Così l'Olanda è diventata il nuovo falco Ue

Categoria: Estero

Sono euroscettici. Intransigenti sul debito. Contrari a un aumento dei bilanci dell'unione. E ora hanno una nuova strategia per indebolire Macron e condizionare Merkel. Ma a noi interessa solo l'Ema.

GIOVANNA FAGGIONATO 18.3.2018 www.lettera43.it

Hanno riempito il vuoto lasciato dall’uscita di scena di Wolfgang Schäuble, hanno iniziato a far sentire più forte la loro voce, hanno intessuto alleanze. Se c'è un Paese nell'Unione europea che fa da contrappeso all'Italia è l'altrettanto euroscettica Olanda, ma euroscettica in un modo completamente diverso, per non dire opposto.

IL NODO EMA. Quando parliamo delle posizioni degli altri Stati all'interno dell'Unione, nominiamo la Germania in ogni partita. La Francia, al massimo. Il resto delle geometrie europee non ci interessano. Salvo poi fare una tragedia nazionale se perdiamo il ricollocamento dell'agenzia per il farmaco dopo un sorteggio su cui tutti i leader Ue si erano accordati, convinti che non ci si sarebbe mai arrivati. Ecco allora la grancassa sull'Ema ad Amsterdam. E vuoi per delusione o per propaganda elettorale, sapendo che i presunti efficienti nordici sarebbero arrivati in ritardo, ci siamo inventati una lunga serie di accuse nei loro confronti. Ma mentre noi indicavamo il dito, stava sorgendo la luna.

IN PRIMA FILA CONTRO FRANCIA (E ITALIA). L'Aia sta guidando i Paesi che si oppongono a una maggiore integrazione dell'Eurozona in maniera scientifica, con costanza e metodo. Ogni proposta mirata a regolare i debiti in pancia alle banche, informare gli investitori nei debiti pubblici che potranno perdere il loro denaro, ogni ricetta che può mettere in pericolo le finanze pubbliche italiane, innescando una nuova crisi dello spread a livello dell'Eurozona viene prima di tutto dal governo del liberale Mark Rutte. Che ha deciso di imitare Emmanuel Macron e raccontare la sua idea di Europa, ma con l'obiettivo opposto: indebolire la Francia e offrire un pretesto alla cancelliera Angela Merkel per rinnegare almeno in parte i progetti di riforma.

Mark Rutte

Mark Rutte.

Per il suo discorso Rutte ha scelto una data e un luogo significativi: il 2 marzo, lo stesso giorno del pronunciamento di Theresa May sulla Brexit e l'ultimo prima del weekend elettorale italiano, e Berlino, la capitale dove più gli interessava essere ascoltato. Con la fuoriuscita di Londra dall'Unione, l'OIanda perde il suo maggiore alleato nella lotta all'Europa federalista, all'integrazione, alla nascita di una difesa europea. Anche l'Italia aveva nella Gran Bretagna un buon interlocutore, più pragmatico ai nostri occhi rispetto a Parigi e Berlino. Ma come destini incrociati, quelli italiani e olandesi vanno in direzioni opposte e contrarie. Mentre Roma spera (o almeno sperava) di poter guadagnare posizioni nel nuovo assetto, e da sempre sostiene i progetti di rilancio di Macron, l'Aia ha individuato nel presidente francese un nemico da combattere, una sirena che assieme alla Commissione di Juncker è pronta a irretire la Germania.

LA STAMPELLA USA. Non a caso è dalla vittoria di Macron che all'Aia hanno le idee chiarissime. Già a giugno del 2017 Adriaan Schout, senior research fellow e coordinatore per l'Europa del Netherlands Institute for foreign Relations, descriveva la situazione così: «Con le richieste di Macron e la volontà di Merkel, l'unione politica ed economica europea, quella che l'Olanda non ha mai voluto, si sta avvicinando». L'analista spiegava come l'eventualità di una vera Europa finora fosse stata scongiurata con una strategia precisa e inquietante agli occhi di un europeista: «Per evitare di essere rinchiusi in un blocco europeo dominato dalla Francia e dalla Germania, i Paesi Bassi hanno sempre cercato di stringere alleanze al di fuori dell'Ue. L'Aia ha combattuto per il coinvolgimento americano per impedire all'Europa di trasformarsi in un'unione politica con una forza militare, e ha sostenuto l'adesione britannica per bloccare le ambizioni di integrazione franco-tedesche di vasta portata».

