Un’Europa sempre più tedesca: i posti chiave presi da Berlino

Categoria: Estero

Come scrive Il Messaggero, la guida tedesca della Commissione ripropone il tema dello strapotere della Germania.

Roberto Vivaldelli 4.7. 2019 www. it.insideover.com

“Che cos’è l’Unione europea?” Ricordava il sociologo tedesco Wolfgang Streeck di recente su Le Monde Diplomatique: “Il concetto più vicino che viene in mente è quello di un impero liberale, o meglio, neoliberale: un blocco strutturato gerarchicamente e formato da Stati nominalmente sovrani la cui stabilità si mantiene grazie a una distribuzione del potere dal centro verso la periferia. Al centro si trova una Germania che cerca, più o meno, con successo, di dissimularsi all’interno del nocciolo duro dell’Europa (Kernereuropa) che forma con la Francia”.

Come gli altri Paesi imperiali, scrive Streeck, “a cominciare dagli Stati Uniti, la Germania si percepisce – e vuole che gli altri la percepiscano – come una potenza egemone benevola, che sparge attorno a sé un universale buonsenso e virtù mortali, a proprie spese. Un onere che vale la pena, per il bene dell’umanità”. L’Ue, dunque, ha un centro – la Germania – che impone e fa rispettare il suo ordine politico ed economico nelle periferia. La nomina di Ursula von der Leyen, titolare della Difesa germanica, alla guida della Commissione europea pone inoltre un problema sulla natura stessa dell’Unione Europea e di una Germania che tiene per sé tutti i posti chiave legittimando il proprio dominio sul Continente.

L’Ue a trazione tedesca

Come scrive Il Messaggero, la guida tedesca della Commissione ripropone il tema dello strapotere della Germania. L’organigramma è improntato sulla leadership di Berlino: il segretario generale del Parlamento Klaus Welle, è tedesco, così come il direttore del fondo salva-stati Klaus Regling, che guida l’European Stability Mechanism, ente chiave che raccoglie fondi sul mercato e poi li presta agli Stati da salvare. I liberale tedesco Werner Hoyer è presidente della Banca europea degli investimenti, braccio finanziario dell’Unione europea, mentre Elke König, è presidente del Comitato di risoluzione unico, l’autorità Ue con il compito di assicurare una gestione ordinata delle banche in fallimento. Tutto questo senza dimenticare che, fino a ieri, il Commissario europeo per il bilancio e le risorse umane era un certo Günther Oettinger, anche lui tedesco in quota Cdu.

C’è poi il potentissimo Martin Selmayr, Segretario generale della Commissione europea, sposato e residente a Bruxelles ma nato a Bonn, in Germania. Selmayr, definito dal Corriere della Sera il “braccio destro” dell’oramai ex presidente lussemburghese dell’istituzione Jean-Claude Juncker, è peraltro protagonista di una torbida inchiesta pubblicata dal quotidiano Liberation di Parigi, il quale ipotizza che il suicidio della cinquantenne Laura Pignataro, incaricata di controllare la legalità delle nomine interne della Commissione, sia dovuta alla pressione dalla potentissima lobby interna guidata dall’euroburocrate. Difficile che Selmayr possa mantenere il suo posto con l’arrivo di Ursula von der Leyen.

“Voglio un’Europa federale”

Il sogno di Ursula von der Leyen è quello di un’Europa federale, naturalmente a guida tedesca.”Il mio obiettivo sono gli Stati Uniti d’Europa – modellati su stati federali come Svizzera, Germania o Stati Uniti”, confessò a Der Spiegel nel 2011. Sogno che ribadì a Die Zeit nel 2016, aggiungendo: “Immagino l’Europa dei miei figli o nipoti non come un’unione libera di Stati intrappolati da interessi nazionali”. Come ministro della difesa tedesco, ha spinto per una maggiore cooperazione in materia di sicurezza nell’Ue, esortando un “sindacato della difesa” e chiedendo l’istituzione di un “esercito europeo”. In questo senso, Von der Leyen ha lavorato con la Francia per rinsaldare una più stretta cooperazione militare. Più che Unione europea, andrebbe ribattezzata “Germania europea”