Guerra. Parigi si prepara a una guerra

Categoria: Estero

L’esercito francese, preoccupato dalla prospettive di un conflitto ad “alta” intensità che potrebbe scatenarsi nel prossimo futuro, e assodate le carenze di uomini e mezzi di cui attualmente dispone, sta approntando un piano strategico per rafforzarsi

Davide Bartoccini, 23.6.2020 ilgiornale.it lettura 5’

Di: it.insideover.it -L’esercito francese, preoccupato dalla prospettive di un conflitto ad “alta” intensità che potrebbe scatenarsi nel prossimo futuro, e assodate le carenze di uomini e mezzi di cui attualmente dispone, sta approntando un piano strategico per rafforzarsi. Secondo il parere dello stato maggiore, la Francia deve essere pronta a difendersi da sola di fronte a uno scontro simmetrico e non deve concentrarsi solo ed esclusivamente sul mantenimento di mezzi e armamenti che le consentono di affrontare conflitti asimmetrici come quello che, ad esempio, si sta combattendo, e ingrandendo, nel Sahel: l’Afghanistan francese.

La settimana scorsa il capo di stato maggiore dell’esercito francese, generale Thierry Burkhard, paracadutista della Legione Straniera ed ex comandante della 13ª Demi-brigade, ha presentato un documento di 20 pagine che può essere considerato il sunto di un “piano strategico” atto a rendere le forze armate francesi pronte – entro il 2030 – ad affrontare un conflitto simmetrico con le medesime potenze che preoccupano gli alleati della Nato. Tale documento, redatto con la collaborazione di alti funzionari della Difesa, era rimasto fermo sulle scrivanie dello stato maggiore a causa della pandemia di coronavirus che è scoppiata a gennaio, e ha monopolizzato fino ad ora l’attenzione del governo; ma adesso è pronto per essere preso seriamente in considerazione dall’Eliseo.

Secondo la visione strategica del generale Burkhard, che è stato operativo in numerosi teatri, dalla Guyana francese all’Iraq, passando per ex-Yugoslavia, Ciad e Gabon, l’attuazione del piano è “fondamentale” se si valuta l’ipotesi di quello che viene descritto come un nuovo “grande conflitto” incombente. Ipotesi che sta divenendo, almeno secondo alcuni analisti, sempre più “credibile”. Lo stato maggiore francese ritiene infatti che il ciclo di quelle che vengono definite guerre asimmetriche – ossia i conflitti dove le forze militari in campo differiscono per numero, forza e capacità in modo significativo (ad esempio lo scontro tra la coalizione interazione e Daesh nel Siraq) – sta “volgendo al termine”; e che è probabile il ritorno dei “conflitti simmetrici” che prevede una una guerra regolare “Stato contro Stato“. Dunque, nel caso della Francia, prima potenza militare del Vecchio continente, dotata di armi nucleare, si tratta di una guerra contro una potenza o “super potenza”. Il documento mette in guardia il governo di Parigi rispetto a quelli che vengono definiti “nuovi mezzi per impiegare la forza, imprevedibili e più insidiosi, basati su intimidazioni e manipolazioni, in un nuovo tipo di guerra, non rilevabili e negati, per ottenere innegabili vantaggi strategici imponendo un fatto compiuto”. Ma allo stesso tempo non tralascia l’avversario teorico che compare regolarmente in ogni report d’intelligence statunitense: la Cina e la politica espansionistica che sta attuando nel Pacifico. Politica che preoccupa la Francia, che bada ai rischi che potrebbero riguardare la Nuova Caledonia, la Polinesia francese, e altre zone d’influenza economica. Secondo Burkhard le forze armate francesi devono essere in grado di riprendere “vigorosamente” il controllo delle terre oltremare, se necessario, e per farlo hanno bisogno di essere integrate e rinforzate. Per “acquisire la superiorità operativa”, l’esercito francese deve necessariamente migliorare le sue capacità nella guerra elettronica, nello spazio, nel cyberspazio; in tutto ciò che riguarda la tecnologia informatica e la guerra cibernetica, ma non deve tralasciare gli armamenti più convenzionali: siano mezzi corazzati, elicotteri o aerei.

Il rapporto sottolinea l’importanza di “partenariati industriali strategici in Europa” e quella di portare a termine i programmi congiunti. Facendo menzione del programma CaMo, e mettendo in luce l’importanza dei programmi franco-tedeschi che stanno sviluppando un carro armato di nuova generazione destinato a sostituire il Leopard 2 tedesco e il Leclerc francese entro il 2035; e l’introduzione di un nuovo caccia di quinta generazione che dovrebbe possedere le stesse capacita dell’F-35. A questi programmi condivisi va aggiunta la necessità di porta a termine altri 12 importanti progetti che hanno tutti l’obiettivo di rendere l’Armée de terre – che attualmente conta 114mila unità – più preparato alla guerra simmetrica del futuro che viene ipotizzata dal rapporto.

Non è un segreto infatti che tutte le forze armate francesi nella loro interezza abbiano riscontrato e manifestato delle gravi carenze – come quelle di molti altri Stati europei – e che stiano per questo elaborando numerosi programmi di ammodernamento, compreso quello di sviluppare una nuova portaerei nucleari che possa affiancare e condurre verso la via del congedo la Charles de Gaulle.

Nel piano del generale Burkhard c’è l’intenzione di “riorganizzare la gestione dei veicoli militari”, restituendo la responsabilità ai reggimenti in modo che possano prepararsi autonomamente per le operazioni e non debbano essere costretti all’interdipendenza da altre unità. Quella di intraprendere tutti gli inter necessari a consentire una formazione degli operatori più realistica, affidandosi alle nuove tecnologie. Il miglioramento dell’interoperabilità con le forze di mare e di terra, e con le forze alleate, nonché un migliore impiego dei riservisti, che contano un organico di 24.000 uomini e donne. A margine dei piani più essenziali, c’è l’intenzione da parte del capo di stato maggiore di rendere l’esercito una piattaforma educativa per i giovani francesi riguardo l’importanza della “difesa”; in concerto con il “servizio nazionale universale” che diverrà obbligatorio dal 2024 per tutti i francesi nati dopo il 2008.

Le idee di Burkhard, che intende pianificare anche una serie di manovre di grandi manovre aeree, terrestri e marittime, sembrano nettamente in controtendenza con gli umori pacifisti e antimilitaristi che stanno travolgendo l’Europa al pari degli Stati Uniti. E che ovunque inducono i governi a ridurre la spesa militare e addirittura penalizzare o limitare la produzione e la vendita di armi che vengono impiegate in conflitti che, nonostante vengano combattuti in teatri remoti, scuotono fortemente l’opinione pubblica. Essa al contrario mostrano l’intenzione, almeno sulla carta, di voler rendere la Francia una potenza militare capace di reagire sul suolo patrio e in quelli che una volta venivano definiti “possedimenti oltremare”. E tutto ciò nonostante la crisi globale che attende l’eurozona e l’intero occidente – o forse proprio per questo motivo abbinato a una lungimirante visione strategica.