Istruzioni per l’uso per evitare una guerra con l’Iran. Parla Joseph Nye

Categoria: Estero

Intervista al politologo di Harvard, padre del "soft power": non ci sarà una guerra frontale, il regime iraniano collasserebbe

Francesco Bechis 5.1.2020 formiche.net –lettura2’

Intervista al politologo di Harvard, padre del "soft power": non ci sarà una guerra frontale, il regime iraniano collasserebbe. Trump ha cancellato il soft power Usa in Medio Oriente. L'Europa? Salvi quel che può del Jcpoa. E non ritiri le sue truppe dall'Iraq

Mantenere una parte delle truppe in Iraq. Salvare il salvabile del Jcpoa (Joint Comprehensive Plan of Action, ndr), l’accordo sul nucleare da cui ora l’Iran vorrebbe ritirarsi. E “sperare che Trump non sia rieletto”. Joseph Nye, professore di Harvard, già sottosegretario alla Difesa con Bill Clinton, presidente della Trilaterale, ha poche, secche istruzioni per l’uso da consigliare ai Paesi europei che si ritrovano a gestire la crisi internazionale con Teheran dopo l’uccisione da parte degli Stati Uniti del generale Qassem Soleimani. “Forse – confida il padre del “soft power” a Formiche.net – è già troppo tardi”

Professor Nye, quali possono essere le ripercussioni della morte di Soleimani?

L’Iran non ha scelta. Dovrà fare una ritorsione contro l’uccisione di un ufficiale di così alto rango.

Siamo alle porte di un conflitto fra Washington e Teheran?

Sinceramente dubito che il governo iraniano voglia innescare una guerra su larga scala. Un conflitto a tutto campo rovescerebbe il regime.

L’alternativa?

Sospetto piuttosto che gli iraniani proveranno a mettere in atto una serie di attacchi violenti rimanendo sempre al di sotto della soglia di una guerra aperta.

Nelle ultime ore ci sono già state avvisaglie di uno scontro frontale.

Ovviamente non si deve mai sottovalutare il pericolo di un errore di calcolo. Specialmente quando, come in questo caso, la comunicazione fra le due parti in causa è poca o nulla.

C’è chi sostiene che Trump abbia mostrato una risolutezza assente nei suoi predecessori.

In un mio recente libro, “La morale conta?”, metto a confronto i quattordici presidenti americani dal 1945.

Il risultato?

Nessun dubbio: Trump è chiaramente il meno esperto, il meno strategico e il più ego-centrico presidente degli Stati Uniti che abbiamo avuto in settant’anni dalla Seconda Guerra Mondiale. E questa mossa coincide alla perfezione con il suo stile.

Un giudizio severo.

I fatti parlano. Trump ha decisamente indebolito il soft power americano nell’intera regione mediorientale. Fanno eccezione solamente Israele e l’Arabia Saudita. Tutti i sondaggi dell’opinione pubblica dimostrano un netto declino del soft power degli Stati Uniti nel mondo da quando Trump è approdato nello Studio Ovale nel 2017.

Quali carte possono giocare ora i Paesi europei?

L’Europa dovrebbe cercare in tutti i modi di prevenire un’escalation e preservare quel che può del Jcpoa. Oltre ovviamente a sperare che Trump non sia rieletto.

Il Parlamento iracheno ha votato a favore della rimozione delle truppe americane dal Paese. Cosa dovrebbero fare i Paesi della Coalizione internazionale?

Avrebbe senso tenere sul campo una parte delle truppe in Iraq. È cruciale per fare in modo che non ci sia un ritorno dell’instabilità che ha portato alla nascita del fenomeno ISIS. Forse però è troppo tardi. L’uccisione di Soleimani potrebbe aver reso questo scenario vano.