SOCIETÀ L’inferno dei lavoratori di Huawei e Foxconn

Categoria: Estero

Ma dietro alla narrazione ufficiale si nasconde un inferno fin qui mai svelato

Federico Giuliani 28 MAGGIO 2019it.insideover.com

Tutti conoscono Shenzen per essere la patria di Huawei, l’azienda di smartphone fiore all’occhiello della Cina colpita dai provvedimenti economici degli Stati Uniti. La megalopoli, situata nella provincia meridionale del Guandong, è la più tecnologica del Paese grazie a una nutrita industria hi tech. Presto accoglierà inoltre auto elettriche senza conducente e le nuove telecamere di sicurezza collegate al Sistema di credito sociale. Ma dietro alla narrazione ufficiale si nasconde un inferno fin qui mai svelato.

La città delle opportunità

Shenzen è il laboratorio tecnologico della Cina, il luogo che per primo ha raccolto i frutti dell’apertura economica voluta una quarantina d’anni fa da Deng Xiaoping. In poco tempo la città si è trasformata in una megalopoli a causa della marea di lavoratori arrivati dalle povere campagne in cerca di fortuna. Ancora oggi Shenzen sembra immune o quasi al rallentamento dell’economia nazionale e alla guerra dei dazi in atto tra Stati Uniti e Cina.

La casa di Huawei e Foxconn

Un lungo reportage dell’agenzia Asianews racconta però l’altro volto di Shenzen, cioè i meccanismi nascosti alla base di un simile successo economico. Ancora oggi la megalopoli accoglie migliaia di nuovi lavoratori, desiderosi di faticare in una delle tante industrie intensive presenti in loco. I colossi come Huawei e Foxconn si affidano a decine di centri di reclutamento per trovare nuove forze fresche per i loro stabilimenti. Gli annunci e i manifesti sono ovunque.

I lavoratori Huawei

Si apprende che Huawei accoglie soltanto lavoratori in possesso di caratteristiche ben precise; sono ammessi persone che abbiano meno di 30 anni e almeno un diploma di scuola superiore. Chi cerca lavoro attende una navetta inviata dall’azienda di fronte a una delle tante agenzie di collocamento. Gli aspiranti lavoratori devono prima versare 60 yuan (meno di otto euro) per presentare la propria candidatura e prender parte a un primo colloquio. Se la persona non supera lo step può dire addio al suo denaro e tornare da dove è venuta. Chi invece sale a bordo di Huawei deve fare i conti con la realtà aziendale della società; pare infatti che chi supera i 30 anni senza nel frattempo aver raggiunto una carica dirigenziale viene licenziato.

La vita di un’operaio Foxconn

Foxconn è invece più volte finita nel mirino dell’opinione pubblica internazionale per le condizioni di lavoro all’interno dei suoi stabilimenti, così dure da indurre diversi lavoratori al suicidio. Le linee di assemblaggio non conoscono pausa e a poco servono gli alloggi destinati dall’azienda ai propri dipendenti. Non solo: Foxconn, così come tante altre realtà del posto, crea delle vere e proprie città nella città in cui i lavoratori consumano tempo, vite e denaro. Una simile prospettiva non piace alle nuove generazioni, ed è per questo che i colossi di Shenzen reclutano nuovo personale ogni singolo giorno dell’anno. Il ricambio è incessante.

Cadere senza rialzarsi

E così i tanti giovani che arrivano a Shenzen con l’aspettativa di aver messo piede in una città ricca di opportunità rimangono delusi. Huawei e Foxconn offrono il più delle volte posizioni lavorative sopra descritte e anche le altre aziende non fanno differenza. I ragazzi si affidano dunque a qualche lavoretto temporaneo per sbarcare il lunario; altri diventano vittime di usurai o entrano nel mondo del gioco d’azzardo. Le autorità hanno intensificato i controlli contro i falsi reclutatori di lavoro e contro coloro che promettevano lavori ingannevoli. Ma tanti cinesi continuano a essere inghiottiti da un circolo vizioso che conosce fine.