Il disorientamento spaziale che uccide i piloti

Categoria: Estero

Il fenomeno è solito verificarsi all’interno delle cabine di pilotaggio, a destabilizzare la capacità di un pilota nel determinare la proprie coordinate, altitudine e velocità.

Marco Pizzorno 21.9.2020 ilgiornale.it lettura 3’

Le nuove tecnologie spingono alcune nazioni a misurarsi nella corsa agli armamenti, dando più spesso

precedenza a confermare più un successo mediatico che la sicurezza ed il funzionamento effettivo di un arma.

A tale proposito, è in corso un’indagine del Pentagono in merito ad un fenomeno che ha registrato e continua a registrare morti e perdite di velivoli. Questo problema fa riferimento al “disorientamento spaziale”. Il fenomeno è solito verificarsi all’interno delle cabine di pilotaggio, in quanto ingenti emissioni di radiofrequenze congiunte all’elettronica di navigazione e l’elettromagnetismo generato dalle tecnologie di tracciamento del casco e delle cuffie, “tenderebbero” a destabilizzare la capacità di un pilota nel determinare la proprie coordinate, altitudine e velocità.

Uno dei recenti casi ha visto infatti l’aeronautica giapponese puntare il dito contro un F-35 in quanto un maggiore della Japan Air Self Defense Force, in esercitazione sull’oceano con altri velivoli della stessa tipologia, ha fatto perdere i propri contatti sebbene lo stesso registrasse una normale traiettoria e fatto pervenire alcuna segnalazione di emergenza. Anche in merito a quest’evento, rumors svelerebbero che a causa delle preoccupazioni nei riguardi dell’aviazione civile, gli Usa sono corsi ai ripari, aprendo un indagine per svelare il mistero nascosto dietro questi problemi. Tale provvedimento sta avvenendo mediante il progetto Darpa Impact of Cockpit Electro-Magnetics on Aircrew Neurology detto “Iceman”.

Il progetto “Iceman”

Iceman è uno dei progetti di ricerca più avanzati del dipartimento di difesa americano, il suo focus è incentrato a determinare se i segnali tra i 9 kHz e 1 GHz all’interno dei “cockpit”, possano realmente ingerire sulle prestazioni dei piloti. Secondo quanto riportato da microwavesnews, l’agenzia osserva che le attuali cuffie audio e microfoni proiettano campi magnetici fino a 10 volte la forza del campo magnetico terrestre, ovvero circa 5G. La Darpa avrebbe affermato inoltre che, secondo il risultato di una recente ricerca, il cervello umano sarebbe in grado di percepire i campi elettromagnetici anche a basse frequenze e che esse avrebbero un effetto sulle onde cerebrali umane e sul suo comportamento. Il progetto nominato “RadioBio” ha infatti proprio lo scopo di verificare se cellule viventi abbiano la capacità di comunicare attraverso onde elettromagnetiche. La conferma a questo quesito è avvenuta mediante il Professor Kirschvink, il quale ha dichiarato che le onde cerebrali umane rispondono positivamente ai cambiamenti nei campi magnetici del campo terrestre.

Gli obiettivi della Darpa

Il disorientamento spaziale è stato collegato a ben 72 incidenti avvenuti tra il 1993 ed il 2013. In questo periodo l’aeronautica degli Stati Uniti ha registrato infatti 101 morti e 65 velivoli persi. Questa categoria di perdite è detta di classe A. La classificazione A, B e C avviene in relazione dell’entità del danno. Per esempio ci si riferisce alla categoria A quando si verificano più di due milioni di danni all’aereo o qualora quest’ultimo venga distrutto o il suo pilota ed equipaggio ucciso. I numeri sui costi per ciò che concerne le perdite variano su cifre tra i 90 milioni per l’F-35A dell’Air Force a circa 115 milioni per F-35B a decollo verticale dei marines. Proprio per prevenire ulteriori spese causate da questo fenomeno, il Pentagono ha deciso d’investire nella ricerca e nel progetto della Darpa, così da poter sviluppare soluzioni in tempi rapidi.

Forbes riporta inoltre che i lavori di Iceman sono stati concepiti per avere due fasi. La prima ha il fine di quantificare la misura della radiofrequenza e del campo elettromagnetico all’interno delle cabine aeree. La seconda, invece, ha il compito di analizzare gli effetti del rumore delle radiofrequenze e dei campi elettromagnetici sul corpo umano. Lo scopo ultimo è quello d’installare dei sensori di misurazione per mitigare l’impatto nocivo delle radiazioni sui piloti. L’obiettivo del Pentagono mira anche ad ottenere che il lavoro degli esperti coinvolti nel progetto si orienti su velivoli commerciali dotati di radar, volendo tutelare soprattutto l’aviazione civile comunque impegnata in un congruo numero di voli quotidiani.

Da molto tempo infatti, si teme che il personale pilota sia fortemente esposto a rischi anche dettati dalle radiazioni naturali come gli ultravioletti attraverso le cabine di pilotaggio. Ma molto probabilmente ciò che terrorizza le poltrone del DoD, sono le denunce del personale militare, il quale sembrerebbe aver riferito di un’impennata di casi di cancro a causa dei radar montati sugli aerei.