GUERRA /Sottomarini russi sfidano la Nato nell’Atlantico

Categoria: Estero

Non meno di 10 unità, di cui otto a propulsione nucleare, hanno preso il largo la scorsa settimana dal porto che è sede della Flotta del Nord, Murmansk

Paolo Mauri 1.11. 2019 www.it.insidover.it Ilgiornale

Le gelide acque dell’Atlantico del Nord tornano al centro di una massiccia operazione da parte dei sottomarini della Voenno-morskoj Flot (la Marina Russa) come non si vedeva dai tempi della Guerra Fredda. Non meno di 10 unità, di cui otto a propulsione nucleare, hanno preso il largo la scorsa settimana dal porto che è sede della Flotta del Nord, Murmansk, per un’esercitazione di vasta portata che ha come obiettivo principale testare le difese del fronte marittimo settentrionale della Nato, oltrepassando il Giuk Gap, e penetrando in pieno oceano diretti verso le coste orientali degli Stati Uniti cercando di non essere scoperti.

A dare per prima la notizia è stata la televisione di Stato norvegese, la Nrk, riportando fonti di intelligence. Secondo Oslo l’attuale posizione delle unità sottomarine russe è attualmente nota, ma trattandosi di un’imponente manovra della durata di due mesi potrebbe non esserlo in futuro.

Sei delle 10 unità sarebbero state infatti localizzate. In particolare due sottomarini atomici sarebbero ad ovest dell’Isola degli Orsi, tra l’arcipelago delle Svalbard ed il Finnmark, la parte più settentrionale della Norvegia, altre due unità sarebbero a est dell’isola già citata, di guardia agli ingressi orientali del Mare di Barents, mentre due classe Sierra, sottomarini nucleari da attacco, si troverebbero nel nord del Mar di Norvegia.

Un’aperta sfida alla Nato

Come anche riportato dal media di Stato norvegese, il fine principale, oltre quello di testare nuovi sistemi d’arma come avvenuto e mostrato dal Ministero della Difesa russo, è quello di sfidare la Nato mettendo alla prova le sue capacità di individuare ed inseguire i sottomarini della Flotta del Nord, in quella che è la più grande esercitazione di questo tipo mai tenuta dal termine della Guerra Fredda.

Lo scopo è infatti quello di penetrare a fondo nell’Atlantico senza essere scoperti. L’intero viaggio delle unità sottomarine verrà condotto in immersione per oltrepassare la prima catena di difesa della Nato, che si estende in quel tratto di mare denominato Giuk Gap, e dimostrare la capacità di minacciare le coste orientali degli Stati Uniti. La Russia vuole dimostrare alla Nato che quel tratto di mare è “il nostro mare”, che è in grado di oltrepassare le difese dell’Alleanza Atlantica e raggiungere le coste americane.

La strategia navale russa è la stessa di quella della Guerra Fredda. Forzare il Giuk Gap per penetrare nel Nord Atlantico e colpire le linee di rifornimento navali della Nato, che, in caso di crisi, cercherebbe di tenere aperte con un imponente dispiegamento di mezzi navali. Allo stesso tempo lo scopo della Flotta del Nord è impedire alle forze navali Alleate la penetrazione nei mari artici, utilizzati come “bastione” per le unità sottomarine lanciamissili balistici, attraverso una postura attiva che prevede la difesa in profondità nelle acque avversarie.

L’importanza del Giuk Gap

Con Giuk Gap, acronimo di Greenland, Iceland e United Kingdom, si intende il braccio di mare che va dal Regno Unito alla Groenlandia controllato dalla Nato e che rappresenta un passaggio obbligato per le unità navali russe, “imbottigliate” nella basi dei mari artici di Muransk e Severomorsk.

Durante la Guerra Fredda, e per gli stessi motivi poc’anzi elencati, il controllo e la difesa del Giuk Gap era vitale nel quadro delle operazioni belliche in Europa oltre che per la difesa della coste orientali degli Stati Uniti.