L'ALLENTAMENTO DI USA E UK. Ora però l'Olanda non può più fare affidamento solo sugli onnipresenti Stati Uniti e sul Regno Unito. «Con Trump e la Brexit, il futuro europeo dei Paesi Bassi sembra allarmante e le rinnovate aspirazioni franco-tedesche hanno aggiunto malessere alla posizione olandese all'interno dell'Unione», ha spiegato Schout. La paura massima per il governo? «La Francia manovrerà per una maggiore integrazione e la Germania sarà nuovamente obbligata a fare concessioni, per esempio attraverso regole di bilancio più rilassate, maggiori investimenti dell'Ue o lavorando per una politica sociale europea». «La Germania è stata spesso un partner inaffidabile», sentenziava in conclusione Schout, «che ha messo l'asse franco-tedesco sopra tutto».

LA STRATEGIA DELLE COALIZIONI. Così, dunque, l'Europa vista dai canali di Amsterdam, dai caffè all'aria aperta di Utrecht o dai cantieri di Rotterdam: una Unione che vorrebbe addirittura fare politica sociale, guidata da tedeschi inaffidabili e troppo concilianti con quei protezionisti dei francesi. Gli olandesi però non hanno perso tempo e hanno subito valutato una strategia per raggiungere i loro scopi: la seconda camera, riporta l'analisi dell'Institut for foreign Relations già nell'estate del 2017 si apprestava a indagare «se l'influenza olandese sull'Ue sarebbe potuta essere salvaguardata attraverso l'uso intelligente di coalizioni di Stati membri». Le coalizioni, sottolineava l'intervento, dovrebbero aiutare a «impedire alla Germania di abbandonare la nostra linea, anche se dipendere da esse sarebbe difficoltoso». Però è quello che Rutte ha messo in pratica alla lettera.

Spia russa, vicinanza Gentiloni a May

Theresa May e Paolo Gentiloni.

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Prima Rutte ha messo in fila tutta una serie di proposte indigeribili per Paesi come Italia e Francia. A partire dalle limitazioni ai titoli di Stato nei bilanci delle banche. Gli olandesi l'avevano presentata già nel 2016 durante la presidenza del semestre europeo. Allora l'accordo non si era trovato, ma la proposta si è fatta strada, è in valutazione da parte della Commissione Ue. Non solo. L'Aia l'ha riproposta nell'ultimo Eurosummit del 14 dicembre ed è stata rilanciata anche dai maggiori economisti francesi e tedeschi. Nello stesso vertice gli olandesi hanno anche sostenuto la proposta di Schäuble di una procedura chiara di ristrutturazione dei debiti sovrani: se un debito pubblico non è sostenibile, esattamente per il bail in, gli investitori devono rimetterci parte del loro capitale di rischio.

ITALIA E OLANDA AGLI ANTIPODI. Il ministro delle Finanze olandese Wopke Hoekstra l'ha definita una misura «essenziale per proteggere i contribuenti» dell'Eurozona. Peccato che, come ha dovuto ricordare il ministro francese Bruno Le Maire, dichiarare un debito pubblico non garantito rischia di riinnescare una nuova crisi dello spread, come del resto successe nel 2012 quando Merkel e Sarkozy avevano solo annunciato un principio simile. Intanto però i think tank tedeschi e francesi hanno iniziato a nominare nei loro progetti di riforma Olanda e Italia come se fossero i due poli opposti del possibile compromesso europeo, i contrari equivalenti.

L'EUROGRUPPO A CENTENO? SÍ, MA... A gennaio poi, mentre il portoghese Mario Centeno sostituiva l'olandese Jeroen Dijsselbloem alla presidenza dell'Eurogruppo facendo scorrere inchiostro per celebrare una presunta fine dell'austerity, gli olandesi ottenevano una posizione meno esposta ma quasi più importante: la nomina di Hans Vijlbrief alla guida del gruppo di lavoro dell'Eurogruppo, cioè quell'organismo che, in collaborazione