La storia di spionaggio che imbarazza Airbus. Aiuti ricevuti che hanno aperto la strada ai dazi USA

Categoria: Estero

Non finiscono le settimane calde per il colosso franco-tedesco dell’aeronautica e della difesa recentemente punito dalla World Trade Organization per gli aiuti di Stato ricevuti,

Andrea Muratore, 20.10.2019 www.it.insideover.it

Non finiscono le settimane calde per Airbus. Il colosso franco-tedesco dell’aeronautica e della difesa recentemente punito dalla World Trade Organization per gli aiuti di Stato ricevuti, che hanno aperto la strada ai nuovi dazi Usa, è ora al centro di un potenziale scandalo. La compagnia si è infatti autodenunciata per possesso di materiali sensibili appartenenti alla Bundeswehr, l’esercito tedesco, legati ad attività in via di svolgimento nello stabilimento di Ottobrunn.

Sarebbero almeno diciassette, secondo Der Spiegel, i dipendenti che avrebbero avuto contatti con esponenti delle forze armate per entrare in possesso di circa un centinaio di documenti segreti riguardanti progetti futuri e piani di sviluppo che avrebbero potuto coinvolgere l’azienda come contractor di primo livello del comparto della Difesa. L’autodenuncia, in tal senso, è per Airbus una soluzione di ripiego necessaria per evitare uno scandalo più grave che ne minerebbe la credibilità e, soprattutto, la escluderebbe da appalti da centinaia di milioni di euro.

A essere sotto accusa, e indagati dai magistrati di Monaco, sono dei manager del comparto Comunicazione, intelligence e sicurezza di Airbus, che avrebbero ricevuto da fonti militari documenti interni sui progetti del sistema satellitare Satcombw Livello 3 e di un impianto di telecomunicazioni tra strutture delle forze armate di Berlino. La responsabile dell’inchiesta sui dipendenti, Hildegar Baeumler-Hoesl afferma che “è lecito supporre che queste informazioni provenissero da diverse fonti all’interno del ministero della Difesa e da uffici sottoposti alla sua autorità”.

Non si tratta delle prime grane per Airbus, che ora mira a riaffermare la sua trasparenza per non pregiudicare l’autonomia operativa e forniture di prima grandezza, ma a preoccupare è soprattutto la carenza di organizzazione e spirito di corpo nella difesa tedesca. La titolarità del ministero lasciato libero da Ursula von der Leyenè ora passata al “delfino” designato di Angela Merkel, nonché attuale presidente dell’Unione cristiano-democratica, Annegret Kramp-Karrenbauer,che complice le difficoltà continue incontrate nell’affermarsi politicamente non riesce a dominare un ambiente avvelenato da scandali, lotte di potere e doppi giochi.

I sei anni della von der Leyen come ministro della Difesa di Berlino hanno lasciato come eredità una struttura in pieno caos, come evidenziato da un approfondito speciale dell’Agi. Mentre, come rivelato ad agosto da fonti interne, la Difesa tedesca spende 150 milioni di euro in sei mesi per conferenze e consulenze, i militari di uno dei Paesi più ricchi del pianeta devono esercitarsi risparmiando i colpi o, addirittura, sostituendo i fucili con dei manici di scopa per la carenza di armi. Al tempo stesso, poco è stato chiarito sui ritardi clamorosi registrati nella consegna di una classe di nuove fregate alla marina e nell’ammodernamento e nella riparazione dei carri armati Leopard e della flotta aerea. Tutte questioni imputabili a carenze di fondi di cui è difficile tracciare la reale destinazione. Nel caos imperante nelle forze armate possono fiorire le cordate autonome, gli “Stati paralleli” interni, legati in questo caso ad apparati del mondo economico-industriale. Il caso Airbus, che la compagnia mira a risolvere con l’autodenuncia, scopre un nervo dolente per le forze armate del principale Paese europeo. A Berlino c’è qualcuno che tenta di lucrare sull’interesse nazionale tedesco: e le autorità brancolano nel buio incapaci di capire quanto estesa possa essere questa infiltrazione.