Dopo quasi vent’anni di letargo, la Nato ha ripreso a rinforzare la sua frontiera marittima a nord con particolare attenzione proprio a quel passaggio obbligato: nella base aerea islandese di Keflavik, presso la capitale Reykjavik, da qualche anno si sono rivisti i velivoli di pattugliamento marittimo americani, i P-8 Poseidon, inoltre indiscrezioni – mai confermate – riportano che la catena di ascolto sottomarina Sosus (Sound Surveillance System), è stata riattivata e rimodernata.

Contestualmente la Us Navy ha riaperto il comando della Seconda Flotta, incrementando il numero di esercitazioni navali e pattugliamenti nell’Atlantico del Nord.

Nonostante queste disposizioni, se un consistente numero di sottomarini russi, comprese alcune nuove unità molto silenziose come i nuovi Ssbn classe Borey, cercassero di spingersi a sud forzando il Giuk Gap, gli Stati Uniti e gli Alleati della Nato faticherebbero, anche molto probabilmente, a tracciarli e seguirli per una semplice questione numerica: la flotta dei sottomarini da attacco statunitense, deputata alla ricerca e inseguimento degli Ssbn russi, è oberata di compiti a fronte di un relativamente esiguo numero di unità a disposizione. Un sottomarino, anche se moderno, potente e veloce, può essere in un solo posto alla volta, ed i fronti “caldi” in cui sono coinvolti gli Stati Uniti non sono pochi.

Da Mosca nessun commento

L’operazione navale attualmente in corso sembra essere coperta da un pesante velo di segretezza. Mosca non ha infatti rilasciato alcun comunicato – per il momento – fatta esclusione per la pubblicazione di un video di un lancio di un missile balistico da un sottomarino classe Borey, il “Principe Vladimir”, effettuato nel Mare Bianco lo scorso 29 ottobre. Il missile, un Bulava, ha colpito il suo bersaglio a 8mila chilometri di distanza nel poligono di Kura in Kamchatka.

Si ritiene, infatti, che il “Principe Vladimir” faccia parte della squadra di 10 sottomarini che ha preso il largo per l’esercitazione. Successivamente al lancio del Slbm, il sottomarino ha effettuato ulteriori prove che hanno riguardato l’utilizzo di siluri, sempre nello stesso tratto di mare. Il “Principe Vladimir” è l’ultimo nato della classe Borey-A, o projekt 955, composta attualmente da altre tre unità: il Yuri Dolgorukiy, l’Alexander Nevsky e il Vladimir Monomakh.

La Voenno-morskoj Flot dispone di una portaerei, un incrociatore pesante, tre incrociatori medi, 13 cacciatorpediniere, 8 fregate, 78 corvette, 17 sottomarini da attacco a propulsione nucleare (Ssn), 22 sommergibili da attacco a propulsione diesel-elettrica (Ssk), 13 sottomarini lanciamissili balistici a propulsione nucleare (Ssbn), 7 sottomarini lanciamissili da crociera (tipo Ssgn), 3 sottomarini per compiti speciali, 19 landing ship tanks (Lst), 32 mezzi da sbarco di vario tipo, 14 vascelli per compiti speciali, 41 pattugliatori e 47 unità contromisure mine. Nella flotta sono impiegati un totale di approssimativamente 130mila uomini e vengono impiegati più di 300 velivoli.

In particolare nella Flotta del Nord sono in servizio sei unità sottomarine classe Delta IV, un classe Borei (il “Dolgorukiy”) insieme ad un vecchio classe Tifone, il “Dmitrij Donskoj” usato come piattaforma per test missilistici. La componente da attacco è data da tre Oscar II e un classe Yasen (il “Severodvinsk”) tutti del tipo Ssgn, a cui si affiancano tre Victor III, sei tra Akula I e II e quattro Sierra del tipo Ssn.