Sarà il trasformismo a salvare l’Europa

Categoria: Estero

La svolta leghista sull’euro rilanciata da Ft e Telegraph, il ritorno della coalizione di centrodestra, i passi del M5s verso il Pd, la nuova fase dei sovranismi. L’estremismo non va più tanto di moda e le giravolte dei populisti italiani diventano un esempio in Europa

di Claudio Cerasa 17.10 2019 – ilfoglio.it

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L’intervista rilasciata oggi al Foglio dall’ex ministro della Lega Gian Marco Centinaio conferma che in giro per l’Europa non esistono più rilevanti movimenti antisistema disposti a far rientrare la messa in discussione dell’euro nella propria grammatica euroscettica.

Centinaio – prendendo spunto dalle parole rilasciate lunedì al Foglio da Matteo Salvini, che ha definito l’euro nientepopodimeno che “irreversibile”, un anno dopo averlo definito “reversibile” sempre su questo giornale – dice che “la voglia di protagonismo mediatico di qualcuno non può confondersi con il programma politico della Lega” e sostiene che ormai “anche all’estero i movimenti sovranisti chiedono meno Europa ma hanno smesso da tempo di dire ‘No euro’”.

Le parole di Centinaio mettono a fuoco un tema che ha una sua rilevanza sia a livello europeo sia a livello italiano. A livello europeo è sufficiente scorrere la lista dei partiti euroscettici appartenenti allo stesso gruppo parlamentare della Lega per capire che ormai all’interno della famiglia euroscettica resta solo l’AfD a essere diffidente nei confronti dell’euro. A gennaio, Marine Le Pen ha affermato che “adottare una nuova moneta non è più la priorità” e pochi mesi dopo lo stesso hanno affermato i leader del partito della Comunità fiamminga del Belgio. Oggi la svolta pro euro riguarda il più importante partito sovranista presente in Europa e non è un caso che le parole consegnate lunedì scorso da Salvini abbiano colpito molti osservatori fuori dall’Italia. Se ne è accorto ieri sul Telegraph l’international business editor del giornale, Ambrose Evans-Pritchard e se ne è accorto ieri sul Financial Times anche Wolfgang Münchau, che nella sua newsletter quotidiana ha notato che la Lega sta provando a fare di tutto per presentarsi di fronte agli elettori con un profilo più moderato. Il tempo ci dirà se il tentativo disperato di Salvini di essere altro rispetto a quello che è potrà mai dare i suoi frutti. Ma intanto la svolta della Lega e il tramonto dell’internazionale antieuro in Europa sono due fatti importanti che per quanto possano essere reversibili – come segnalato deliziosamente sulla Stampa da Mattia Feltri – non possono non essere registrati.

La retromarcia dei populisti

L'intervento del direttore Claudio Cerasa alla trasmissione Tagadà su La7: “Si sono resi conto che l'estremismo è un pericolo per la loro credibilità. In questo momento l'Italia è un modello di stabilità per tutta l'Europa

E’ un fatto la svolta della Lega. E’ un fatto la fine degli antieuro in Europa. E’ un fatto il tentativo di Boris Johnson di dare vita a una Brexit contenente il minor tasso possibile di antieuropeismo. Così come è un fatto che l’Italia del post populismo si stia candidando a diventare in Europa un incredibile esempio sul modo in cui l’incontro con la realtà possa in qualche modo educare i partiti antisistema. L’essere diventati nel giro di pochi mesi un laboratorio dell’antipopulismo dopo essere stati per molti mesi un laboratorio del populismo è un privilegio che il nostro paese si può permettere grazie alla certificazione plastica del fallimento dell’esperienza populista di governo. E se si vogliono mettere in fila i fatti, non si potrà non notare che i due partiti antisistema che hanno guidato l’Italia per quattordici mesi arrivando a pensare di poter costruire insieme un percorso politico extra governativo per rendere strutturale la saldatura populista, oggi si ritrovano in uno scenario difficilmente immaginabile fino a qualche mese fa: la Lega, oltre ad aver messo da parte la retorica antieuro, è stata costretta a mettere da parte anche la retorica isolazionista all’interno del centrodestra, e mai come oggi, pur tra mille sbuffi, sa quanto sia importante avere al proprio fianco un partito appartenente a una famiglia politica europea affidabile come può essere Forza Italia (sabato il Cav. sarà in piazza con Salvini contro il governo).

Dall’altra parte si può essere scettici quanto si vuole sulla possibilità che il Pd, come sembra volere Nicola Zingaretti, possa costruire un rapporto stabile e strutturale con il M5s (e noi lo siamo). Ma non si può non ritenere un fatto rilevante la possibilità che un movimento antisistema come il Movimento 5 stelle dopo aver rinnegato le battaglie contro l’euro, dopo aver rinnegato le proprie battaglie contro l’Europa, dopo aver rinnegato le proprie battaglie contro il Parlamento arrivi ora a rinnegare anche un altro tratto del suo essere antisistema considerando possibile un’alleanza con il Pd capace di andare anche oltre l’esperienza di governo.

Ehi, non esistono più populisti in Italia!

L’auto vaffa day di Salvini e Grillo è un indizio sulla nuova eccezione italiana

E in un’Europa instabile, tra Brexit, Catalogna, gilet gialli e scricchiolii tedeschi, l’Italia non può essere considerata come un esempio virtuoso di stabilità (e nemmeno di crescita) ma può essere tranquillamente considerata un esempio di come si trasforma il rischio d’instabilità (vedi alla voce pieni poteri a un partito antieuropeista) in un’opportunità per stabilizzare il sistema. Non basterà certo una svolta per trasformare un populismo impresentabile in un populismo presentabile, ma nell’attesa di avere dei partiti antipopulisti all’altezza della sfida, i fatti ci dicono che il trasformismo dei populisti è forse una delle migliori notizie registrate in Europa negli ultimi mesi. Aprite gli occhi: il mondo sta cambiando.

Commenti

Alvarosch 17 Ottobre 2019 - 09:09

Non sarei così tanto ottimista su Salvini che da buon camaleonte cambia il registro secondo chi lo intervista infatti in una successiva aveva abbondantemente cambiato il registro dicendo che per ora non vuole uscire ma se si creassero le condizioni lo farebbe di corsa. Il solito disonesto furbacchione italico per niente affidabile.

RispondiJ.WranglerJ.Wrangler 17 Ottobre 2019 - 12:12

Ma se la sua casa bruciasse lei che fa ? Resta dentro? Se mi capitasse io e il cane usciremmo a "zampe levate". L' "incendio" della casa UE, è una possibilità nel novero dei molti futuri che ci attendono: tanto più passa il tempo nell'attuale situazione politico-organizzativa della UE ovvero non evolverà verso una Nazione Europa con parità di "accesso decisorio" almeno dei paesi fondatori pur in una sintesi politica delle differenze (culturali-identitarie e socio tecnico economiche,che sussisteranno ancora per anni) "l'incendio" sarà più probabile. Non dimentichiamo che "intorno" all'Europa agiscono nazioni coese: USA,CINA,RUSSIA,India (scritto un pò più piccolo delle altre tre) . I fatti vanno oltre i singoli sia chi si dimostra "europeista a tutti i costi" come quelli (e io lo sono) che pensano si debba affrontare in modo critico (razionale) lo sviluppo dell'Europa (come descritto sopra).

RispondiMR1960 17 Ottobre 2019 - 11:11

E perché no? Se cambiano le condizioni esco anche io da casa mia, magari per andare ad abitare in una villa a tre piani con tanto di servitù e piscina. Se cambiano le condizioni.