Quelle fake news contro Kim e Trump

Categoria: Estero

Kim Yong-chol, vicepresidente del Comitato centrale del Partito dei lavoratori della Corea del Nord, era a Pyongyang domenica sera ad assistere ad un concerto

Roberto Vivaldelli 3 GIUGNO 2019/it.insideover.com

Kim Yong-chol, vicepresidente del Comitato centrale del Partito dei lavoratori della Corea del Nord, era a Pyongyang domenica sera ad assistere ad un concerto. Soltanto venerdì il Chosun Ilbo, quotidiano di Seul, aveva scritto che l’ex capo dei servizi militari era finito in un’ampia epurazione e inviato in un campo di lavoro pagando il fallimento del secondo summit con gli Usa del 27-28 febbraio, ad Hanoi: epurazione che sarebbe costata la vita anche al diplomatico Kim Hyok-chol e ad altri quattro funzionari del ministero degli Affari Esteri del Paese.

Come spiega il Corriere della Sera, Kim Yong-chol, 72 anni, ha il rango di vicepresidente del Comitato centrale del Partito dei lavoratori e oggi è stato citato dall’agenzia nordcoreana Kcna al decimo posto nell’elenco di 12 alti funzionari che hanno assistito al fianco del Supremo Leader a un concerto tenuto domenica sera a Pyongyang. In realtà, nonostante la grande diffusione mediatica, la notizia diffusa dal Chosun Ilbo, ora definitivamente smentita dalle immagini circolate in queste ore, era stata appresa con scetticismo persino dai funzionari e dai diplomatici degli Stati Uniti in Asia, scrive il Washington Post. Peraltro, né il governo sudcoreano né quello degli Stati Uniti hanno pubblicamente confermato il rapporto su Kim Hyok-Chol e Kim Yong-Chol.

Le “Fake news” dei media sudcoreani

La notizia del ciclo d’epurazioni che avrebbe colpito in Corea del Nord i funzionari “responsabili” del fallimento del secondo summit con gli Usa di fine febbraio si è dunque rivelata in buona parte falsa e infondata e fa parte di una narrativa portata avanti da alcuni media sudcoreani come il Chosun Ilbo al fine di influenzare i colloqui fra Kim e Trump. Come ricorda il Washington Post, il quotidiano di Seul riportò nel 2013 la notizia che Hyon Song Wol, un’artista nordcoreana descritta come l’ex-fidanzata di Kim Jong Un, era stata giustiziata in pubblico per la presunta vendita di materiale pornografico. Buona parte di quella news si rivelò in seguito falsa: Hyon si recò due giorni a Seoul nel gennaio 2018, ed era viva.

Il Chosun Ilbo è uno dei maggiori quotidiani della Corea del Sud e segue con fervore gli eventi della Corea del Nord (dopo il summit di Kim Jong-Un con il presidente della Corea del Sud Moon Jae-lo scorso maggio, ha chiesto agli esperti di osservare le scarpe del leader nordcoreano nel tentativo di valutare la sua altezza). Tuttavia, osserva il Wp, il giornale ha una linea editoriale fortemente conservativa ed è molto critico nei confronti della Corea del Nord. Ha riportato una serie di storie sensazionali su Pyongyang che in seguito si sono rivelate infondate. L’alto livello di segretezza della società nordcoreana consente a queste speculazioni di diffondersi rapidamente. Secondo il Corriere della Sera, in passato, i giornali di Seul hanno anticipato la morte di alti gradi del regime, come lo zio di Kim Jong-un epurato e giustiziato nel 2013; ma il Chosun Ilbo ha anche dato per morti altri esponenti che poi sono tornati in scena e godono di ottima salute.

Rapporti freddi dopo il summit di Hanoi

Al di là delle presunte epurazioni di Kim, i rapporti fra Stati Uniti e Corea del Nord si sono effettivamente raffreddati. La scorsa settimana, Pyongyang ha preso di mira John Bolton, definito un “mercante di guerra” e un “prodotto umano difettoso”. Il consigliere sulla Sicurezza nazionale della Casa Bianca aveva definito i recenti test di missili a corto raggio di Pyongyang un’evidente violazione delle risoluzioni dell’Onu, sottolineando che le sanzioni “devono essere mantenute”.

“Le sue affermazioni sono più che ignoranti – ha dichiarato un portavoce del ministero degli Esteri nordcoreano all’agenzia di stato Kcna – le nostre esercitazioni militari non hanno preso di mira nessuno né hanno messo in pericolo i Paesi confinanti. Ma Bolton si accanisce a dire che questo costituisce una violazione delle risoluzioni, mettendo il naso impudentemente in affari interni altrui”. “Sarebbe giusto chiamare Bolton non un consigliere di sicurezza ma un consigliere distruttore sicurezza che fa a pezzi la pace e la sicurezza”, ha oii aggiunto.

Per Donald Trump, il falco neoconservatore John Bolton comincia ad essere un serio ostacolo: a questo punto potrebbe essere tentato di tornare a quella “diplomazia personale” che tanto lo ha contraddistinto rispetto a tutti gli altri presidenti Usa.