L’esercito decide chi vince il Venezuela. Per ora sta con Maduro

Categoria: Estero

Per provare a incrinare il fronte militare l'opposizione lancia l’ipotesi di un’amnistia e il nome del generale Raúl Baduel come futuro ministro della Difesa

di Angela Nocioni 25 Gennaio 2019 www.ilfoglio.it

Roma. Non c’è stata la spallata dei vertici delle Forze armate al regime di Nicolás Maduro. Almeno fino a ieri sera lo sgambetto di qualche generale in servizio (con truppe al seguito) al governo chavista non è arrivato. Il ministro della Difesa Vladimir Padrino, da dieci anni uno dei più potenti esponenti del regime, s’è presentato davanti alle telecamere attorniato dai comandi delle forze armate e ha ripetuto le frasi che i venezuelani hanno ascoltato già decine di volte: “Da molto tempo si sta preparando un volgare colpo di stato”. “Questo piano è arrivato ora a livelli di altissima pericolosità”. Con un avvertimento: “Le Forze armate non accetteranno mai un presidente imposto. Un signore che si autoproclama presidente è un fatto gravissimo. Siamo qui per impedire la guerra tra venezuelani”.

Come già avvenuto molte altre volte il capo dei militari ha paragonato il clima interno e le pressioni internazionali su Maduro alle “ore drammatiche del tentato colpo di stato contro Hugo Chávez nel 2002”. Un copione che si ripete uguale da anni, ma che finora ha sempre funzionato per serrare le fila. L’allineamento degli alti comandi militari è ciò che ha salvato sia Chávez sia Maduro dalle rivolte di piazza. Per mantenerli fedeli, il regime li ha coperti di soldi, ha messo nello loro mani le chiavi della cassa statale. Tutto ciò che genera entrate in dollari in Venezuela, come a Cuba, è in mano a generali. Se le pressioni interne e internazionali contro il regime stanno riuscendo a sfilare qualche alto papavero con le stellette dalla cerchia dei fedelissimi, per ora gli effetti non si sono visti. Altra questione sono le truppe. L’esercito venezuelano è un esercito popolare. Da tempo le manifestazioni di piazza invocano la disobbedienza delle truppe. Che finora, però, non c’è stata. Ci sono stati singoli casi di insubordinazione. Subito repressi e puniti ferocemente. I militari arrestati con le accuse più disparate, non solo quella classica di “alto tradimento”, sono centinaia.

Circolano voci di defezioni di soldati in servizio, fughe silenziose, soprattutto di militari impiegati nei pattugliamenti lungo il confine. Molti di loro non disertano per divergenze ideologiche, ma per fame. Questo succede soprattutto negli stati periferici, nel Venezuela profondo, dove ci si arruola perché è l’unica possibilità di mangiare. Con la crisi il rancho non arriva e si scappa. Negli ultimi due giorni sono rimbalzate voci, impossibili da verificare, su gruppi di militari che si sarebbero rifiutati di uscire a reprimere le manifestazioni contro il governo e i saccheggi. Le carte che si sta giocando l’opposizione nel tentativo di incrinare il fronte militare sono l’ipotesi di un’amnistia e il nome del generale Raúl Baduel come futuro ministro della Difesa. La prima serve ad allettare i gradi alti e medi. Se passi con noi, non ti puniremo. Ma non funziona finché l’orizzonte è così confuso. Nessuno si fida di nessuno anche perché nessuno può promettere credibilmente un salvacondotto. La seconda serve a convincere le truppe. Raúl Baduel, già detenuto con l’accusa di alto tradimento, è un generale mitico per il soldato di fede chavista. Pochi tra i soldati semplici hanno creduto alla sua colpevolezza e malissimo è stata digerita la sua reclusione. Più che la sua carriera – accompagnò Hugo Chávez fin dall’inizio della sua avventura politica e gli si schierò contro per fedeltà alla Costituzione quando Chávez tentò, senza riuscirci, di far passare per referendum una modifica socialista alla Carta (e fu l’unica volta in cui il defunto presidente perse una consultazione popolare in tredici anni) –, conta l’aura leggendaria che l’accompagna. Il generale Baduel (questa è la vulgata) fu quello che insegnò al tenente colonnello Hugo Chávez cosa fare e come farlo. Fu quello che lo riportò a Miraflores sano e salvo dopo il golpe durato 48 ore. Baduel fu quello che lo salvò dal boicottaggio nell’industria del petrolio. Era quello che Chávez chiamava Papà Baduel. Presentarlo in un futuro governo post chavista serve a convincere i soldati chavisti a mollare Nicolás Maduro.