il capo del FBI era Robert Mueller, nominato ora Special prosecutor nel RussiaGate contro Trump, poi subentro’ nel 2013 a inchiesta non ancora conclusa James. Comey, quello che durante la campagna elettorale ultima ha giocato a rimpiattino con i candidati, credendo di aumentare il suo potere con la storia delle mail e delle interferenze russe, e che poi, fatto fuori da Trump, si è trasformato in accusatore.

Rod Rosenstein infine, oggi gestisce l'intero RussiaGate da vice Attorney General, dopo che Sessions è stato costretto a ricusarsi perché considerato coinvolto sia pure indirettamente nella vicenda, era allora Us attorney, e supervisionava la vicenda.

 Insomma, quelli che sono stati zitti come spie sulle malefatte dell'amministrazione Obama e della Clinton, ora sono gli stessi che stanno cercando qualche prova che possa incastrare Donald Trump, e proprio di collusione con la Russia.

Qualcuno a quanto pare cerco’ di parlare ma gli fu impedito. Un imprenditore americano che aveva collaborato sotto copertura, e che voleva andare al Congresso a dire ciò che sapeva, fu bloccato dagli agenti federali e da dirigenti del Dipartimento di Giustizia, che gli parlarono di forti pressioni politiche e della necessità di tacere. Lo dice ora a The Hill l'avvocato Victoria Toensing, che è stata consulente capo della commissione Intelligence del Senato, e che sta cercando ora di permettere quella testimonianza. Vediamo che succede.

Noi non siamo The Hill, se non altro perché non ne abbiamo i mezzi economici necessari per condurre una inchiesta di mesi, ma su questo modesto sito abbiamo scritto il Primo agosto del 2016, poi pubblicato nel libro @realDonaldTrump, un lungo articolo dal quale estraggo il pezzo centrale

 “Tra le ragioni della faccia tosta di cui Hillary Clinton dà prova nell'accusare la Russia,c’è però soprattutto buona parte della storia della Clinton Foundation.Guardatevi sul web, furoreggia il documentario scandalo che è stato presentato anche al Festival di Cannes in primavera, ben nascosto naturalmente, si chiama “Clinton cash”, ed è tutto dedicato alla straordinaria capacità di fare soldi e affari sporchi e puliti della Fondazione Clinton con imprese e governi stranieri.

Prendiamo in particolare gli affari russi e la famosa acquisizione della Uranium One. Presieduta da Ian Telefer, finanziatore e amico dei Clinton, la Uranium One aveva tra i grandi azionisti un altro loro sodale, il canadese Giustra, e aveva acquisito notevoli concessioni minerarie anche negli Stati Uniti. Per passare alla Russia serviva dunque l’approvazione di Washington visto che Washington considera l’uranio un asset strategico fondamentale, e che stiamo parlando di un quinto del patrimonio nazionale.

Ma l’approvazione dal Dipartimento di Stato ci fu, subito dopo che la Fondazione ebbe ottenuto una donazione di 145 milioni di dollari da investitori nella stessa Uranium One (tra cui Giustra); e subito dopo che Bill, conferenziere inesauribile e costoso,ebbe incassato mezzo milione di dollari per una conferenza a Mosca organizzata dalla Renaissance Capital, notoriamente legata ai servizi russi.

L’accordo ha trasferito alla Russia il 20 per cento della produzione di uranio degli Stati Uniti. Non male, vero? Metteteci anche la storia della Salida Capital, una piccola società di investimenti canadese che nel 2010 divenne finanziatrice della Clinton Foundation e organizzò la consueta conferenza di Bill in Canada. Ma la Salida è controllata dalla Rosatom, agenzia di Stato russa per il nucleare, che costruisce reattori nucleari in Iran ed esporta tecnologia nucleare in Corea del Nord.

 Il documentario ;Clinton Cash” di casi analoghi ne cita a decine,circola da mesi non smentito, eppure per qualche strana ragione non suscita scandalo e fa scarsa notizia”.