Per questo alcune associazioni ecologiste lottano contro le ricerche che farà l'Eni nell'oceano Atlantico

Categoria: Estero

Gli ambientalisti temono che l’Eni trovi il petrolio

di Pino Nicotri 25.8.2018 da www. italiaoggi.it

Per questo alcune associazioni ecologiste lottano contro le ricerche che farà l'Eni al largo delle coste atlantiche del Portogallo. Ma il governo di Lisbona sostiene le trivellazioni esplorative

Tutto è pronto perché l'Eni il 15 settembre inizi le trivellazioni alla ricerca di petrolio al largo della costa portoghese. Per l'esattezza, a 46 chilometri di fronte ad Aljesur, paesino di pescatori della molto turistica costa dell'Algarve, nel distretto di Faro, la più meridionale del Portogallo. Ma c'è un però: la Corte Amministrativa e Fiscale della cittadina di Loulé, competente per territorio, a luglio ha sospeso la licenza concessa nel 2007 dal governo portoghese alla società nazionale che si chiamava Petrogal e che oggi si chiama invece GALP Petróleos e Gás de Portugal SGPS. L'Eni intende sicuramente fare ricorso anche perché sostiene che non ci saranno danni ambientali data anche la lontananza delle trivellazioni dalla costa.

Trivellazioni della durata di 45 giorni per appurare con un pozzo esplorativo se il petrolio c'è davvero, quanto è grande il giacimento e se si tratta di oro nero di qualità tale che valga la pena estrarlo. La nave appoggio Saipem 12000 aspetta solo l'ordine di salpare. Investimenti previsti per 100 milioni di euro, 20 dei quali versati come cauzione. A mettere i bastoni tra i tralicci dell'Eni rivolgendosi alla magistratura sono le associazioni ambientaliste che formano il Movimento Algarve Livre de Petrolio (Movimento Algarve Libero dal Petrolio, Malp) con in testa la Plataforma Algarve Livre de Petróleo (Palp). Il presidente della Repubblica Marcelo Rebelo de Sousa ha ricevuto di recente i leader ambientalisti e ha assicurato loro che sta «valutando le varie ragioni», ma senza sbilanciarsi. Per parte sua il ministero del Mare ha appena dichiarato, lunedì 20 agosto, che intende fare ricorso contro la sentenza di Loulé, come è ovvio che farà anche l'Eni.

Il nostro ente nazionale per gli idrocarburi detiene il 33,34% della portoghese Galp, società del settore gas petrolifero che nel 1999 per riorganizzare l'intero settore energetico ha preso il posto della vecchia Galp nata nel 1977 dalla fusione di diverse aziende energetiche portoghesi. I settori in cui opera l'attuale Galp sono quattro: esplorazione e produzione; raffinazione e marketing; gas naturale: fornitura e distribuzione; energia.

Nel 2007 il governo ha concesso alla Petrogal, sussidiaria dell Gallo, il permesso di esplorazione e sfruttamento su una zona di poco più di 9 mila chilometri quadrati. Nel 2014 l'Eni firma un accordo di consorzio con la Petrogal/Galp per sfruttare il giacimento dell'attuale discordia e si prende il 70% dello stesso consorzio. Due anni dopo, nel marzo 2016, il consorzio annuncia l'intenzione di trivellare un pozzo esplorativo in acque profonde nel mare offshore di fronte ad Aljezur, 80 chilometri da Sines. Il portavoce dell'Eni, Franco Conticini, spiegò che le trivelle sarebbero entrate in funzione nel maggio 2018 e avrebbero lavorato per 45 giorni, il tempo necessario per recuperare campioni di petrolio da analizzare per capire se il gioco vale la candela.

Nel dicembre dell'anno scorso al consorzio oltre alla garanzia di 20 milioni è stato chiesto di presentare uno studio sull' impatto ambientale, e dopo tre mesi di preparazione dei lavori l'Agenzia per l'Ambiente non ha trovato nulla di obiettare. Nel frattempo gli ambientalisti, allarmati dalle voci di ottime prospettive per la presenza di petrolio nell'Algarve, hanno raccolto 42 mila firma contro la ricerca dell'oro nero e sono anche arrivati veti e divieti da varie località della regione. Il che non ha impedito che la concessione fosse estesa anche al territorio di Lavagante, Santola e Gamba in base a «esigenze legali ed amministrative» e di «pubblico interesse» stando alle dichiarazioni del segretario all'Energia Jorge Seguro Sanches. Per parte sua il consorzio Eni-Galp fa sapere che sta «valutando questa decisione [del tribunale di Loulé] e le conseguenti opzioni» e che la sentenza dei giudici di Loulé «si basa su una presunta irregolarità», quando invece il consorzio ha sempre rispettato le leggi e le decisioni delle autorità e continuerà a farlo.

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